FINANZIARIA: mattinata terribile: no dell'aula alla soppressione della società del Ponte. L'Italia dei Valori vota con l'opposizione.
ROMA - Mattinata davvero amara per maggioranza e governo al Senato: quattro volte l'Unione è andata sotto (sugli emendamenti sulla soppressione della società Stretto di Messina Spa e su quella della Scuola superiore della Pubblica amministrazione, i dirigenti del ministero della Giustizia e sulla tv). Di questi quattro rovesci, tecnicamente, due possono essere attributi anche al governo: su Giustizia e tv, visto che sugli emendamenti era stato espresso parere favorevole dall'esecutivo. Su questi due emendamenti il voto dell'aula è stato, rispettivamente, di 155 pari e 156 pari, parità che al Senato equivale a un no. Sugli altri due emendamenti bocciati dall'Aula, e presentati in Commissione Bilancio, l'esecutivo non si era impegnato[...]
IL PONTE - La mattinata si era aperta con il no all'emendamento che prevede la liquidazione della società Ponte Stretto di Messina Spa. L'emendamento aveva il parere favorevole del relatore di maggioranza Natale Ripamonti mentre il governo si era rimesso all'Aula. Italia dei Valori ha votato contro l'emendamento insieme alla Cdl. «Non e’ giusto buttare al vento tutto il progetto, tutto il lavoro fatto dalla società», ha detto il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, il cui partito ha votato contro.
BATTUTA - Sul Ponte la maggioranza è stata battuta dal voto contrario dei quattro senatori dell'Italia dei Valori e di Roberto Barbieri (Costituente Socialista) che avevano annunciato il voto contrario. Il risultato infatti ha registrato 145 sì, 160 no e 6 astenuti. Questi 5 voti della maggioranza si sono uniti a quelli della Cdl. Tecnicamente il governo non è stato battuto perché si era rimesso alla votazione dell'Aula dopo le difficoltà incontrate in commissione Bilancio: tra mercoledì e giovedì mattina l'esecutivo aveva provato a ritirare l'emendamento in commissione, ma l'Idv aveva premuto - insieme alla Cdl - per sottoporre la norma alla votazione del Senato. Il risultato della votazione è che la società che deve gestire la progettazione dell'opera rimane attiva [...]
Corriere.it - 25 ottobre 2007
Il 20 Ottobre 2006 Piercamillo Falasca , dichiaratamente favorevole alla realizzazione del Ponte, scriveva, testualmente:
"...Sulle ragioni in favore o contro il Ponte tra Scilla e Cariddi si può
discutere a lungo. Ma se un Governo decide che il Ponte non s’ha da fare,
dovrebbe conseguentemente sciogliere la società costituita a tal uopo.
Se del Ponte qualcuno (come il sottoscritto) ne vede l’opportunità economica e strategica, è difficile immaginare quale sia l’opportunità di questa ennesima società pubblica, nata per uno scopo ben preciso e trasformata in questi giorni in non meglio identificata holding finanziaria che investa nel settore delle infrastrutture europee ed internazionali..."
Caro Di Pietro, noi del Tafanus (forse non tutti) le siamo grati. Gli italiani, grazie a lei, potranno continuare ad autotassarsi per mantenere nel lusso di stipendi milionari (in euro) una fortunata banda di nullafacenti. Ora attendiamo con impazienza (certamente non ne saremo privati) una ben acuminata campagna contro di lei, e contro questa indecorosa faccenda, da parte del suo sodale blogger di recente acquisizione. Le ripetiamo la domanda del titolo: fattura o ricevuta fiscale?
P.S.: nelle ultime ore Di Pietro ha votato con la CdL il siluramento del siluramento del CdA RAI varato dall'Unione, l'approvazione del Piano delle Grandi Opere di Berlusconi, la rianimazione della Società Ponte sullo Stretto, fantastica casa di riposo per miliardari, per risiedere nella quale non si paga, ma si è pagati, e profumatamente.
Si è difeso dicendo che lo scioglimento avrebbe comportato il pagamento di una penale, il cui importo potrà invece essere utilmente speso per la realizzazione di qualche opera. Di Pietro, nella sua infinita intelligenza, ha dimenticato due piccoli particolari:
-1) Il mancato pagamento della penale non sono "soldi freschi che entrano", ma solo soldi veri la cui uscita è solo rinviata (al momento, inevitabile e fatale, in cui questo "catorcio" bisognerà pur scioglierlo);
-2) il mancato scioglimento del "catorcio" avrebbe comportato un esborso (che comunque è solo rinviato) "una-tantum", mentre il mantenimento in vita del "catorcio" stesso, oltre che immorale,e in linea coi capitoli peggiori della "Casta", è un costo "perpetuo.
Viva Di Pietro!. Viva tutti i fustigatori di costumi!.
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