I l campione risiede dal 2000 in Gran Bretagna, e ha costituito società alle quali vanno le entrate per le sponsorizzazioni. Ma per l'Agenzia delle Entrate è un evasore totale. "Non ha dichiarato 60 milioni" - Il viceministro Visco: "Mi dispiace, sono un suo tifoso, ma la legge va rispettata"
ROMA - Valentino Rossi ha evaso il fisco per 25 milioni di euro, dovuti per gli anni 2000-2004. Infatti il centauro ha ricevuto un accertamento milionario dall'ufficio di Pesaro dell'Agenzia delle Entrate, in base al quale risulta tra il 2000 e il 2004 un imponibile non dichiarato di 60 milioni. E dato l'importo molto elevato è scattata una denuncia alla magistratura per il reato di omessa dichiarazione. Le multe ipotizzabili raggiungono cifre stratosferiche: anche cento milioni di euro. Il campione si ribella a quella che chiama "leggerezza utilizzata per affrontare argomenti che mi riguardano". "Ieri - ironizza Rossi - fantasma nudo con la Canalis, oggi destinatario di accertamenti megagalattici, domani astronauta su Marte". Però poi aggiunge: "La questione sarà discussa nelle sedi adeguate, i miei consulenti la stanno esaminando". E di "The Doctor" parla il viceministro Visco: "Mi dispiace per Rossi, del quale sono un grande tifoso. Ma le leggi devono essere rispettate".
Rossi ha comunicato al fisco di aver trasferito la propria residenza in Gran Bretagna il 15 marzo del 2000. La ricostruzione effettuata sulla base delle indagini condotte dall'ufficio di Pesaro dell'Agenzia, in collaborazione con la direzione regionale delle Marche e la Direzione centrale accertamento, avrebbe certificato che Rossi in questi anni, e più precisamente dal 6 aprile 2000, ha presentato le dichiarazioni tributarie in Inghilterra, ma per cifre irrisorie, attestando di essere residente ma non domiciliato. Per esempio, nel modello '730' del 2002 avrebbe dichiarato, attesta l'agenzia Ansa, solo 500 euro da fabbricati. Eppure secondo la classifica annuale di Forbes Rossi è tra gli sportivi più pagati: nel 2006 'valeva' 12 milioni di euro di ingaggio e 25 milioni di euro per attività di sponsorizzazione e merchandising.
Il trasferimento fittizio per l'Agenzia delle Entrate in Gran Bretagna gli ha permesso di usufruire del regime dei 'resident but not domicilied' che consente al contribuente di dichiarare solo i redditi prodotti in Inghilterra. Una situazione che non piace al governo italiano. "In base alle leggi britanniche - dice Visco - una più o meno fittizia residenza a Londra permette di non versare tasse nel proprio Paese. Ho chiesto agli uffici di verificare la rispondenza di queste norme allo spirito della Ue e di verificare se ci sono gli estremi per un eventuale ricorso a Strasburgo perché queste norme sembrano andare al di là della normale competizione tra Stati".
In questi anni, quindi, Rossi avrebbe dichiarato in Italia i soli redditi di fabbricati e in Inghilterra i redditi prodotti nell'isola, cioè quasi nulla. Scomparse, invece, le ricche sponsorizzazioni e il contratto con la Yamaha, la società per cui corre.
In effetti Rossi si era premunito, i suoi consulenti fiscali avevano costituito una seria di società estere alle quali sono stati intestati i vari contratti delle sponsorizzazioni. Tuttavia l'Agenzia delle entrate è riuscita a ricostruire tutti i passaggi che hanno portato alla nascita di società a cui sono intestati i vari contratti degli sponsor con sedi di volta in volta a Dublino, Londra o altri paesi. E la lista degli sponsor è molto lunga: si va dalla Telecom Italia alla birra Peroni, dalla Atladis alla Dainese.
Dalla ricostruzione dell'Agenzia delle entrate sarebbe emerso che, oltre ad avere in Italia la sede principale degli affari e interessi economici, Rossi ha mantenuto un solido legame "di natura sociale e familiare" con il suo Paese, e quindi deve pagare le tasse. La mattina dello scorso 3 agosto i funzionari dell'Agenzia delle entrate hanno notificato a Rossi, nei pressi della sua abitazione di Tavullia (Pesaro Urbino) l'accertamento per il quinquennio, suddiviso per anno d'imposta.
L'evasione per 25 milioni, in base alla normativa fiscale, può tradursi in una multa che può variare da due a quattro volte l'imposta evasa, quindi fino a 100 milioni. Tuttavia se invece Rossi decidesse di pagare entro 30 giorni, potrebbe ottenere sostanziose riduzioni. Ha naturalmente anche la possibilità di fare ricorso. Ma può incorrere anche in sanzioni di tipo penale, previste in tutti i casi nei quali la somma evasa ecceda i 75.000 euro.
Valentino, lo diciamo subito a scanso di equivoci, come motociclista ci è sempre piaciuto molto. Meno ci piace l'idea che solo nel quinquennio considerato abbia ritenuto opportuno e morale rubare agli italiani meno fortunati di lui 120 miliardi di lire. Perchè in questo consiste l'evasione fiscale: nel costringere il poveraccio a pagare anche la quota di fiscalità alla quale Rossi si è sottratto, con una sgommata, a quanto sembra, neanche tanto abile. Molte, in questa brutta storia, sono le cose che non ci piacciono, e/o che facciamo fatica a capire:
-1) Come ha fatto, per ben 5 anni, il mitico Tremonti a non accorgersi che uno degli sportivi risaputamente più ricchi del mondo era sconosciuto al fisco italiano, ed era un miserabile da 500 euro l'anno per il fisco inglese?
-2) Uno sponsor come la Telecom, che aveva 500 spioni, avrà avuto almeno 5000 fiscalisti: a nessuno è venuto in mente che pagare Rossi con le modalità indicate nell'articolo, configurasse quanto meno il concorso nel saccheggio delle casse dello stato? Se Rossi ha rubato, Telecom e gli altri hanno provveduto a tenere aperto il sacco nel quale Il Dottore infilava la refurtiva.
-3) Qualche settimana fa avevamo ironizzato, sul blog, sull'eccesso di lauree ad honorem, una delle quali era stata concessa persino a Valentino (credo in Comunicazione, per le brillanti pagliacciate che inventava ad ogni vittoria). Ora ci piacerebbe sapere se, dopo le cazzate che ha sparato in seguito alla denuncia, si pensi e si possa revocargli questo titolo "accademico", magari sostituendolo con una laurea in Diritto Tributario, che potrebbe (è solo un suggerimento) essergli assegnata dalla Luiss, e magari consegnata da Tremonti. In fondo, Valentino è stato più bravo di Berlusconi, che ipotizzava il "diritto naturale" all'evasione, ma solo per la quota eccedente il 33% del reddito. Valentino ha fatto di meglio.
-4) Un pensiero rispettoso ed affettuoso andrebbe rivolto anche ai consulenti fiscali di Valentino. Ci piacerebbe sapere chi sono, giusto per rendere loro il doveroso omaggio del nostro blog.
-5) Spero che al prossimo GP un bel settore di tribuna si organizzi con migliaia di cartelli e un solo slogan:
"ROSSI LADRO"
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