Caro Egregio Immenso Presidente... Frammenti della lettera inviata da Pio Pompa, il braccio destro del direttore del Sismi Niccolò Pollari, a Silvio Berlusconi. Un capolavoro di servilismo paragonabile soltanto alla lettere di Benigni-Troisi a Savonarola.
21 novembre del 2001, ore 19.24, un fax giunge a Palazzo Grazioli, residenza del Presidente del Consiglio, Silvia Berlusconi. L'ha inviata Pio Pompa, il braccio destro del direttore del Sismi, Niccolò Pollari. Eccone alcuni frammenti (ritrovata negli uffici del funzionario e resa nota il 4 luglio 2007 dal Corriere della sera). Un esempio di italico servilismo paragonabile soltanto alla lettera scritta da Benigni e Troisi a Savonarola nel film Non ci resta che piangere.
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Da: Pio Pompa
A: Silvio Berlusconi
Data: 21 novembre 2001, 19.24
(da archivio segreto Sismi di via Nazionale a Palazzo Grazioli, Roma)
[...] Sul foglio che ho davanti stento ad affidarmi a frasi di rito per esprimerLe la mia gratitudine nell'aver approvato, nel Ciis di oggi, il mio inserimento, quale consulente, nello staff del Direttore del Sismi.
[...] Avendo quale ispiratore e modello di vita don Luigi Verzé, che mi ha esistenzialmente e effettivamente adottato, posso solo parlarLe con il cuore: insieme a don Luigi voglio impegnarmi a fondo, com'è nella tradizione contadina della mia famiglia, nella tutela e difesa della straordinaria missione che scandisce la Sua esistenza.
[...] In due occasioni, prima a Milano e successivamente a Roma, ho colto il Suo sguardo indagatore mentre le stringevo la mano. Uno sguardo poi divenuto dolce conoscendomi come uomo fedele e leale di don Luigi. Sarò, se Lei vorrà, anche il suo uomo fedele e leale.
Mio padre contadino, don Luigi e Lei possedete la forza e la volontà di seminare per il futuro, oltre la vostra esistenza. Desidero, dunque, averLa come riferimento e esempio ponendomi da subito al lavoro. Un lavoro che vorrei, come mi ha suggerito don Luigi, concordare con Lei quando potrò, se lo riterrà opportuno, nuovamente incontrarLa.
[...] E' con il cuore che posso salutarLa: dopo aver fatto l'operaio, l'impiegato, il dirigente e quant'altro la Divina Provvidenza mi ha concesso di sperimentare, come la possibilità di poter lavorare per Lei.
[...] il Suo pensiero [è] profondo ma di un'estrema leggerezza rappresentabile in un verso: "quel tenue bagliore strofinato, laggiù, non era quello di un fiammifero".
[fedelmente suo,
Pio Pompa]
...che vergogna... quest'uomo non dovrebbe chiamarsi Pompa; se l'equazione nomen=omen ha ancora un senso, dovrebbe chiamarsi Pompino... Mi scuso per il mio abituale ésprit de finesse...
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