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Programma di evasione
(di Marco Travaglio)
"In questi anni si è realizzato un drammatico impoverimento del potere d'acquisto dei redditi medio-bassi. Ma è anche stato riconosciuto un vantaggio fiscale alla rendita piuttosto che ai redditi prodotti dalle imprese. Dobbiamo invertire questa situazione attraverso una politica fiscale che realizzi (...) la uniformità del sistema di tassazione delle rendite finanziarie a un livello intermedio tra l'attuale tassazione degli interessi sui depositi bancari e quella sulle altre attività finanziarie, con l'esclusione dei redditi di piccoli patrimoni, in coordinamento con l'imposizione societaria e la tassazione di dividendi e plusvalenze azionarie; (...) il ripristino della tassa di successione per i grandi patrimoni". ("Per il bene dell'Italia", programma elettorale dell'Unione, pagg. 203-204, aprile 2006).
"Nella Finanziaria 2008 non saranno toccate le rendite finanziarie. Lo ha assicurato il presidente del Consiglio Romano Prodi da New York". (Ansa, 25 settembre 2007).
...ne vogliamo parlare? Prodi firma (come tutti) un programma dell'Unione nel quale è previsto l'aumento della tassazione delle rendite finanziarie, perchè a questo è legato il supporto della "sinistra radicale". Ora, a sostegno ottenuto, si rimangia tranquillamente l'impegno sottoscritto, in puro stile democristianone. Se su una faccenda del genere RC gli togliesse l'appoggio, sul piano morale non avrei nulla da obiettare.
Sul piano economico, l'aumento della tassazione sui titoli di stato non cambia una mazza. E' una partita di giro. Per il risparmiatore, che vedrà aumentare la tassazione sui titoli, ma contestualmente, essendovi in Europa la libera circolazione dei capitali, otterrà rendimenti nominali più alti. Per lo stato, che vedrà aumentare il costo nominale per il servizio del debito, ma contestualmente vedrà aumentare gli introiti fiscali per le nuove aliquote.
Tutto uguale, dunque, tranne che per l'estetica dell'etica: perchè finalmente avvicineremmo la tassazione delle rendite a quella sui redditi da lavoro, ed avvicineremmo il regime italiano a quello europeo. Tanto più idiota appare, quindi, l'irrigidimento di Prodi...
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Oggi vertice di maggioranza: sul tavolo le rendite finanziarie e lo strappo di Di Pietro su Visco - Il presidente del Consiglio: se cado farò nomi e cognomi
[...] stasera alle nove il premier accoglierà a Palazzo Chigi leader e capigruppo, la tensione è altissima, il vertice affollato e in gioco, oltre al sospirato accordo sulla legge di bilancio, c'è la sopravvivenza di una maggioranza colabrodo. Antonio Di Pietro vuole ritirare le deleghe a Visco, la sinistra va allo scontro sulle rendite finanziarie, Mastella è pronto a mollare se «Idv, Dini, Bordon e sinistra radicale non sosterranno la manovra». Ed è per tranquillizzare i più piccoli che Prodi rilancia sulla legge elettorale: «Dopo la Finanziaria è una priorità». Ma è di nuovo scontro tra riformisti e massimalisti e ad accenderlo è il premier dalla Grande Mela, quando incontra Lamberto Dini e gli promette che le tasse sulle rendite non saranno innalzate: «Saggezza dice di non toccare un capitolo così sensibile...». Rapidi consulti sulla linea Roma - New York e il capogruppo del Prc, Gennaro Migliore, avverte il capo dell'alleanza: «Non è così che ci si prepara al vertice, il programma va rispettato e noi siamo molto determinati ». Sul Sole 24 Ore di oggi Franco Giordano tiene formalmente il punto sulle rendite, ma sul taglio dell'Ici tende un mano all'Ulivo, messaggio distensivo che Dario Franceschini coglie al volo: «Non sarà muro contro muro». La mina Dini, almeno quella, pare dunque disinnescata. «Lamberto mi ha assicurato che è parte forte e costante del centrosinistra» sospira di sollievo Prodi dopo 90 minuti a colloquio con l'ex premier. Eppure vista da Roma, dalla scrivania di Anna Finocchiaro, la situazione tanto serafica non è. «Qui ogni giorno c'è una mozione, una trappola, come possiamo andare avanti così?» ha avvertito Prodi, Fassino e Veltroni la presidente dell'Ulivo, che stasera porrà formalmente la «questione Palazzo Madama». L'ultimo incidente è di ieri. Il centrodestra — con l'«aiutino » di Di Pietro, il cui senatore Formisano in commissione ha votato con la Cdl — è riuscito a calendarizzare per il 3 ottobre la mozione D'Onofrio sull'operato di Visco. E la Finocchiaro non si fa illusioni: «Senza i tre senatori dell'Idv noi andiamo sotto».
Ma davvero Di Pietro vuole la crisi? «Io non faccio ricatti — risponde il ministro — ma è necessaria una riorganizzazione interna che non prevede il rinnovo delle deleghe a Visco». La coppia di dissidenti ulivisti Bordon e Manzione non vuol essere «il quindicesimo partitino » e diserterà il vertice. Dini manderà Natale D'Amico. E il premier ammonirà la squadra, magari con le stesse parole che ha usato con i collaboratori: «Chi vuole la rottura se ne assuma la responsabilità. Se devo andare a casa ci andrò, ma prima farò i nomi e i cognomi ».
(Monica Guerzoni)
...sembra di vivere in un mondo di "ricattatori incrociati": Di Pietro contro Visco (e non si capisce perchè); Prodi che rinnega, senza dare spiegazioni, il programma; Mastella contro tutti, ma splendidamente a favore dei suoi "cari", che ha piazzato dappertutto; Dini che ci sta e non ci sta; idem Bordon e Manzione. Cominciamo a rimettere le nostre carte negli scatoloni, il trasloco è vicino, e finalmente saremo di nuovo governati da un pregiudicato, da un commercialista di Sondrio, e da un tastierista di Varese...
...nel frattempo, mentre stiamo per andare a casa, qual'è la priorità di Prodi per il dopo-finanziaria? La legge elettorale! Incredibile, ma vero. Vogliamo mandarli di nuovo al governo, ma con una legge che consenta loro di restarci per vent'anni...
...solo per non dimenticare: ieri Tvemonti ha accusato Padoa Schioppa di non aver indicato i tassi di cvescita del PIL, che sono il dato fondamentale della finanziavia. Poi è uscito dall'aula. A Tvemonti non interessano le risposte di Padoa Schioppa, ma solo che i TG riprendano le sue domande. Padoa Schioppa, ingiustamente relegato agli ultimi posti, per immagine, fra i ministri, ha detto che non rispondeva, visto che a Tvemonti la risposta non interessava...
...certo che Tvemonti che parla di previsioni di cvescita del PIL, ricorda tanto lo Zelig... lui questi numeri li ha sempre dati. Per due anni è andato avanti, 11 settembre o non 11 settembre, a pvevedeve 5 anni di cvescita al 3,1% all'anno per 5 anni. Gli altri paesi rivedevano le pvevisioni al vibasso, Tvemonti no. Il 3,1% non lo abbiamo toccato neanche in tutto il quinquennio... Tornerà, il commercialista di Sondrio, e ce lo saremo meritati tutti, ma Prodi, Dini, Mastella Di Pietro e Bordon un po più degli altri... Chiamate Gonrad, che si torna a casa...
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