(1992) ...ma le auto blu ad alcuni non bastano. Quanti sono i ministri che usano gli aerei della Presidenza del Consiglio per tornare a casa per il weekend? Tanti. E nel 1991 il Ministro della Funzione Pubblica Remo Gaspari (zì Remu, per gli amici. NdR) è stato al centro di una vivace polemica. Aveva usato un elicottero per arrivare allo stadio, insieme a Ciarrapico, per la partita Pescara-Roma (ora le cose sono migliorate: i senatori di AN usano le autoambulanze per arrivare ad una comparsata in TV. NdR)
Passi per i ministri. Ma il fatto è che, una volta usciti dal governo, loro non si rassegnano a tornare fra i comuni mortali. Prendiamo gli ex Presidenti del Consiglio. Secondo una circolare del ’50 di De Gasperi, gli “ex” hanno diritto a particolari privilegi. Quarant’anni dopo, le cose sono parecchio cambiate (anche 52 anni dopo. NdR).
Innanzitutto agli ex è stato riconosciuto il diritto ad avere a vita un’auto blu con autista e relativi buoni-benzina. Poi è stato concesso il beneficio di un “ufficio stralcio (?)”, cioè di un appartamento da eleggere a proprio studio privato (a spese dello Stato, s’intende). Ma soprattutto agli “ex” è stato riconosciuto il privilegio di usare gli aerei di stato per i loro viaggi privati. L’innovazione, dell’86, è dovuta a Bettino Craxi, che ha stabilito che gli ex presidenti della Repubblica e del Consiglio hanno diritto all’aereo di Stato “per ragioni di sicurezza. Senza limitazioni di tempo. Anche mezzo secolo dopo, se campano. Ovviamente, visto che tutti diventano “ex”, nessuno si è affrettato ad eliminare questa norma.
Così, quando l’anno dopo si sono levate proteste per il viaggio estivo di Craxi ad Hammamet a bordo di un Gulfstream dei servizi segreti, Craxi ha così potuto rispondere a Guzzanti, che era andato ad intervistarlo: “Le dico soltanto questo: che io mi sposto e vado dove mi pare, come mi pare e con chi mi pare. Dove vado io sono affari soltanto miei. Per spostarmi non ho che l’imbarazzo della scelta sui mezzi. Quanto all’uso degli aerei di Stato, le garantisco che le critiche che mi sono state mosse sono i soliti ragli degli asini […]
E se un politico non arriva all’auto blu? Beh! Può consolarsi ricordandosi che in Italia un parlamentare viaggia sempre gratis. In treno, in autostrada, in aereo. Anche quando va all’estero: ogni anno può avere biglietti internazionali fino a 4 milioni di lire (del ’92. NdR). Nessuna formalità: lui chiede, e la cifra viene immediatamente accreditata sul conto corrente. I deputati degli altri paesi europei se le sognano, queste cose… In Francia i voli interni sono limitati, e quelli internazionali sono SEMPRE a carico del deputato. In Germania vengono rimborsati solo i viaggi legati alla funzione. In Belgio c’è uno sconto, ma il biglietto dev’essere acquistato regolarmente. In Gran Bretagna e Olanda il deputato paga sempre: i costi di viaggio sono già inclusi nella diaria.
[…] Mancava solo un tassello, per completare la perfetta separazione fra nomenklatura e gente comune: il superattico a equo canone. Naturalmente si sono presi anche quello. Il politico non cerca: chiede e ottiene. Molti palazzi della capitale sono, direttamente o indirettamente, di proprietà dello stato.
Il più bravo è stato Ciriaco De Mita, che durante la sua permanenza alla guida del governo, si è fatto assegnare un superattico dall’INPDAI: 400 mq di appartamento, più altri 500 mq di terrazzo. Però, prima di entrarci, ha chiesto ed ottenuto che l’INPDAI lo ristrutturasse a spese dell’ente, secondo i desiderata di De Mita. Inclusa una totale blindature di finestre e terrazzo con vetri anti-proiettile.
Nello stesso palazzo Riccardo Misasi, collaboratore di De Mita, ha ottenuto il piano inferiore. Stesso trattamento di riguardo, per non creare discriminazioni. Per non creare discriminazioni, l’INPDAI ha assegnato in un palazzo vicino due comodi appartamenti ai figli di De Mita e di Misasi. (chi scrive, dirigente d’azienda - e quindi iscritto all’INPDAI – dal 1970, non ha mai ottenuto dal SUO ente neanche un box o un posto macchina all’aperto. NdR)
E i socialisti? Capitolo troppo lungo. Ne parleremo alla prossima puntata
(Continua)
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