Oggi non sono ancora intervenuto sugli ultimi avvenimenti politici, perché improvvisamente mi sono reso conto di avere a che fare con un gruppo di amici (amici?!) ormai in preda al livore, che toglie lucidità, e genera incompetenza.
Ma come... il Cavaliere senza Paura distrugge a spallate (da solo, e con l'uso della sola spalla destra) l'invincibile armata dell'Unione, e voi, inetti, invidiosi e incompetenti, osate ironizzare!. Io tenterò, ancora una volta da solo, di mettere in fila i fatti, staccati dalle opinioni.
LA SPALLATA - Il 15 Novembre 2007 il Cavaliere, sia pure con un solo giorno di ritardo rispetto alle previsioni sue e di Mauro, ha fatto "implodere" la maggioranza: l'ha infatti costretta a non far ricorso al voto di fiducia. Ormai la maggioranza è in frantumi. Rischia di perdere il senatore D'Amico e Tex Willer.
I GAZEBO - Il Cavaliere, da solo, è riuscito a sistemare il giro per l'Italia prima 6.000, poi 8.000, poi "oltre 10.000" gazebo, e senza neanche dover ricorrere all'aiuto dell'infido Bossi, specialista in materia.
LA RACCOLTA FIRME - Le firme raccolte "per mandare a casa Prodi" sono ormai un torrente inarrestabile, una marea montante... L'obiettivo iniziale di 5 milioni, in un comprensibile momento di scoramento, era stato abbassato a tre milioni. Poi Forza Italia ha cominciato a dare i numeri, e da quel momento i numeri non si sono più fermati: un milione, 3,4 (quanto le primarie del PD); poi 5 milioni (raggiunto l'obiettivo iniziale), poi 5,8. Infine, alle 18 in punto di ieri, Sandro Bondi, in tempo per i TG della sera, comunica il dato finale, preciso fino al terzo decimale: Le firme sono state 7.027.734,000. Un successo clamoroso: considerando che in aprile 2006 i voti raccolti da Forza Italia sono stati esattamente 9.045.384, il Cavaliere è riuscito a portar fuori di casa, per apporre questa utilissima firma, ben il 77,7% dell'elettorato di Forza Italia. I fatti separati dalle pugnette.
P.S.: Stanotte, su Sky TG24, le firme avevano però già raggiunto gli otto milioni, pari all'88% dei voti alle politiche. Ora però non è chiaro cosa se ne farà il Cavaliere. Le raccoglierà in volume? le pubblicherà a puntate sul Geniale? le inserirà in un supplemento delle "Pagine Utili"?
LA STRATEGIA - Appare sempre più chiara la strategia del Cavaliere, mutuata dal celebre Von Kazzewitz: "Marciare divisi, colpire uniti". Per il momento questa strategia sta marciando spedita. Il Cavaliere riesce benissimo ad ingannare il nemico (e persino qualche alleato) sul "marciare divisi": Bossi ha detto (per confondere i comunisti), che Berlusconi sta facendo un piacere a Prodi; il Cavaliere annuncia la formazione di un nuovo partito (Il PDPPLL: "Parito del Popolo per le Libertà"), che affiancherà il PDPPLEF ("Partito del Popolo per l'Evasione Fiscale") ed il PDPPIFIB ("Partito del Popolo per il Falso in Bilancio")
AN, per seminare incertezza e confusione fra le legioni di parte avversa, riaccoglie a gambe aperte la figliola prodiga (de che?) Alessandra, ma fa finta di perdere la Daniela Santanscè. Adornato (ADORNATO!!!) per la prima volta in 13 anni osa "dissentire leggermente" dal Cavaliere. Ma non lasciatevi ingannare: è tutta una finta. Rientra nella sunnominata strategia di Von Kazzewitz). Casini, memore della lunga lezione forlaniana, per ora rimane "schiscio", in attesa di capire chi vincerà la battaglia, e pronto a salire in corsa sul carro più veloce. Intanto Cicchitto (che è Cicchitto!) viene addirittura fischiato in convegno di AN, sotto lo sguardo incredulo e depresso di un altro statista di grido (tale giovanardi).
