Avremo tempo e modo di discutere, a riflettori spenti, se e quali corresponsabilità abbia Trentin in faccende controverse come la contingenza, o come la contrattualistica del lavoro in generale. Oggi è il giorno del ricordo, del rimpianto, del dolore. Bruno Trentin è una di quelle rare persone che ti fanno sposare un partito, che per decenni non riesci ad abbandonare per nessuna ragione al mondo.
Se proprio dovessi fare un parallelo con qualcuno, in termini di "empatia", mi verrebbe in mente un nome solo: Enrico Berlinguer, anche se erano molto diversi nel cursus della vita: uomo di apparato Enrico, uomo dalle mille esperienze pre-politiche e professionali Trentin.
Quello che ai miei occhi li rendeva quasi fratelli gemelli era la serietà, la credibilità, quel saper parlare pochissimo e a bassa voce, quasi schivando le loro stesse parole. Quella capacità di ascoltare le opinioni degli altri, a volte molto al di sopra del loro merito.
Bruno era, come Enrico, un uomo che non ho mai visto ridere, ed ho visto raramente sorridere. Le rare volte in cui lo faceva, sorrideva con una certa pudicizia, quasi vergognandosene. Molti, per la innata incapacità di Bruno di stare "sopra le righe", non hanno mai neanche sospettato il Trentin che studiava ad Harward (ma come, un comunista!), o quello che dal '43 al '46 (e cioè fra i 17 ed i 20 anni), ha combattuto contro le "repubbliche sbagliate": contro Vichy in Francia, contro Salò in Italia. Ha militato nei gruppi di "Giustizia e Libertà", nei quali ha avuto anche il comando di una sua brigata.
Bruno ha vissuto il periodo di massima visibilità (quello da segretario della CGIL) schivando, nei limiti del possibile, riflettori e telecamere. Ha vissuto gli anni successivi (dal '94 alla morte) in un cono d'ombra. E' stato un uomo che ha dato a noi più di quanto non abbia ricevuto in cambio. Noi tutti, e la sinistra ufficiale in primo luogo, abbiamo lasciato che quest'uomo si spegnesse con un grosso carico di crediti nei nostri confronti. E questi crediti non li possiamo regolare soltanto dicendo "Bruno, ti abbiamo voluto bene", ma lo diciamo lo stesso. Bruno ti abbiamo voluto bene.
Abbiamo tratto la breve biografia pubblicata di seguito dall'Unità, che è stato il giornale più tempestivo a mettere la notizia in prima pagina, e perchè è stato per anni il giornale del suo partito.
Trentin si è spento per una polmonite resistente alla terapia antibiotica e per una febbre intrattabile, aggravata da una carenza immunitaria legata al grave trauma cranico subito un anno fa. Trentin è morto nel pomeriggio di oggi all'ospedale Gemelli. Ne danno notizia «con immenso dolore» la famiglia, la Cgil e i Democratici di sinistra.
Bruno Trentin, morto oggi a Roma all'età di 81 anni, era nato a Pavie (Francia), il 9 dicembre 1926. Laureato in giurisprudenza a Pavia (Italia), ha studiato anche presso la Harvard University, per poi tornare in Francia nel 1941, dove ha combattuto la Repubblica di Vichy. Dal 1943 al 1946 ha preso parte alla Resistenza, sia in Francia che in Italia, dove ha militato nelle formazioni partigiane di "Giustizia e Liberta" alla cui fondazione ha contribuito, assumendo nel 1944 il comando di una brigata.
Nel 1949 si è iscritto alla Cgil, iniziando a lavorare nell'Ufficio studi economici. L'anno dopo è entrato nel Partito comunista italiano, diventando membro del Comitato Centrale dal 1960 al 1973: con il Pci è stato eletto consigliere comunale a Roma (1960-1973) e deputato nazionale (1962-1972).
Nel sindacato è stato eletto vicesegretario nel 1958, mentre dal 1962 è stato segretario generale della Fiom, mantenendo l'incarico, assieme a quello di segretario generale della Federazione unitaria della metallurgia (Flm), fino al 1977. In quell'anno è diventato segretario confederale della Cgil nazionale.
Eletto segretario nazionale della Cgil il 29 novembre 1988, succedendo a Pizzinato, ha ricoperto l'incarico fino al 30 giugno 1994. Nel 1993 ha stipulato con Cisl e Uil lo storico accordo sulla politica dei redditi che pose termine al sistema della scala mobile.
Negli anni successivi Trentin ha assunto la responsabilità dell'Ufficio programma della Cgil, carica ricoperta fino all'elezione al Parlamento europeo nel giugno 1999. Nel Parlamento europeo è stato membro della Commissione per i problemi economici e monetari, membro sostituto della Commissione per l'occupazione e gli affari sociali, membro della Delegazione per le relazioni con il Consiglio legislativo palestinese.
Membro anche del Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro), il 25 gennaio 2002 è stato eletto deputato nelle liste dei Democratici di Sinistra, divenendo presidente della Commissione nazionale per il Progetto. Ha scritto tre libri: Lavoro e libertà (1994), Il coraggio dell'utopia (1994), La città del lavoro (1997).
«Esprimo il dolore mio e di tutta la Cgil per la scomparsa di Bruno Trentin»: sono le parole del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che lo ricorda come «protagonista» della storia della Cgil a cui, dice il leader sindacale, «lascia una lezione di grande rigore morale, coerenza e autonomia difese con intransigenza, di attenzione ai valori sociali e di difesa del valore della confederalità». «Bruno ha rappresentato in tutto il dopoguerra un punto di riferimento fondamentale nella lotta per la democrazia, l'uguaglianza sociale e per i diritti del mondo del lavoro. Si può dire che non c'è pagina nella storia della Cgil e del movimento sindacale italiano in cui non sia stato protagonista. Il piano per il lavoro, la programmazione economica, la centralità del Mezzogiorno, le lotte operaie dell'autunno caldo, la stagione del sindacato dei diritti, gli accordi fondamentali del '92 e del '93 lo hanno visto protagonista indiscusso», ricorda Epifani. Alla Cgil, aggiunge il numero uno dell'organizzazione sindacale, «Bruno lascia una lezione di grande rigore morale, coerenza e autonomia difese con intransigenza, di attenzione ai valori sociali e di difesa del valore della confederalità. A lui deve molto non solo la Cgil ma l'insieme del movimento dei lavoratori, le forze politiche del Paese e le altre organizzazioni sindacali verso le quali ebbe sempre una grande attenzione unitaria a partire dall'esperienza dei metalmeccanici» [...]
...Veltroni lo ha anche ricordato come «appassionato consigliere comunale di Roma. Bruno Trentin era una persona di grande curiosità e spessore intellettuale, aveva un tratto umano di eleganza e ironia, anche per questo lo ricordo con dispiacere e riconoscenza. Bruno Trentin non mancherà solo alla moglie Marcelle e alla figlia Antonella, cui va il più affettuoso cordoglio mio e di tutta la città di Roma, mancherà a tutto il Paese».
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