...sono riuscito ad entrare in possesso di quello che dovrebbe essere l'ultimo numero di "Diario, almeno nella forma in cui l'ho conosciuto ed amato. Nessuna autocelebrazione; all'interno, la solita qualità giornalistica (alta), un numero "qualsiasi"...
...se non fosse per un dettaglio, che celebra l'ipocrisia italiana: c'era pubblicità: anche se in misura non eccessiva, anche se non in misura adeguata a sostenere un periodico di quella qualità, ma in misura decisamente superiore al nulla o quasi al quale ero abituato. E non era solo la solita pubblicità di qualche amico pietoso (o, almeno, non era solo quella): c'era pubblicità delle "Fiere di Parma", della Provincia di Milano, delle edizioni ISBN, della Onlus ReachItalia, degli Editori Riuniti, di Feltrinelli, ma anche della "Giornata Mondiale sull'Alzheimer" e, abbastanza a sorpresa, della "Verve" che pubblicizzava l'ultimo prodotto discografico di Diana Krall.
Che qualcuno abbia capito, ma solo in punto di morte, che il Diario, grazie alla sua peculiarità, poteva rappresentare per certi prodotti un medium altamente selettivo in termini di target socio-economico?
Se così fosse, spero che tornino a ricordarsene quando vedrà la luce (perchè sono certo che avverrà) il "Nuovo" Diario.
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