LA SANTA ALLEANZA - Nel frattempo il Cavaliere, tanto per far capire che tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile, nel momento in cui fa finta di divorziare dall'UDC, dalla Lega e da AN, (che messi insieme valgono solo 9 milioni di voti), fa l'occhiolino a Storace, alla Coscialunga, a Rotondi e a Daniele Capezzone (che messi insieme valgono circa quattro voti).
_________________________________________________________________________________________
IL BLOB DELLA TERZA REPUBBLICA
Nanismo
di Maria Novella Oppo
Berlusconi ormai si attribuisce l’80 % del popolo italiano. In questo modo non si rende conto di mettere in difficoltà i suoi sottoposti, che, per non essere da meno, sono costretti a sparare percentuali ancora più alte, arrivando alla totalità dei viventi e anche qualcuno dei defunti. Cosicché, ieri mattina a Omnibus, il forzista Tajani, stretto tra le critiche dell’Udc Baccini e della direttrice del Secolo d’Italia Flavia Perina, ha detto che la totalità degli umani attribuisce a Berlusconi la statura (sic!) di grande politico, riconoscendolo come l’unico capace di dare all’Italia un ruolo nel mondo. Eppure, la cosa inspiegabile di questi calcoli «totalitari» è che, tanto più esagerano nella valutazione del consenso immaginario, tanto più deprimono le capacità reali di Berlusconi. Infatti, se, avendo dalla sua praticamente tutto il popolo italiano, è costretto comunque a stare all’opposizione, senza riuscire a prendere l’iniziativa (come accusano i suoi stessi alleati), vuol proprio dire che non ci arriva. Questione di bassa statura politica.
_________________________________________________________________________________________
Ad Assisi il centrodestra perde la Casa
Assisi. Il vice-coordinatore azzurro Fabrizio Cicchitto che, con sommo sprezzo del pericolo, offre il petto ai fischi di 1500 persone urlando: «Non ci processerete, non processerete Berlusconi e Forza Italia. Coi plotoni d’esecuzione non andrete da nessuna parte».
Il direttore di Panorama Maurizio Belpietro, giornalista che non ha mai nascosto le sue simpatie per il Cavaliere, che minaccia due volte di alzarsi dalla poltrona e di andarsene. No, non è una qualsiasi festa dell’Unità, tanto per fare un esempio. Siamo ad Assisi, il paese di San Francesco (guai però a citare Storace) scelto da Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri per radunare nel fine settimana la loro corrente ex tatarelliana, la più grande del partito di Gianfranco Fini. Così laddove sette anni fa, il 22 ottobre 2000, tra i terremotati dell’Umbria, Silvio Berlusconi dichiarò finita la lunga traversata nel deserto dell’opposizione presentando con la felicità di una sposa nel giorno delle nozze la Casa delle libertà con Fini, Bossi, Casini e Buttiglione (all’epoca esistevano ancora il Ccd e il Cdu), inizia un’altra marcia per il centrodestra italiano, ufficializzata ieri sera in piazza San Babila, con l’annuncio della nascita del partito del popolo delle libertà. La marcia solitaria del Cavaliere contro gli alleati di allora. In particolare contro l’ex amico Gianfranco che venerdì scorso, subito dopo la mancata spallata al governo Prodi sulla legge finanziaria, gli ha presentato il conto con una lettera al Corriere della sera, poi ribadita ieri in un’intervista a Repubblica: «Caro Silvio, hai fallito. Adesso voltiamo pagina e trattiamo sulla legge elettorale, altrimenti ognuno per la sua strada».
In realtà, è opinione comune qui ad Assisi, dove (ironia della sorte) si riunisce al teatro Lyrick quella che un tempo veniva definita malignamente la componente dei berluscones di An, che il leader del partito abbia presentato il conto all’ex premier non solo per la strategia da seguire con l’Unione. Ma soprattutto per la questione degli scissionisti della Destra, Storace & Santanché. Al punto che sempre Cicchitto, durante un dibattito moderato da Francesco Verderami e Gianluigi Paragone, pone provocatoriamente la domanda alla platea: «Voi pensate veramente che ci sia Berlusconi dietro Storace?». Risposta corale e prolungata: «Sììììììììììììììììììì». Ancora Cicchitto: «Allora che mi avete invitato a fare?». Altri fischi. La Russa si alza dalla presidenza con occhi spiritati e furiosi e grida: «Basta, fatelo parlare e fategli anche un applauso».
