Da qualche giorno è in libreria un libercolo di denuncia scritto da Bernardo Caprotti, fondatore, patron e ri-patron della Esselunga, dovo aver ricacciato indietro il figlio Giuseppe, per pochi anni Amministratore Delegato dell'azienda (si dice perchè troppo tenero, col metro di Bernardo, coi sindacati e coi lavoratori). Il libro denuncia le malefatte e le angherie subite dal Caprotti ad opera delle Coop (Rosse, naturalmente). Una denuncia alquanto particolare, visto che Bernardo ci ha impiegato mezzo secolo, prima di decidersi a denunciare tutti i torti, le ingiustizie e le angherie subite.Bernardo, come è arcinoto, è "culo e camicia" con Silvio Berlusconi. Ma lo era stato anche con Albertini, e prima ancora con Formentini, con Bossi... aveva fatto e ricevuto favori. Angherie, in zona, neanche l'ombra. Vedremo più avanti.
Il Libercolo, "Falce e Carrello", "edito da Marsilio (che non è, come colore politico, molto connotato a sinistra), ha trovato ampie e favorevoli recensioni... indovinate dove? Su Panorama, sul Geniale, su Libbbero, su La Patania... Insomma, su un plotone di giornali, diciamo così, "indipendenti", e con 50 anni di ritardo sulla storia delle angherie subite dal Caprotti. E molto vicino ad una probabile crisi di governo. Ditemi voi se questa non è informazione obiettiva! Of course, questo testo fondamentale sarà distribuito gratis attraverso la "catena discriminata".
Cominciamo dal "Geniale", che pubblica questo disinteressato articolo (riporto, per carità di Patria, solo alcuni stralci (l'articolo è del 22 settembre, è a firma Stefano Zurlo, e chi ha stomaco può leggerlo per intero nella sua sede maturale):
"Le cooperative come le banche prendono soldi e danno interessi"
I numeri li spiega lui in conferenza stampa: «Il sistema Coop, in base ai bilanci del 2006, ha pagato imposte per 73 milioni di euro contro i 152 versati dal gruppo Esselunga che però ha fatturato 4,9 miliardi di euro contro i 7 delle Coop». Qualcosa non torna e Bernardo Caprotti lo dice ad alta voce. Ma soprattutto lo scrive offrendo un panorama concreto dei privilegi dell’impero Coop nel suo libro "Falce e carrello" (Marsilio editore, 192 pagine, 12,50 euro, in libreria da mercoledì prossimo, anche nelle Coop).
Nel testo c’è un po’ di tutto: l’ostruzionismo dei sindaci rossi, l’impossibilità di costruire un supermercato in tante città, il rapporto con i sindacati, difficile quanto quello con i giornalisti. Non solo. Per spiegare come in Italia la concorrenza sia ancora un’utopia, Caprotti illustra i meccanismi finanziari che spingono le Coop su una strada tutta in discesa. Siamo così al capitolo sul prestito sociale. Di che si tratta? «Di fatto - spiega il fondatore di Esselunga - le coop funzionano come fossero sportelli bancari (anche se la legge vieta l’esercizio attivo del credito): raccolgono i risparmi dei soci, li impiegano come meglio credono e distribuiscono interessi che i veri istituti di credito si sognano di fare, grazie al fatto che l’imposta sugli interessi non è pari al 27 per cento (come per i depositi bancari) bensì a meno della metà: soltanto il 12,5 per cento».
Niente male. «Un bel risparmio - prosegue Caprotti - un affarone per tutti. Per i risparmiatori, che possono lucrare un interesse elevato; e per le Coop, messe nelle condizioni di autofinanziarsi con una massa di liquidità a buon mercato e soprattutto sottratta ai controlli delle autorità creditizie». Con questo sistema, a sentire lui, le Coop raccolgono «una montagna di denaro, pari a 12 miliardi di euro; quanto una manovra finanziaria di media entità del governo. È questa - nota l’autore attratto dal confronto con l’attualità - la provvista-base con cui l’Unipol voleva dare la scalata alla Banca nazionale del lavoro». [...]
Non riporto (per ora e per carità di Patria) gli articoli degli altri giornali "amici", perchè tanto sono copiati uno dall'altro, e tutti copiati da due giornali indipendenti come Panorama di Rossella e Il Geniale di Belpietro. Prima di riportare cosa hanno scritto i giornali non appartenenti alla scuderia, vediamo, con lo stile fattuale che cerchiamo di non abbandonare mai, di distinguere i fatti dalle minchiate.
-1) Nella provincia più ricca d'Italia (Milano) che rappresenta poco più del 10% del reddito nazionale, Caprotti concentra 55 punti di vendita su un totale di 132. A occhio, fa il 42%.
