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Operazione saxa rubra 2: terreni per costruire nuovi studi, comprati millantando licenze impossibili. Ecco la storia di 18 milioni buttati via
di francesco bonazzi
Il più grande pacco mai consegnato alla Rai sta lì nei prati, accanto agli studi di Saxa Rubra. E lo custodiscono alcune famiglie di zingari. Sono i 44 ettari sui quali doveva sorgere Saxa Rubra 2, una gigantesca operazione immobiliare da 700 mila metri cubi che avrebbe dovuto metter fine allo 'spezzatino' di sedi e uffici sparsi per la capitale. Quei terreni sono stati acquistati tra il 2002 e il 2003 per volere di Antonio Baldassarre e Agostino Saccà, pronti a far sborsare alla tivù di Stato 18 milioni di euro. Peccato che avrebbero potuto comprarli per un decimo e che la cubatura massima autorizzabile dal Comune di Roma fosse anch'essa un decimo di quanto sognato dalla Rai. Risultato: oggi la Rai sta comprando per una cinquantina di milioni gli studi della Dear, al quartiere Nomentano. Sull'intera vicenda sta indagando la Procura di Roma e 'L'espresso' è in grado di ricostruirla grazie a documenti inediti: i verbali del cda Rai, il carteggio con il Comune di Roma e gli atti notarili.
La fortuna, va detto, non ha mai baciato quei terreni. Negli anni Novanta, un costruttore della provincia aveva sognato di realizzarvi un parco divertimenti, centri commerciali e un albergo. Non c'era riuscito e la società che li possedeva, la Siciet, era finita in liquidazione e affidata ad Andrea Carli, figlio dell'ex governatore di Bankitalia Guido. Per il Giubileo si era anche pensato di utilizzare l'area come campeggio. Ma non se ne fece nulla perché l'Agenzia per il Giubileo valutò troppo elevato il rischio di esondazione del Tevere. Un pericolo che invece non deve aver impressionato i vertici Rai. Tanto è vero che il 23 ottobre 2002, tra le 'varie ed eventuali', il presidente Baldassarre chiama in cda il direttore generale Saccà per esporre l'affare. Ci sono solo 13 giorni per presentare l'offerta e Saccà chiede il via libera. L'uomo fortemente voluto da Berlusconi, però, non ha fatto i conti con la pignoleria di Luigi Zanda, consigliere di minoranza. Zanda lamenta che una questione tanto importante sia trattata così a ridosso dell'asta e mette a verbale alcune osservazioni: la legge 'Roma capitale' consentirebbe alla Rai di espropriare l'area; quei terreni sono comunque destinati a verde pubblico ed è difficile che il prossimo piano regolatore ne conceda l'edificabilità; il rischio esondazione è notorio e i costi di eventuali costruzioni sono destinati a lievitare enormemente. Insieme a Marco Staderini (in quota Udc e tutt'ora consigliere), Zanda ottiene uno slittamento. Baldassarre riconvoca tutti sei giorni dopo, e questa volta Saccà si presenta con un appunto scritto nel quale rassicura i consiglieri sulla possibilità di ottenere le varianti, vanta intese con il Comune per costruire 160 mila metri cubi e ipotizza addirittura di poter arrivare a 400 mila metri. Tenuto conto di tutto ciò, Saccà sventola una perizia interna da 29 milioni di euro. Il solito Zanda fa notare che sarebbe meglio attendere l'approvazione del piano regolatore, che non è stata fatta un'analisi di fattibilità tecnica e che Saccà si è anche scordato di mettere la sua firma in calce all'appunto. Si spaventa pure il consigliere leghista Ettore Albertoni e si decide un altro rinvio. Baldassarre non perde tempo e il 30 ottobre riunisce di nuovo il cda. Al momento di votare la delibera, Zanda abbandona il consiglio e Staderini riesce giusto a far inserire una clausola in base alla quale la Rai annuncia che non comprerà i terreni da nessuno se non dalla Siciet. Un 'comma' che farà risparmiare una quindicina di milioni e che taglia fuori una serie di immobiliaristi che già sognavano di comprare e rivendere a 'Mamma Rai' a stretto giro di posta. Il 12 novembre, la Rai è l'unica a presentare l'offerta e si aggiudica i terreni per 18 milioni.
Poteva andare peggio, è vero. Ma dall'esame del carteggio tra Rai e Comune di Roma emergono una serie di macroscopici errori. La Rai non aveva mai avviato le pratiche per l'esproprio, attraverso il quale, dieci anni prima, se la sarebbe cavata con l'equivalente di 1,7 milioni di euro. Il Comune, tre mesi prima della nota presentata da Saccà al cda, aveva comunicato alla Rai che su quei terreni si potevano costruire 78 mila metro cubi (e non 160 mila come riferirà il direttore generale). Infine, la perizia interna da 29 milioni è il frutto di un clamoroso errore: somma il valore del terreno ipotizzato come edificabile (20,8 milioni) con il valore della destinazione attuale del terreno (8,9). Ovvero, gonfia il risultato sommando tra esse due situazioni chiaramente antitetiche. Se sono stati commessi reati, lo stabilirà la magistratura penale con i suoi tempi. Ma chi potrebbe fare più in fretta è la Corte dei Conti, chiamata a valutare il danno erariale.