Lo stesso La Russa che però più tardi, in un altro incontro, farà perdere le staffe a Belpietro, paragonato più a un politico berlusconiano che a un giornalista. La Russa: «Caro Maurizio, tu, Cicchitto e Schifani (intervenuto il giorno precedente, sabato, ndr) forse siete arrivati troppo caricati». Belpietro: «Io sono un giornalista, ti prego di rispondere alla domanda, altrimenti mi alzo e me ne vado». Una domanda su Storace, tanto per cambiare. Ma torniamo a Cicchitto. Sempre incurante del pericolo («Sono uno contro tutti, ma ci sono abituato») si rivolge a uno dei partecipanti al dibattito, l’ex storaciano Carmelo Briguglio, rimasto in An e che ora ha fondato l’associazione Conservare il futuro: «A te Carmelo, che hai vissuto in prima persona il dramma dello strappo, decidendo di non seguire Storace, chiedo: anche tu credi che Berlusconi abbia favorito il frazionismo della Destra». Briguglio: «Da fonti dirette sappiamo che c’è la sua manina nell’operazione Santanché». Cicchitto: «È un errore pensarlo, anche perché quell’operazione ci complica i rapporti con Israele e la comunità ebraica. Sappiate però che Berlusconi è tormentato da un solo incubo: perdere un’altra volta per 24mila voti».
Lo show non è finito e non c’entrano nulla le due donne della giornata: la figliol prodiga Alessandra Mussolini, commossa fino alle lacrime per l’accoglienza ricevuta, e Michela Vittoria Brambilla, al contrario snobbata. Sul palco del Lyrick c’è anche Ferdinando Adornato, forzista dissidente. È lui a sganciare un’altra bomba: «Per me la leadership di Berlusconi non si discute ma io condivido l’intervista di Fini. Finora siamo andati avanti coltivando ognuno di noi un rapporto personale con il Cavaliere. La soluzione è convocare la costituente del Partito delle libertà entro dicembre. Berlusconi non può giocare da centravanti e da portiere. E in Forza Italia non si sta usi a obbedir tacendo. Non è una caserma».
Caserma: sembra di sentire il Follini segretario dell’Udc di qualche anno fa oppure l’Andrea Ronchi, portavoce finiano, di sabato qui ad Assisi quando ha litigato con Renato Schifani, capogruppo azzurro al Senato. Insomma il centrodestra è imploso. Come finirà è impossibile prevederlo. Ai suoi fedelissimi Fini ha confidato questo pensiero: «Stavolta per fare pace Silvio dovrà pagare un prezzo altissimo». Quale? La leadership del centrodestra o la guida di un’eventuale federazione. Altrimenti, il leader di An sarebbe pronto anche a un rassemblement centrista sotto l’egida del Ppe con Casini, Mastella, Dini e Di Pietro e il movimento di Pezzotta. Sette anni dopo quel 22 ottobre del 2000, ad Assisi è iniziata per Berlusconi simbolicamente una nuova traversata nel deserto. Stavolta senza Fini e Casini.
Fabrizio d'Esposito
CAZZOOOOO!!!! Ma di cosa stiamo parlando??? Il Cipria che minaccia di andare da solo, cambiando nome al partito; la Mussolini che ritorna in AN: il Cav. che non può più contare su UDC, AN e Lega, e si consola con Rotondi, Capezzone, la Brambilla e La Destra di Storace. Casini alla finestra. Fini che lancia penultimatum. AN che fischia Cicchitto. Fini pronto a fare un "rassemblement centrista" (?) con Casini, Mastella, Dini, Di Pietro, Pezzotta... (ma glielo ha chiesto a questi, se sono disposti a "rassemblarsi con un fascista?)
Siamo ai vaneggiamenti multipli e incrociati, e questo cazzone parla di "implosione della maggioranza", e non gli scappa neanche da ridere?
SOCIAL
Follow @Tafanus