Al Senato gli fa compagnia l’ex guardasigilli,e vicepresidente della Camera, Alfredo Biondi (2 mesi patteggiati per evasione fiscale a Genova), e l’ex ministro per le Politiche comunitarie del Pri Giorgio La Malfa (condanna definitiva patteggiata a 6 mesi e 20 giorni per finanziamento illecito Enimont), rieletto in quota Forza Italia.
Tra gli ex ministri, anche Enrico La Loggia è indagato dal Tribunale dei Ministri con l'ipotesi di violazione alla legge sui finanziamenti ai partiti per 100 mila euro ricevuti dall’ex patron di Parmalat Calisto Tanzi in cambio di presunte «consulenze».
Gianpiero Cantoni invece vanta un arresto per corruzione, bancarotta fraudolenta e altri reati, commessi quando era presidente della Bnl in quota Psi, che gli hanno fruttato una condanna pattegiata a 2 anni, oltre ad un risarcimento di oltre 400 mila euro.
Stessa accusa per l’ex popolare Luigi Grillo, subito trasmigrato in Forza Italia dopo un breve passaggio nell’Udc, imputato in Liguria per truffa nella progettazione della TAV Milano-Genova reato prescritto nel 2006 grazie dimezzamento dei tempi in applicazione dalla ex Cirielli, attualmente è indagato a Milano nell'ambito dell'inchiesta sulla scalata ad Antonveneta. L’accusa è di concorso in aggiotaggio per aver ricevuto soldi da Giampiero Fiorani per la sua attività lobbistica a favore dell’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio.
L’intervenuta prescrizione ha salvato anche l’ex presidente democristiano della Provincia di Trento Mario Malossini, condannato nel 1993 per ricettazione per le tangenti dell’Autobrennero. Naturalmente, non mancano gli imputati mafia, quali Giuseppe Firrarello, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, turbativa d'asta e corruzione.
Anche l’ex questore di Napoli Franco Malvano, candidato lo scorso mese alla carica di Sindaco del capoluogo partenopeo, ha un passato fatto di inchieste e processi per concorso esterno in associazione camorristica. Pasquale Nessa è stato invece ricandidato e rieletto a Bari, nonostante fosse stato chiesto dai pm il suo arresto per concorso in concussione.
Tra i presidenti di regione, che dovrebbero essere incompatibili con la carica di parlamentari, si distinguono il presidente dell’Ars siciliana Totò Cuffaro, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, e indagato per rivelazione di segreto nell'inchiesta su “Messina ambiente”, il suo collega lombardo Roberto Formigoni, invischiato nell’inchiesta “Oil for food” che coinvolge anche il segretario generale dell’Onu Kofi Annan, ed il presidente forzista del Molise Michele Iorio, dichiarato decaduto dalla carica di presidente della Giunta regionale del Molise dal tribunale di Campobasso, che ha accolto il ricorso firmato dal segretario regionale dei Ds, il neosenatore Augusto Massa, e dal segretario provinciale di Campobasso dello stesso partito (Iorio, comunque, ha annunciato che ricorrerà in appello con l'obiettivo di sospendere gli effetti della sentenza e, quindi, di rimanere in carica fino al pronunciamento del secondo grado che dovrebbe arrivare a ridosso delle elezioni regionali previste per l’autunno).
Già nel 2001 Iorio si candidò alla carica di Presidente, pur essendo già Deputato della Repubblica, e violando così l’art. 112 della Costituzione. Anche il governatore veneto Giancarlo Galan, nonostante l’appello dei presidenti delle Camere a ripristinare la legalità dell’assemblea, resta inchioodato al seggio di palazzo Madama.
E al Senato è rientrato anche l’ex deputato azzurro Egidio Sterpa, condannato a 6 messi definitivi per la tangente Enimont, che divide l’emiciclo con l’ex presidente del Lazio, ed ex ministro della Salute, Francesco Storace, indagato dalla procura della Repubblica di Roma nell'ambito dell'inchiesta sul presunto spionaggio politico alle scorse regionali.