Agostino Saccà - "... l'editto bulgaro annunciò il mio allontanamento dalla Rai (ma anche quelli di Michele Santoro e di Daniele Luttazzi), devotamente eseguito, poi, da Agostino Saccà, un uomo così fedele da dichiarare che non solo lui, ma tutta la famiglia, davano il voto a Forza Italia"..." (Enzo Biagi)
Antonio Baldassarre: da Ingrao, a Cossiga, Craxi e ora a Fini. Antonio Baldassarre è il prototipo dell'opportunista elevato alla massima potenza, dell'arrivista sempre pronto a salire sul carro del vincitore e disposto a rinnegare la sua passata militanza nel PCI, a prostituire le sue idee e le sue convinzioni politiche, a diventare antiabortista per coltivare le sue frequentazioni in Vaticano e disposto perfino a stringere amicizie poco raccomandabili con il capo dei gladiatori Cossiga, il defunto ladrone del PSI Craxi, il plurinquisito Cesare Previti e il fascista in doppiopetto Fini pur di fare carriera.Appena nominato neo presidente Rai, Baldassarre ha confermato di avere anche una "bella'' faccia di bronzo affermando di essere "un uomo senza partito e imparziale'': proprio lui che, come testimonia la sua storia politica e personale, di partiti ne ha cambiati tanti da "sinistra'' a destra ed è sempre stato al servizio di tanti padroni [...]
Stimatissimo dall'ex segretario del PCI Alessandro Natta, agli inizi degli anni '80 Baldassarre approda alla corte dell'allora neoduce Craxi. Nel 1988 Baldassarre fa parte del codazzo di politici, professori e intellettuali che a New York presero parte al banchetto della Naif, l'associazione degli emigranti di successo, organizzato per celebrare la nomina di Craxi come "italiano dell'anno'' e di cui ha parlato diffusamente Stefania Ariosto nell'ambito dei processi per corruzione giudiziaria.
Tra il 1988 e il 1994 Baldassarre frequenta assiduamente il salotto romano di Cesare Previti dove era di casa gran parte dell'entourage di Berlusconi a cominciare da Fedele Confalonieri, stringe amicizia con il futuro leader dell'Ulivo Francesco Rutelli, anche lui ospite fisso di casa Previti, e dove, secondo le inchieste dei Pm di Milano e i racconti dell'ex madrina di casa Stefania Ariosto, fra un cocktail e l'altro veniva deciso l'ammontare delle mazzette per corrompere i giudici romani e comprare le sentenze [...]
Baldassarre dalla poltrona di presidente della Consulta ha sempre lavorato per favorire i suoi sponsor politici e per accrescere le sue simpatie in Vaticano. Attacca il diritto all'aborto e viene lungamente applaudito dai ciellini a Rimini per aver detto che la 194 è fuori dalla Costituzione, boccia le regole sulla par condicio e autorizza gli spot televisivi per i referendum scatenando la gratitudine e le simpatie di Berlusconi che lo ricopre di elogi, collabora attivamente alla stesura di una possibile soluzione del conflitto di interessi che non penalizzi più di tanto Berlusconi. Più recentemente esprime un parere giuridico favorevole a Berlusconi per quanto riguarda la ricezione da parte dell'Italia delle nuove norme sul mandato di cattura europeo. Alle ultime politiche, quando Scajola, dopo aver combinato il pasticcio delle "liste civetta'', fu costretto a cercare un giurista disposto a difendere Forza Italia in Cassazione, trovò solo Antonio Baldassarre. Due pronunce quest'ultime che gli hanno fatto guadagnare anche la stima e la simpatia del neofascista Fini che Baldassarre in più di un'occasione ha già dimostrato di gradire molto volentieri.
Ettore Albertoni - Il filofascista ideologo della Lega, già craxiano. Dopo la scomparsa di Gianfranco Miglio, è lui il nuovo ideologo della Lega secessionista di Bossi [...] Dopo una lunga militanza fra le file del PSI di Craxi ai tempi della "Milano da bere'', Albertoni si è avvicinato alla Lega nella prima metà degli anni '90. Dal 1997 al 1999 è stato presidente del Comitato scientifico del "Progetto autonomia città di Bergamo'' e componente effettivo del nucleo di valutazione dei dirigenti della provincia di Bergamo. Nominato assessore alla Cultura, identità e autonomie nell'attuale giunta lombarda di Formigoni, ha inaugurato il suo incarico affermando che: "La mia cultura sarà lombardo-veneta''. Anche per questo egli è oggi considerato l'uomo che più richiama alla memoria Gianfranco Miglio.Insomma un leghista duro, puro e filofascista che non scontenta nemmeno gli alleati di AN in quanto è stata proprio sua l'idea di aprire a Salò un centro studi sulla cosiddetta "repubblica sociale''. (da www.pmli.it)
A TUTTI: IMPORTANTE!!!
HO TROVATO UNA BUONA PIATTAFORMA PER MANTENERE IN VITA FINCHE' SERVE UN VERO E PROPRIO FORUM SULL'ARGOMENTO. PER ENTRARE NEL FORUM, TROVATE UN LINK IN ALTO SULLA COLONNA DI SINISTRA. VI PREGHEREI NON SOLO DI PROSEGUIRE LA DISCUSSIONE SUL FORUM, MA ANCHE LO SFORZO AGGIUNTIVO DI RICOPIARE ED INCOLLARE I COMMENTI FIN QUI FATTI SUL FORUM RELATIVO.
SCUSATE, MA E' NECESSARIO PER NON DISPERDERE LA DISCUSSIONE. Grazie, Antonio