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Fini: con Silvio non si può discutere - An e Udc rincarano la dose: basta pagelle da lui. Berlusconi non ci sta: "ne ho ben diritto, la gente è con me"
(di Ugo Magri)
Tafazzi si è spostato a destra
L’elegante senatore dalemiano Nicola Latorre quasi non credeva alle sue orecchie, ieri mattina sul palco del teatro Lyrick di Assisi. Invece di esser lui la vittima designata, uno contro sette esponenti del centrodestra, è finita a coltellate tra gli altri partecipanti della tavola rotonda. Se ne sono dette di pesanti l’azzurro Renato Schifani da una parte, i «colonnelli» di Fini dall’altra. Addirittura il rappresentante di Forza Italia ha tagliato la corda prima che il dibattito finisse, con la scusa che perdeva l’aereo. «Mai vista una scena del genere», confida gongolante Latorre.
A Roma, nelle stesse ore, Gianfranco Fini diceva sul conto di Berlusconi tutto quello che da tempo covava dentro. Non solo critiche alla strategia politica del Cavaliere, ma accuse mirate all’uomo, al suo modo di comportarsi verso gli elettori e verso gli alleati. Gli ha consigliato un po’ di autocritica («a volte serve»). Ha fatto notare che Berlusconi premier non è stato così fantastico («Il Patto per l’Italia tenuto nel cassetto ci ha allontanato le simpatie di molti»). Ha denunciato che «il centrodestra non ha neppure un programma e un progetto nuovo per andare alle elezioni». Anzi, nella Cdl mancano addirittura «le condizioni per riunirsi e discutere di politica» poiché c’è un signore con casa ad Arcore che vuol decidere tutto lui, non accetta suggerimenti e aggredisce chi si permette di dissentire. Scatto d’orgoglio del presidente di Alleanza Nazionale: «Non accettiamo da Berlusconi pagelle su chi è buono e chi è meno buono».
Il pescatore di firme
Tutto questo, il duello rusticano ad Assisi e il freddo sfogo di Fini, è accaduto intorno a mezzogiorno. In tempo per dare agio al Cavaliere di consumare la sua vendetta. Nel primo pomeriggio è salito su un barcone del Tevere dove si raccoglievano le firme per mandare a casa Prodi. Lì Berlusconi ha estratto dal cilindro due capolavori di perfidia. Il primo, senza infingimenti: «Non ho mai dato pagelle a nessuno, anche se me lo consentirebbe la mia storia personale e ciò che ho raggiunto nel mondo imprenditoriale, dello sport e della politica». Io padreterno, i miei alleati delle nullità. Quindi ha in apparenza divagato sul sistema proporzionale, spiegando che lui è contrario perché sarebbe un tornare al passato; in realtà, facendo intendere che ci ragiona sopra poiché «chi avrebbe tutto da guadagnare è proprio Forza Italia», non certo An. Mani libere di spiegare alla gente «quello che è successo e come mai si è arrivati a questo punto». Dunque, di scaricare sui cari alleati le colpe dei fallimenti.
Pessima aria. Berlusconi che si propone come eroe solitario, abbandonato dai suoi alleati mentre regge il peso dell’opposizione, e Casini che prima lo sfotte amabilmente («Vedrete, dopo la propaganda dei banchetti Berlusconi tornerà responsabilmente al tavolo della Cdl, lui stesso sa che la strategia è sbagliata»), poi lo catechizza: «Non è che uno perde le elezioni e poi deve cercare la rivincita personale». E Bossi stesso lo bacchetta: «Si illudeva di fare cadere il governo, ma in questo si è sbagliato. E, se il governo non è caduto adesso, non cade più». Sempre meno lo scontro è sulle riforme, sul dialogo con Veltroni che An e Udc vogliono, Berlusconi no. An ha aggiustato il tiro: niente regali a Prodi, se il Pd avanzerà una proposta seria bene - «prima la legge elettorale e poi si voti», dice Fini - altrimenti referendum. Nota Formigoni, saggiamente, che Forza Italia e An parlano la stessa lingua, di Veltroni a destra nessuno si fida. Ciò che davvero monta è l’acredine personale, effetto dello stillicidio di private facezie berlusconiane sui «cugini scemi», mesi e mesi di battute sapide sulle qualità politiche di Fini, di spiritosaggini sguaiate su fidanzate e consorti che nessuno ha mai smentito in modo convincente. Non è vero, giurano ad An, che Berlusconi ha chiamato Fini per scusarsi delle volgarità di Striscia la notizia sulla sua nuova fiamma. «E poi, perché dovrebbe?», reagiscono i forzisti, «anzi è lui offeso con chi lo accusa di avere ispirato una cosa del genere».
«A un certo punto uno non ne può più e ti molla un cazzotto liberatorio», allargano le braccia ad An. Così si spiega l’esplosione d’ira degli alleati nazionali, perfino quelli tradizionalmente più in sintonia col Cavaliere. Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri, promotori del convegno di Assisi, hanno affondato senza pietà la lama. La Russa, col suo vocione da fumetto: «Se qualcuno si arrabbia perché vogliamo fare la riforma elettorale, sappia che An va dritta per la propria strada». Gasparri, tono da quirite indignato: «Chi guida una coalizione non deve alimentare frammentazioni o particolarismi».
E’ stato lì che Schifani ha fatto un salto sulla sedia: «Rimando al mittente queste osservazioni su Berlusconi, se c’è uno che si sforza di tenere unita la Cdl è proprio lui». Brusio dalla platea. Schifani: «Faremmo meglio a valorizzare la crisi politica in cui l’iniziativa del presidente Berlusconi ha spinto il governo, il duro colpo inflitto alla tenuta politica della maggioranza...». Pubblico che rumoreggia. Con Andrea Ronchi, il portavoce del partito, sferzante: «Agli amici di Forza Italia voglio dire che noi di An non siamo sotto padrone. Stare in una coalizione non significa essere in una caserma».
...e ora proviamo a goderci per qualche giorno lo spettacolo del tafazzismo che si sposta a destra. Godiamoci la notte dei lunghi coltelli. Godiamoci il fatto che con un senatore di maggioranza, per la prima volta dopo moltissimi anni, Morty vince la sfida di far approvare la finanziaria senza ricorrere al voto di fiducia. Godiamoci le coglionate del www.rivotiamo.it, che sta gettando nel ridicolo mezza Forza Italia....
Godiamoci lo spettacolo degli zerbini di Berlusconi che per qualche giorno faranno sentire il ruggito del coniglio in pubblico, mentre in privato diranno "Silvio, tu sai quanto ti stimo!" Godiamoci il fatto che per la minchiata della raccolta-firme, il testimonial più prestigioso che questa gente sia riuuscita a trovare sia il parrucchiere per signora Lele Mora.
Infine, godiamoci il fatto che Dini, dopo aver puntato, per far cadere Prodi, su un governo istituzionale guidato da Franco Marini, abbia dovuto ingoiare il rospo (cioè se stesso) di un Franco Marini che ha risposto a muso duro "non ci penso proprio". E' ovvio che in tale governo istituzionale Lambertow, grazie al suo zerovirgola, avrebbe dovuto ricoprire un ruolo di grande peso e prestigio. Oggi è una bellissima giornata autunnale, piena di sole e di luce. Dalla finestra del mio studio si gode una bellissima vista sul parco, che già indossa gli incredibili colori dell'autunno. Auguro a tutti di trascorrere una bellissima domenica, come quella che mi accingo a trascorrere io.
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