Proprio An è il partito che nell’ultimo anno ha registrato un aumento esponenziale di inquisiti, a cui si è aggiunto la scorsa settimana l’ex segretario di Fini Francesco Proietti, ora deputato. Tra di loro spicca l’ex ministro Gianni Alemanno, indagato per finanziamento illecito ai partiti per i 47 mila euro concessi da Calisto Tanzi alla rivista della sua corrente “Area”. Diversa l’accusa per l’ex titolare del dicastero dell’Ambiente Altero Matteoli, indagato a Genova per rivelazione di segreti e favoreggiamento verso l'ex prefetto di Livorno: l'avrebbe avvertito di indagini su abusi edilizi all'isola d'Elba.
Sempre al Senato ha trovato posto anche l’ex ministro delle Poste dello Psdi Carlo Vizzini, ora con Forza Italia, condannato in primo grado per tangenti Enimont, reato poi prescritto.
Chiudono la pattuglia degli ex missini al Senato il capogruppo Domenico Nania, condannato in primo grado per gli abusi edilizi commessi nella sua villa di Barcellona, e l’ex viceministro alle Infrastrutture Ugo Martinat, sotto inchiesta per concorso in turbativa d'asta e abuso d'ufficio. Più grave la situazione dell’ex latitante Marcello De Angelis, direttore di “Area”, la rivista della corrente di Gianni Alemanno, condannato in via definitiva a cinque anni di carcere per banda armata e associazione sovversiva, in quanto impegnato nelle attività dell'organizzazione extraparlamentare di destra radicale denominata "Terza posizione".
Alla Camera l’esercito degli inquisiti di Forza Italia, guidata dal suo leader, si apre con l’ex Ministro della Difesa Cesare Previti, avvocato personale di Silvio Berlusconi, che ha ereditato l’incarico professionale dal padre, che aiutò l’ex presidente del Consiglio a fondare la Fininvest, in un turbine di strane società svizzere e di anonime fiduciarie.
Previti è dunque uno dei consulenti che conoscono i segreti delle origini di Berlusconi. Due mesi fa il deputato azzrro a varcato i cancelli del carcere romano Regina Coeli in seguito alla condanna definitiva della Cassazione a 6 anni nel processo "toghe sporche" Imi-Sir-lodo Mondadori, per aver corrotto i giudici di Roma perché emettessero sentenze favorevoli a Berlusconi e alla Fininvest. Altri 5 anni li ha accumulati nel processo "toghe sporche", quello sulla compravendita della Sme.
Gli fa compagnia l’avvocato Massimo Maria Berruti, arrestato nel ’94, e condannato in via definitiva a otto mesi per corruzione nel processo delle tangenti Fininvest, quando, capitano del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, guidava le ispezioni a Cologno Monzese. Segue l’ex sottosegretario alle Riforme Aldo Brancher, arrestato nel 1993, e condannato in secondo grado a 2 anni e 8 mesi per tangenti e falso in bilancio (poi depenalizzato), quando era a capo di Publitalia nel Veneto, ora indagato con Gianpiero Fiorani nell’ambito dello scandalo della Banca popolare italiana.
L’altro ex sottosegretario alle comunicazioni del governo Beerlusconi III, Paolo Romani, già coordinatore regionale della Lombardia di Forza Italia, e attuale vicepresidente del gruppo di Forza Italia alla Camera, nonostante sia uscito dall’indagine per bancarotta fraudolenta e false fatture della sua ex emittente televisiva Lombardia 7, è finito sul registro degli indagati nel processo sulla scalata ad Antonveneta.
Più grave, invece, l’accusa mossa dai magistrati a Gaspare Giudice, sotto processo per concorso in associazione mafiosa, come Alfredo Vito, a cui si aggiunge però l’accusa di corruzione. “Mister 100.000 preferenze” era stato infatti condannato dai magistrati napoletani per voto di scambio e corruzione, che fruttarono all’ex parlamentare dc una condanna a due anni con la sospensiva, dopo patteggiamento (dietro l'impegno solenne di ritirarsi per sempre dalla politica), e con la restituzione di cinque miliardi per 22 episodi di corruzione nel capoluogo partenopeo.
