Oltre alle tipologie di investimento in fondi conservative e previdenziali, che abbiamo visto precedentemente ne esistono di più aggressive e naturalmente rischiose. Io al risparmiatore non precisamente esperto del mercato su cui vuole operare consiglio in ogni caso di farsi assistere da un consulente. E qui si entra nello spinoso argomento del risparmio gestito, ovvero del caso in cui un risparmiatore decida di non volersi occupare direttamente dell`amministrazione del proprio patrimonio, conservativo o speculativo che sia, – di qualunque entità – ed affidarlo ad un ente apposito che gli assegna un consulente detto promotore finanziario. Ora se a priori sia meglio gestire in proprio o affidarsi a terzi dipende dalle situazioni soggettive, tuttavia é bene tener conto di alcuni elementi.
a) L`introdurre un gestore significa sempre accollarsi un costo aggiuntivo di
entità non trascurabile e quindi io penso che per importi di entità modesta sia
meglio scegliere direttamente in proprio la forma di investimento, essendo
raramente compensati I costi aggiuntivi derivanti.
b) Il gestore offre teoricamente I vantaggi di una migliore competenza, di una
rapidità di intervento disponendo di una struttura sempre direttamente
operativa sul mercato, nonchè di poter accedere a tipologie di investimento a
volte precluse al singolo risparmiatore privato. Es. certi prestiti
obbligazionari o certe emissioni di fondi hanno una quota minima di
sottosrizione che non di rado é rilevante es 100 mila €. Lo scopo é quello di
ridurre I partecipanti al fondo per ragioni di stabilità ed economia di
gestione. Ora molti gestori acquistano un certo numero di quote che poi
ricollocano tra I loro clienti suddivise in porzioni più piccole.
c) Il gestore serio vive dei propri clienti che dunque ha interesse a
mantenere e soddisfare, quindi si suppone sia informato sulle dinamiche dei
mercati e sulla loro evoluzione futura, potendo così meglio consigliare il
cliente.
d) Naturalmente il gestore costa. Io però non considererei questo onere
penalizzante, salvo – come ho detto prima – il raffronto tra il volume di spesa
in valore assoluto ed il capitale disponibile, quanto da gestire con attenzione
in termini relativi al risultato. Mi spiego con l`esempio di Bertoldo. Se io dispongo
di un capitale di 1000 e devo scegliere tra due gestori di cui il primo mi
costa 1 e mi fa guadagnare 10, mentre l`altro mi costa 50 ma mi fa guadagnare
100 vedete che é certamente meglio il secondo anche se più caro. Dunque la
regola é scegliere quello che ci lascia il miglior margine netto
indipendentemente dai costi. Se poi (come a volte di fatto succede) il gestore
con il mio denaro guadagna più di me, é un male relativo compensato dal fatto
che però mi fa guadagnare in termini assoluti cifre che io da solo non sarei in
grado di conseguire e che altri gestori non mi realizzano.
e) Dunque vedete che l`elemento che fa premio é la professionalità del
gestore. Io mi permetto di consigliare sempre gli specialisti, ovvero strutture
di medie dimensioni, anche se emanazioni di enti più grandi, che per fatti
provati sono da tempo sul mercato e non solo hanno soddisfatto la propria
clientela in periodi di mercati facili, ma anche e soprattutto hanno saputo –
nei limiti del possible – cautelarla in tempi di crisi. Elementi esteriori per
valutare l`interlocutore sono la prossionalità del promotore, il suo grado di
esperienza ed il suo titolo di studio, il fatto che non spinga continuamente
richieste di nuovo denaro, il fatto di proporre una certa e stabile tipologia
di investimento, motivata con argomenti di facile comprensione e soprattutto il
fatto di offrire la massima gamma di strumenti disponibili. Considerazione
facile: se il gestore ha come finalità quella di realizzare I propri profitti
investendo al meglio I fondi della clientela, vorrà per forza disporre della
più ampia possibilità di scelta, naturalmente in relazione alle disponibilità
del cliente ed alla tipologia di investimento decisa. Ma se il gestore ci
propone sempre la solita minestra, I soliti prodotti, I prodotti di alcuni
limitati emittenti (anche serissimi), vuol dire che il gestore non vive
partecipando al risultato economico da massimizzare, bensì campa di provvigioni
di collocamento (sempre ribaltate sul cliente) che alla fine – salvo momenti di
ottimo andamento dei mercati – lasciano molto poco a chi mette I denari e si
assume I rischi.
Per specialisti intendo quelle banche o
intermediari che operano nell`aministrazione di patrimoni per esclusiva
finalità statutaria, oppure anche quelle piccole banche locali (di solito
popolari, ripeto piccole/medie, e credito cooperativo, le quali dovendo per
vivere avvalersi esclusivamente della clientela locale fatta di privati e
piccoli imprenditori, hanno in essere strutture di consulenza, magari molto
modeste nell`aspetto, però di solito valide nei risultati e nell`assistenza
alla clientela. Esprimo un`altra opinione personale – quindi discutibilissima –
e magari già ribadita altrove: io non mi affiderei alle grandi banche o gruppi
bancari di credito ordinario che disponendo di strutture mastodontiche solo
apparentemente offrono al piccolo e medio cliente una scelata di ampiezza
adguata. Esse strutture sono di fatto standardizzate per contenerne I costi. Il
consulente alla fine ci legge un menu da mensa aziendale precostituito
dall`alto, ed il cliente é un numero che deve produrre un certo volume di
ricavi annui ai fini di budget e di avanzamento di carriera del consulente
stesso, indipendentemente poi daI risultati pratici a favore del cliente
stesso. La piccola banca o la banca di gestione patrimoniale quando accettano
un cliente hanno diretto interesse a conservarlo, la grande banca no, perchè
sui grandi numeri di una entità nazionale o internazionale il numero ed il
valore dei clienti che lasciano eguaglia in media quello di coloro che arrivano
nuovi. Quindi un mero dato statistico di cui si considera solo il tasso
incrementale, che é collettivo che prescinde dalla realtà del singolo cliente. La
mia diffidenza – sempre opinabile – si estende anche alle assicurazioni o a
quelle che giuridicamente sono banche ordinarie ed indipendenti, ma che nella
realtà pratica sono emanazioni gestionalmente controllate da compagnie di
assicurazione. Ho già detto: il mestiere del banchiere é distante anni luce da
quello dell`assicuratore. Le due attività prese singolarmente possono essere
utili al cliente normale, ma mischiate assieme mimetizzando rischi attuariali
(basati sul mero caso) con rischi finanziari (basati su certi rapporti
obbligatori, salva solo l`insolvenza del debitore) é pericolosissimo,
soprattutto per il piccolo e medio cliente. Non a caso la storia recente – non
solo italica – ci racconta di banchieri di tradizione secolare finiti in
bancarotta perchè volevano fare di colpo gli assicuratori, come di primarie
compagnie di assicurazione che credendo di fare I banchieri vendendo prodotti
finanziari coi criteri delle polizze assicurative, hanno provocato a sé stesse
danni spaventosi ed hanno rovinato la propria clientela.
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