Carlos Santana, nato in Messico
nel '47, ma naturalizzato statunitense, è uno dei maggiori chitarristi nella
storia dello "smooth rock", anche se gli sono state attribuite molte
etichette (musicista di latin rock, hard rock, jazz rock, pop rock, fusion, e chi
più ne ha più ne metta.)
Per quanto mi riguarda, credo che
Santana si sia distinto in un genere di chitarrismo "morbido", che ha
attinto alle radici messicane, ma anche alla scuola brasiliana, ed alle lezioni americane della "fusion".
Ho imparato ad amarlo molti anni
fa, nel '76, quando incise il bellissimo "Europa". Poi, come tanti
altri, periodicamente l'ho perso di vista. Eppure non ha ma cessato di produrre
musica di buona qualità, e a volte di eccellente qualità. Ha pubblicato ben 55
albums, e 23 raccolte, ha venduto in carriera quasi 90 milioni di dischi,
eppure nel corso degli anni '90 ha rischiato di finire nel dimenticatoio, dal
quale è uscito di colpo col grande successo dell'album "Supernatural", che peraltro non è uno dei miei
preferiti, nel suo complesso.
Negli anni '80 Santana, stufo di
roba commerciale, aveva prodotto delle ottime cose, che naturalmente, come
tutta la roba di qualità, non ebbero un successo travolgente. Fece delle grandi
sessions con gente del calibro dei Wearhet Report, col grande McCoy Tyner (non
ancora travolto dalla moda del "free jazz"), con Aretha Franklin, con
Wayne Shorter.
Oggi, ancora una volta, la sua costante ricerca di "qualcosa d'altro" lo ha riportato in un cono di "penombra", da quale sono sicuro che uscirà, ancora una volta, perchè la qualità non può nascondersi per anni. Aspettiamolo, ci stupirà ancora.
Carlos Santana – El Farol
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