Il reato di corruzione e mafia sembra infatti essere il più diffuso tra i parlamentari azzurri: anche Romano Comincioli, ex compagno di liceo di Berlusconi, ed ex funzionario di Publitalia, che teneva i rapporti tra il tycoon televisivo e l’ex faccendiere piduista Flavio Carboni, coinvolto nel crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, è stato imputato, e poi assolto, dall’accusa di avere intrattenuto rapporti con Gaspare Gambino, imprenditore siciliano vicino a Pippo Calò, il cosiddetto cassiere romano di Cosa nostra, colluso con gli uomini della Banda della Magliana. Accusato successivamente per bancarotta fraudolenta, Comincioli si è dato alla macchia per alcune settimane, prima di venire imputato nel processo per le false fatture di Publitalia. Francesco Colucci, craxiano di ferro ai tempi dello Psi, ora deputato azzurro, nonchè questore della Camera, è stato invece condannato a un anno di reclusione per voto di scambio nel dicembre 1994. Poi è arrivata la condanna in appello, il rinvio in Cassazione e l’assoluzione nel nuovo appello.
E sempre per voto di scambio è indagato il suo collega di partito Pietro Franzoso, mentre l’ex presidente della Sardegna Mauro Pili è indagato a Cagliari per peculato.
Un caso particolare è quello del senatore azzurro Lino Jannuzzi, condannato a 2 anni e 4 mesi per vari casi di diffamazione con sentenza passata in giudicato, ma graziato dall’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Gli fa compagnia Giampiero Catone, l’ex braccio destro di Vito Bonsignore, e poi dell’ex ministro dei Beni culturali Rocco Buttiglione, arrestato e per truffa e finanziamenti illeciti del ministero al polo industriale di Barzano, ed eletto con Forza Italia in quota alla Dc di Rotondi. Il suo ex “capocorrente” ai tempi della “balena bianca” Vito Bonsignore, il “re delle autostrade”, ora eurodeputato Udc, grazie a Follini, che nel 2004 ha optato per la Camera, è stato invece condannato a 2 anni definitivi per tentata corruzione appalto ospedale Asti.
E proprio l’attuale segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, arrestato nel 1993 per gli appalti Anas, è stato condannato nel 2001 a 3 anni e 3 mesi per corruzione, sentenza annullata dalla Corte d'appello di Roma, in quanto lo stesso magistrato aveva svolto prima la funzione di pm e poi di giudice. Il reato è ora prescritto.
L’onorevole Giuseppe Drago, invece, è stato condannato al pagamento in favore della Presidenza della Regione Siciliana della somma di € 123.123,00, oltre che a 3 anni e 3 mesi per abuso e peculato, per essersi appropriato di 230 milioni di liredi fondi riservati quando era presidente dell’Ars. "Li ho spesi in beneficenza", disse.
L’ex sottosegretario alla Pubblica istruzione e alle Politiche agricole e forestali dei governi Berlusconi, Teresio Delfino, per ora solamente indagato ad Asti per truffa ai fondi dell’Enoteca d’Italia, è stato riportato a Montecitorio proprio nella circoscrizione del Piemonte dove sarebbe stato commesso il reato.
Ben più grave l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa mossa all’ex sottosegretario al Lavoro Saverio Romano per i rapporti col boss Guttadauro: il pentito Francesco Campanella ha detto che “La cosca di Villabate lo ha votato alle politiche”.
Con buona pace dell’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, che aveva dichiarato che l’Udc non avrebbe condidato alcun indagato.
Ce n’è anche per la Lega Nord, che tra i condannati alla Camera ha schierato in pole position il segratario federale Umberto Bossi (8 mesi per la maxitangente Enimont, i 50 milioni di vecchie lire dati dal cognato di Raul Gardini, Calo Sama, all’ex tesoriere della Lega Nord Alessandro Patelli, ora con la Dc di Rotondi), che ha però optato per confermare il seggio a Strasburgo, e l’ex ministro del Welfare Roberto Maroni (4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale durante la perquisizione della polizia in via Bellerio nel 1996, come il suo leader).
E per i reati di via Bellerio, è stato condannato anche l’ex ministro delle Riforme Roberto Calderoli, ora a palazzo Madama. Per solidarietà, Bossi ha portato alla Camera anche il suo avvocato Matteo Brigandì, arrestato nel 2003 quando era assessore alla Regione Piemonte, e tuttora sotto processo per una presunta truffa legata agli indennizzi per le alluvioni.