-2) Sempre in questa ricca e redditizia provincia, le Coop, pur fatturando complessivamente il 43% in più della Esselunga, hanno solo 28 punti-vendita. Non vogliono essere presenti dove c'è il lardo? sono discriminati da un'area geografica dove da un millennio impera il centro-destra? A saperlo...
-3) Altri 37 punti vendita dei 77 rimanenti, Caprotti li ha aperti nelle "regioni rosse" (Toscana, Emilia e Romagna), e cioè in quelle regioni dove non si muove foglia che la Coop non voglia. Scusi, sciur Bernardo, ma dove la vede la discriminazione?
-4) Viceversa Caprotti è totalmente assente da regioni poco redditizie ma non certo rosse, come, per esempio, la Sicilia... Non siamo propensi a credere che Cuffaro, se lei avesse voluto aprire, mettiamo, a Palermo, le avrebbe creato eccessive difficoltà. Forse sono mancati i fondamentali economici? o le "palle"? o entrambe le cose? Perchè vede, Caprotti, i supermarkets sono come le fibre ottiche: tutti vorrebbero avere entrambi a Milano (possibilmente in zona Magenta o San Siro), e pochi vorrebbero averli a Palermo, poniamo alla Vucciria. O no? Chieda al Grande Imprenditore e suo sodale Berlusconi, come sia facile aprire un supermarket in Sicilia e come sia difficile gestirlo... Memento Standam!
-5) Poi, rapida come il fulmine, arriva la seconda perla caprottiana: "...«il sistema Coop, in base ai bilanci del 2006, ha pagato imposte per 73 milioni di euro contro i 152 versati dal gruppo Esselunga che però ha fatturato 4,9 miliardi di euro contro i 7 delle Coop»..." Mi consenta, Caprotti: le tasse si misurano sugli utili, e non sul fatturato. Un esempio di scuola: la Coop potrebbe avere il 43% di fatturato in più della Esselunga, e fare il 122% di utili in più. Chi può dirlo? O magari potrebbe essere vero l'inverso. Si ricordi: quando parla di tassazioni, non si riferisca al fatturato (che non è tassato), ma ai profitti: PRO-FIT-TI.
-6) Caro Sciur Caprotti, che le società cooperative siano assoggettate ad un regime fiscale diverso da quello delle SpA lo sanno tutti, cani e porci, e persino Berlusconi, sotto il cui governo è stata varata l'ultima legge in materia. Possibile che solo lei, inventore della "Esse Lunga che più lunga non si può", lo ignori? Non ci posso credere!!! Vede, sciur Bernardo, anche lei può accedere al regime fiscale delle Coop: è sufficiente che trasformi il gruppo in cooperativa, ed avrà (glielo giuro!) esattamente lo stesso trattamento fiscale di cui godono le Coop. Però la avverto: dovrà, esattamente come le Coop, pagare delle contropartite: dovrà reinvestire gli utili anzichè metterli nelle sue capienti tasche (magari per comperare bellissime aree industriali dismesse a Milano col beneplacito di Formentini prima e di Albertini poi). Avrà degli obblighi di frazionamento del capitale (insomma, non potrà più fare i porci comodi suoi, come estromettere suo fratello per "eccesso di attenzione" ai bisogni dei lavoratori), ed avrà degli obblighi di comportamento e di rendicontazione che forse le sfuggono (o che forse conosce fin troppo bene, e che non le piacciono).
-7) Faccia tutto questo, e potrà persino raccogliere fondi dai soci, esattamente come le Coop. A proposito, giacché ne stiamo parlando, non ci spiegherebbe il mistero delle Coop che contemporaneamente "raccolgono liquidità a bassissimo costo" e "distribuiscono ai soci elevatissimi interessi"? Non trova le due cose alquanto in contrasto? Comunque, se trova queste cose allettanti, può farle: trasformi, dicevo, la Spa in cooperativa, e si accomodi.
-8) Oppure faccia come faceva il suo sodale Berlusconi con la Standa: contratti coi fornitori dei termini di pagamento a tre mesi, e poi paghi a sei mesi, o a nove, o come le aggrada (Berlusconi aveva anche inventato il "cambio merce": crediti per merce "vera" contro spots su Rete 4 all'alba. Insomma, soldi veri contro soldi virtuali. E' un fantastico sistema di raccolta di liquidità a costo zero. Anzi, se è bravo, può tirarci su addirittura degli interessi attivi.
-9) Vede, Bernardo (posso chiamarla Bernardo?) Le Coop sono così antidemocratiche che hanno deciso di mettere in vendita il suo pamphlet nei loro punti-vendita. Spirito mercantile, o speranza che questo libello possa sputtanare più lei che le Coop? a saperlo...
Comunque, bando alle ciance, e nelle prossime puntate vedremo cosa scrivono di lei i giornali che sono fuori dalla scuderia dei suoi amici. (Continua)
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