(a cura di Tafanus)
Permettetemi alcune brevi note personali: di Renato Sellani non posso parlare lucidamente come "critico", perchè a lui sono legato da sentimenti di grande amicizia. Per anni, almeno una volta alla settimana ci incontravamo al "Ponte di Brera": lui al piano, Roberto Blegi o il figlio di Franco Cerri, morto giovanissimo, al basso, più una serie di gente che, dopo mezzanotte, passava un attimo al "Ponte". Renato è una delle persone più dolci e discrete che io abbia mai conosciuto. Una sera io 45enne, mia figlia Marzia 17enne, anche lei appassionata di jazz, andiamo insieme al Ponte. Renato mi vede con questa ragazzina in minigonna, e gli si dipinge in faccia un grande imbarazzo. Mi faccio una risata, mi avvicino al piano, e gli dico: René, rilassati, è solo mia figlia! Con Roberto Blegi, il bassista, spartivo l'amore per il jazz, ma anche quello per la vela, che diventava il tema dominante durante gli intervalli.
Che dire di Renato Sellani pianista? Lascio la parola a Vittorio Franchini, che può essere più distaccato del sottoscritto: "...come definire quel suo pianismo asciutto, sottile, eppure colmo di umori? Quel suo errare lungo la tastiera alla ricerca di un pensiero capace di sbocciare ad un tratto e subito fiorire in una luce crepuscolare? Renato Sellani aveva tenuto un concerto autobiografico, una sorta di viaggio nel tempo capace di fare riaffiorare ricordi, sepolti fra i mille concerti, e insieme aiutare il pianista a capire se stesso, a portare alla luce sentimenti chiusi da tempo nel silenzio di quel suo eterno ironico sorrisetto. Il concerto era stato un grande successo. Un momento di estasi al pubblico che al nascere di quell'estasi era stato presente, in quella notte di febbraio, fredda e nebbiosa, improvvisamente colma di primavera. Ascoltiamolo ancora, seguiamolo in quel suo andare attraverso le strade di una poesia fatta di sussurri, di pause, di suggesstioni appena accennate, quasi che non di un pianista di questa nostra società frettolosa e chiassosa si trattasse ma di un griot, un cantastorie, capace di trasformare una favola in realtà, col semplice tocco di quelle sue mani che la tastiera sembrano voler soltanto sfiorare...
Di mio voglio solo aggiungere che quando lo ascoltavo suonare, ero affascinato dalle sue piccole mani, piuttosto tozze (il contrario di quanto ci si aspetta dalle mani di un pianista). Forse questo ha condizionato, nella direzione che a me piace, il suo pianismo, che nulla concede a virtuosismi da “lunghe dita”. E’ una caratteristica che ho riscontrato in altri pianisti italiani che a me piacciono molto: da Mario Rusca a Guido Manusardi, da Luigi Bonafede a Laura Fedele ed altri.
Renato Sellani è nato a Senigallia; entra giovanissimo in contatto con musicisti come Piero Piccioni. Il suo primo incontro con musicisti di jazz americani avviene suonando per lungo tempo con il trombettista Bill Coleman. Nel 1954 approda a Milano dove prosegue la sua attività con il chitarrista Franco Cerri e successivamente entra a far parte del mitico quintetto Basso-Valdambini. Molti musicisti d'oltre oceano lo cercano per suonare insieme a lui. Si ricordano le tournè con Lee Konitz nel '58 (con il quale ha fatto una serie di concerti nel febbraio '95), con Chet Baker nel 1960, '61, '68, '69 e '70. Ha accompagnato molti cantanti tra i quali Mina, Nicola Arigliano, Fred Bongusto, Lilian Terry, Helen Merril e Sarah Vaughan. L'incontro con altri musicisti famosi è proseguito con Buddy Collette (con il quale ha inciso alcuni LP), Gerry Mulligan, Stephan Grappelli, Franco Ambrosetti, Sergio Fanni, Eraldo Volontè, Tullio De Piscopo ed altri. Ha partecipato più volte ad Umbria Jazz e ad altri festival in Italia e all'estero. Intensa la sua attività di compositore per musiche di scena: "Aspettando Godot" di Samuel Beckett per il Piccolo Teatro di Milano, "I sei personaggi" per la compagnia di Tino Buazzelli. Numerose le partecipazioni televisive tra le quali come ospite fisso per tre anni al "Circolo delle 12" e "Tortuga" su RAI3. Predilige agire nell'ambito del jazz moderno classico in piccole formazioni, trio o duo. Recentemente per Philology ha inciso una serie di duetti con alcuni giganti del jazz internazionale: con il sassofonista Lee Konitz "Speakin' Slowly", e con il chitarrista brasiliano Irio De Paula "Delicatessen", inoltre ha registrato con Phil Woods e Tony Scott.
Sellani è oggi attivo con formazioni varie, fra le quali spiccano un classico trio e i duetti con Massimo Morriconi e Enrico Rava. Il suo stile lirico, oscillante fra la tradizione dei grandi pianisti del passato e una perenne spinta all'innovazione, ha raggiunto un equilibrio raffinato ed inconfondibile che colloca Sellani nella categoria dei musicisti al di sopra delle mode, facendone una figura di inarrivabile classe nel panorama del jazz europeo.
AGGIORNAMENTO - Renato se n'è andato nel 2014, in silenzio, come aveva sempre vissuto. Con Renato si era sviluppata un'amicizia non formale, da quando andavo ad ascoltarlo - almeno una volta alla settimana - al "Ponte" di Brera. Era non solo un grande musicista, ma anche un vero gentiluomo. Non lo dimenticherò mai, Tafanus
Renato Sellani - Malafemmena
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