Oltre al neodeputato Francesco Proietti, convolto nello scandalo delle autorizzazioni per le macchinette mangiasoldi che ha portato all’arresto di Vittorio Emanuele di Savoia, alla Camera An vanta numerosi condannati. Tra di essi si distingue il siciliano Giuseppe Buzzanca, appena dichiarato decaduto dalla Corte d’Appello di Messina, in quanto ineleggibile, in seguito alla condanna per peculato d’uso.
Infatti, Buzzanca, quand’era, sindaco della città sullo Stretto, aveva usato la macchina di servizio per farsi accompagnare, e poi venire a prendere, al porto di Bari, dove, nell’agosto del ’95, si era imbarcato con la moglie per il viaggio di nozze. Ingrossa la pattuglia di An alla Camera Antonio Buonfiglio, vicecapo di gabinetto dell’ex ministro Gianni Alemanno, condannato a 2 anni e 8 mesi per falso in bilancio (poi depenalizzato), e indagato a Roma per presunta corruzione nell'inchiesta sui crediti della Federconsorzi.
L’ex presidente della provincia di Roma Silvano Moffa è invece indagato per corruzione e abuso d'ufficio in uno scandalo di insediamenti industriali a Colleferro, motivo per cui è stato interdetto dal suo collegio nel Lazio.
Tra i “giubilati” c’è l’ex ministro democristiano per il Mezzogiorno Calogero Mannino, arrestato per collusione con la mafia, assolto in primo grado, ma condannato in appello a 5 anni, che ha visto la Cassazione annullare la sentenza. Il nuovo processo è stato “congelato” grazie ad un emendamento alla legge Pecorella proposto dall’Udc, che lo ha riportato in Parlamento. Di lui il presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro ha detto: “Mannino? Un grande maestro, del quale sono orgoglioso di aver promosso il ritorno alla politica. Certo, mi dispiace un po’ che il suo nome sia dietro al mio in lista. In ogni caso lui per me rappresenta il futuro, perché credo che chi non ha memoria non abbia neppure futuro.
E il ritorno di Mannino nella grande politica, nella scena parlamentare, significa sperare che la Sicilia possa tornare a contare su figure di primo piano, come la sua è stata e sarà ancora”.
E’ rientrato a Montecitorio con la Dc di Gianfranco Rotondi anche un altro condannato “eccellente”, l’ex ministro del Bilancio Paolo Cirino Pomicino, un patteggiamento di 1 anno e 10 mesi a Milano per corruzione e finanziamento illecito ai partiti per la maxitangente Enimont.
Cirino Pomicino era stato eletto nel 2004 al Parlamento europeo con l’Udeur, grazie al ministro delle Giustizia Clemente Mastella, che lasciò libero il seggio a Starburgo, consentendo a “o’ ministro” di subentrargli.
Anche l'europarlamentare e segretario del nuovo Psi, l’ex ministro degli Esteri di Bettino Craxi Gianni De Michelis, condannato a 1 anno e 6 mesi patteggiati a Milano per corruzione per le tangenti autostradali del Veneto, e altri 6 mesi patteggiati per il finanziamento illecito Enimont, è stato rieletto alla Camera con la stessa lista, ma, a differenza di Cirino Pomicino, ha scelto di restare in Europa.
Se Sparta piange, Atene non ride. E così, anche il centrosinistra ha portato in Parlamento un piccolo drappello di condannati ed inquisiti. Alla faccia di Antonio Di Pietro e di Beppe Grillo, che, negli scorsi mesi, si sono battuti strenuamente per un Parlamento “pulito”.
Nell’Unione la Rosa nel pugno si distingue per aver portato alla Camera l’ex terrorista di Prima Linea Sergio D’Elia, nominato segretario di presidenza della Camera dei deputati, e condannato in primo grado a trenta anni di carcere, poi ridotti in appello a venticinque, per l’omicidio del 1978 a Firenze dell’agente di polizia Fausto Dionisi.
Tra i Democratici di Sinistra spicca l’ex ministro dell’economia Vincenzo Visco, condannato per abuso edilizio, e attuale viceministro dello stesso dicastero che ora è guidato da Tommaso Padoa-Schioppa.
Sotto la Quercia ha trovato protezione anche Vincenzo De Luca, deputato fedelissimo del presidente dei Ds, il ministro degli Esteri Massimo D'Alema (anche lui prescritto a Bari per un mini-finanziamento illecito). De Luca è indagato a Salerno per il piano regolatore e gli appalti della centrale termoelettrica.
