Un articolo di Curzio Maltese che mi ero perso, e che viceversa merita di essere tenuto da conto, perchè forse prima o poi tornerà buono: come una profezia.
"Le crepe dell'impero americano erano evidenti ben prima del crollo dei mutui che ha provocato sulle Borse mondiali una tempesta paragonabile all' 11 settembre e forse peggiore. Gli Stati Uniti producono il dieci per cento delle merci circolanti nel Pianeta, meno della Germania, e ne consumano il trenta per cento, più dell'Europa intera.
Questo significa che i cittadini dell'impero, dall'ultimo impiegato della middle class fino al primo manager di Manhattan, vivono molto al di sopra dei loro mezzi. È una realtà nota da anni agli analisti internazionali, ma negata all'opinione pubblica più informata del mondo.
Da sette anni l'amministrazione Bush s'incarica di nasconderla con ogni trucco. L'immensa e fortunata paccottiglia ideologica prodotta dai neoconservatori, e copiata dai nostri amerikani d'accatto, è servita a circondare di menzogna il problema economico interno e a proiettarne le cause all' esterno. La colpa non era dell'ormai ingiustificato tenore di vita americano, «non negoziabile» secondo Bush e i suoi profeti, ma di volta in volta di Saddam, dell'Europa, della Cina e dell'India, del trattato di Kyoto, degli arabi e così via. La guerra in Iraq è stato il frutto più clamoroso, tragico e alla fine fallimentare di questa falsificazione della realtà. Bush si è comportato come gli ultimi imperatori romani che, alla vigilia del crollo, coltivavano nuove imprese.
Il risultato della gigantesca rimozione ha portato l'economia americana ad accumulare in sette anni una serie di record negativi. Il più alto disavanzo nella bilancia commerciale, il più alto deficit pubblico, il massimo indebitamento delle aziende e delle famiglie. In più il dollaro ha perso lo status di moneta di rifugio delle ricchezze del mondo e si è svalutato del settanta per cento rispetto all'euro.
La grande «bolla» Usa sta per esplodere. Con quali conseguenze, nessuno può dirlo. Prima o poi qualcuno dovrà incaricarsi di spiegare agli americani la scomoda verità. A meno di non ipotizzare un'apocalittica guerra alla Cina. L' «ex futuro presidente degli Stati Uniti», Al Gore, ci ha provato prendendola alla larga, dall'inquinamento, dal surriscaldamento del Pianeta, sotto le insegne della crociata ambientalista. Ma la questione non è soltanto etica. Se fosse così, verrebbe liquidata in fretta. Il problema è che gli Stati Uniti non possono più permettersi d'inquinare per un terzo il Pianeta perché non possono permettersi di consumare un terzo delle merci e dell' energia. Chiunque prenderà il posto di George Bush l'anno prossimo, avrà sulle spalle una terribile eredità e davanti una missione quasi impossibile."
Complimenti vivissimi a georgedabliu, ed ancor più vivi a Silvio, che vede in georgedabliu il suo alfa ed il suo omega.
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