Stéphane Grappelli (1908 - 1997) e Michel Petrucciani (1962 - 1999), entrambi francesi, sono stati, ognuno nel loro genere, due fenomeni irripetibili nella storia del Jazz.
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Stéfane Grappelli prende le prime lezioni da suo padre Ernesto, un emigrante italiano originario di Alatri. Si iscrive al conservatorio di Parigi, ma non conclude gli studi accademici: impara essenzialmente da autodidatta, ascoltando le prime registrazioni di Louis Armstrong, Bix Beiderbecke e Giuseppe (Joe) Venut; altro musicista di origini italiane, e pioniere per l'uso del violino nel jazzi. Verso i 15 anni inizia a suonare il pianoforte come accompagnamento per i film muti, nei clubs e nei ristoranti parigini. A 19 anni diventa membro stabile della band dell'Ambassador Club e alternandosi tra pianoforte e violino. Non molto tempo dopo lavora come violinista e sassofonista con la "Alan Romans Band" di Montparnasse. Proprio in questo periodo avviene l'incontro tra Stéphane Grappelli ed il celebre chitarrista jazz belga Django Reinhardt.
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Raccontò Stéphane in una sua intervista: "...quella sera ero a suonare il sassofono in un club di Montparnasse e ad un certo momento vidi entrare dal fondo dei loschi individui... io ed i miei colleghi pensammo subito a degli strozzini venuti a riscuotere il pizzo... nella pausa mi vennero incontro... fu lì che incontrai Django e i suoi fratelli... mi chiesero di suonare il violino... io lo feci e da lì a pochi giorni dopo nacque il Quintette."
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Dall'incontro con Django Reinhardt nel 1934 nasce il Quintette du Hot Club de France. Il gruppo acquista subito un'importanza internazionale e attraverso le proprie registrazioni si impone come il primo importante gruppo jazz non americano.
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Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Stéphane e Django si trovano a Londra. Nonostante il clima di persecuzione razziale nei confonti degli zingari nella Francia occupata dai nazisti, Django decide di ritornare a Parigi. Grappelli continua a lavorare a Londra, collaborando attivamente con George Shearing. Alla fine della guerra, Django e Stephane si troverranno ancora a suonare sia in Francia sia in Inghilterra fino al 1948.
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E' del 1984, a New York, il suo incontro con Michel Petrucciani.
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Michel Petrucciani (1962 – 1999) ha avuto una vita molto breve, anche a causa di una malattia congenita che lo colpì dalla nascita: osteogenesi imperfetta (una malattia genetica conosciuta anche come "Sindrome delle ossa di cristallo"); per dirla fuor di metafora, una grave forma di nanismo deformante. Michel considerava in un certo senso tale disagio fisico come un vantaggio, che gli permise in gioventù di dedicarsi completamente alla musica tralasciando altre "distrazioni". Sebbene la malattia lo costringesse a ricorrere ad un particolare marchingegno per raggiungere i pedali del pianoforte, restano indubbi la sua assoluta bravura, la genialità, la capacità di dominare la tastiera, il suo tocco inconfondibile se non forse irripetibile.
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Figlio di Antoine Petrucciani, meglio conosciuto come Tony Petrucciani, un rinomato chitarrista jazz, Michel imparò fin da bambino a suonare la batteria e il pianoforte, dedicandosi prima allo studio della musica classica e poi al jazz, nutrendosi della collezione del padre. Si esibì in pubblico per la prima volta all'età di 13 anni e la sua carriera professionale prese avvio già all'età di 15 anni, quando ebbe l'occasione di suonare col batterista e vibrafonista Kenny Clarke (con cui registrò il suo primo album a Parigi). Dopo un tour francese col sassofonista Lee Konitz, nel 1981 si trasferì a Big Sur, in California. Le sue straordinarie doti musicali e umane gli permisero di lavorare anche con musicisti del calibro di Dizzy Gillespie, Jim Hall, Wayne Shorter, Palle Daniellson.
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Sul fronte personale ebbe tre relazioni significative. Il suo primo matrimonio con la pianista Gilda Buttà finì con un divorzio. Ebbe anche due figli, uno dei quali ereditò la sua malattia. Morì in seguito a gravi complicazioni polmonari.
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Il brano di cui vi proponiamo l'ascolto è un classico standard americano (These foolish things), che, sentito da questi due grandi musicisti in giornata di grazia, acquista una incredibile dolcezza melodica e timbrica.
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Stéphane Grappelli & Michel Petrucciani – The foolish things
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