Il pm ne ha chiesto l'arresto per associazione per delinquere, truffa, minacce a pubblico ufficiale, ma il gip ha respinto la richiesta. Anche l'ex sindaco di Enna e vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana Vladimiro Crisafulli detto Mirello è tornato a Montecitorio, anche se è sotto inchiesta da parte della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta per concorso esterno in associazione mafiosa insieme a Cuffaro.
Alla Camara si trova al fianco di Cesare De Piccoli, accusato nei primi anni novanta di aver ricevuto su tre conti a lui riferibili un finanziamento illecito dalla Fiat, ma uscito dall'inchiesta grazie alla prescrizione.
Alla Camera il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha riportato Nuccio Cusumano, già sottosegretario al Tesoro del governo Amato, arrestato nel 1998, ed ora sotto processo per corruzione e turbativa d’asta
A Montecitorio invece la Margherita schiera le punte Enzo Carra (un anno e 4 mesi per falsa testimonianza su Enimont), e Andrea Rigoni, senatore uscente, nonostante una condanna a 8 mesi in primo grado per abuso edilizio all'isola d'Elba.
In senato il partito del vicepremier Francesco Rutelli, condannato dalla Corte dei conti, con sentenza confermata dalla Cassazione, a risarcire al Comune di Roma 65.000 euro spesi per i numerosi consulenti esterni all'amministrazione capitolina, assunti con varie delibere dal 1993 in poi quando era Sindaco della Capitale, ha riportato Romolo Benvenuto, condannato in primo grado per percosse nei confronti dell'ex moglie, una vicenda che si è estinta con un risarcimento.
Anche Rifondazione comunista non è voluta essere da meno, ed ha fatto eleggere alla Camera il leader no-global napoletano Francesco Caruso, arrestato nel 2002 su ordine della procura di Cosenza, con l'accusa di sovversione, cospirazione politica ed attentato agli organi costituzionali dello Stato", condannato per rapina il 24 febbraio del 2003 in primo grado a 10 mesi di reclusione dal tribunale di Milano, e assolto per prescrizione in appello lo scorso 26 maggio.
Oltre ad disobbediente partenopeo, il partito del presidente della Camera Fausto Bertinotti, ha portato a Montecitorio anche il portavoce del Centro sociale Leoncavallo di Milano, Daniele Farina.
Condannato nel 1996 per oltraggio, resistenza, violenza, fabbricazione o detenzione di materie esplodenti, l’ex consigliere comunale meneghino, che vanta un impresionante elenco di arresti e segnalazioni, è vicepresidente della Commissione giustizia della Camera.
Basta un confronto tra le liste dei candidati ed i ministri dell'ultimo governo Andreotti, in carica dall'aprile 1991 all'esplosione di Tangentopoli, per scoprire che il tempo si è fermato.
Sono tornati in Parlamento dieci ministri di 15 anni fa. Oltre all’ex ministro democristiano del Bilancio Paolo Cirino Pomicino, e al titolare socialista degli Esteri Gianni De Michelis, che però ha optato per restare a Strasburgo, rieletti nella lista Dc-Psi, si ritrovano insieme gli ex colleghi Carmelo Conte (Aree urbane), Francesco D'Onofrio (Affari regionali) e Calogero Mannino (Mezzogiorno), entrambi con l’Udc, mentre Vincenzo Scotti (Interni) ha tentato inutilmente di rientrare con il Terzo polo. Forza Italia ha portato al Senato l'ex liberale Egidio Sterpa (rapporti col Parlamento), trasmigrato dalla Camera, dove è in compagnia dell'ex Psdi Carlo Vizzini (Poste) e della craxiana Margherita Boniver (Italiani all'estero), entrambi suoi compagni di partito. A sinistra troviamo solo l’ex ministro del Lavoro Franco Marini, eletto con la Margherita, e ora presidente dell’assemblea di palazzo Madama.
E numerosi sono i condannati e gli inquisiti candidati, ma rimasti fuori dal Parlamento. Benvenuti nella Seconda Repubblica.
www.voceditalia.it
SOCIAL
Follow @Tafanus