l Tafanus si è molto occupato del caso Speciale. Nessun merito speciale: è che il puzzo di bruciato era ormai diventato talmente forte che potevamo tranquillamente definirlo tanfo. Per comodità degli "specialologi" presenti e futuri, ma anche per far contenti i Pasini & Associati (quelli che "il Tafanus si occupa solo del Rag. Grillo) vorrei intanto, e per comodità di ricerca, iniziare questo lungo post con l'elenco degli articoli dedicati a Speciale dal Tafanus, e coi relativi links:
Il Generale è molto Speciale: la guerra a Visco
http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2007/06/il_generale_mol.html
Continua lo "speciale" su Speciale
http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2007/06/continua_lo_spe.html
Generale Speciale: Una nuova P2 ricatta la politica debole
http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2007/06/affaire_special.html
Affaire Speciale: "allegro ma non troppo"
http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2007/06/affaire_special_1.html
Speciale querela Prodi e Padoa-Schioppa
http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2007/07/speciale-querel.html
La Strana coppia Di Pietro - Speciale
http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2007/09/la-strana-coppi.html
Generale "speciale": non solo spigole
http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2007/10/generale-specia.html
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In tutta questa storia, neanche i nostri hanno fatto una splendida figura. "Dilettanti allo sbaraglio" è il meno che si possa dire.
-1) Un uomo messo lì col concorso di Berlusconi & Pollari, fortemente sospettato di aver organizzato, con la gentile cooperazione della Telekom del Tronchetti della Felicità, una re spionistica illegale, criminosa, per spiare e magari sputtanare gli avversari politici, lo si caccia in maggio 2006, appena si inseda il nuovo governo; lo si mette sotto indagine, e magri lo si manda, nelle more dell'inchiesta, a dirigere la Banda Musicale del Corpo. Non è un musicista? E chi se ne frega... perchè, è forse uno strenuo combattente della grande vasione fiscale?
-2) Quando, in difesa di questo individuo, scende in campo il Ministro di Montenero di Bisaccia, contro il vice-ministro Visco (che nel frattempo sta facendo emergere evasori fiscali a legioni), e pone al governo l'aut-aut ("o io o Visco"), un governo con le palle avrebbe detto a Tonino: Lei, amico. Visco ce lo teniamo. Perchè l'utilità di Visco l'abbiamo capita. a sua, non ancora.
-3) Quando finalmente è nota a tutti la statura istituzionale del tipo (che minaccia, lancia velati - ma non troppo - messaggi ricattatori, e viene scovato a fare man bassa dei soldi della collettività per fini ludici privati); quando, cioè, è evidente la serie di possibili peculati di cui si è macchiato questo individuo, lo si denuncia, gli si strappa la fiammetta gialla dalla bellissima uniforme, la si butta nel cesso, e si tira lo scarico. A maggior ragione questo lo si fa quando la Corte dei Conti (quella stessa Corte la cui Presidenza Prodi offre a Speciale - ottenendo un rifiuto - perchè accetti la rimozione dalla GdF) scopre ed elenca, dimostrandole per tabulas, tutte le malefatte di questo individuo, per le quali elenca puntigliosamente il danno erariale e chiede il risarcimento.
-4) Qualcuno riesce ad immaginare se avremmo mai avuto l'indagine della Corte dei Conti sul Generale Speciale da parte di una Corte dei Conti presieduta da Speciale? E come sarebbe eventualmente finita?
-5) Con questi individui non si tratta. Non si offrono posizioni di elevatissimo prestigio, risarcitorie. Risarcitorie "dde chè?" E' Speciale che deve risarcire noi, non viceversa.
-6) Speciale lo si sarebbe dovuto cacciare e basta. Nessuna contropartita, e nessun circostanziato elenco di accuse specifiche. La legge stabilisce che il rapporto dell'esecutivo con le più alte cariche militari è "fiduciario". Speciale avrebbe dovuto essere cacciato senza il bisogno di frnire la benchè minima motivazione. Nel momento in cui lo si è fatto, si è dato il destro a questo "uomo delle istituzioni" di ricorrere al TAR; e il TAR, giustamente, ha fatto osservare che se si formulano accuse precise, si deve dare alla controparte il diritto al contraddittorio. Insomma, Padoa Schioppa e Prodi si sono dati la zappa sui coglioni.
-7) Padoa Schioppa non avrebbe dovuto cadere nel trappolone di andare a rispondere in parlamento, a poche ore dalla sentenza del TAR, senza neanche aver letto le morivazioni della sentenza. Avrebbe potuto e dovuto dire: "Verrò quando avrò elementi per rispondere": e cioè almeno le motivazioni della sentenza del TAR. Invece è andato in parlamento, non ha detto nulla, ma si è esposto al solito fuoco di fila propagandistico dei fascisti, culminato con l'immancabile richiesta di dimissioni da parte del prevedibile Gasparri.
Per completare e concludere, alleghiamo gli informatissimi articoli dei soliti D'Avanzo e Bonini: il primo sugli errori procedurali dei nostri dilettanti; il secondo sulle ultime, "ineleganti" faccenduole emerse circa i comportamenti di Speciale, Uomo delle Istituzioni.
La trappola del generale
di GIUSEPPE D'AVANZO - Repubblica.it
ROMA - Il generale confonde le acque: "L'attuale comandante della Guardia di Finanza, decade: io sono stato reintegrato automaticamente". Se si vuole comprendere per bene chi è il generale Roberto Speciale, quale spirito istituzionale lo anima, come intende il servizio allo Stato e alla Costituzione, bisogna soltanto ascoltarlo.
Sono le sue parole che ce lo raccontano. La sua arrogante noncuranza per leggi, l'indifferenza per una corretta lealtà istituzionale lo rappresentano meglio di qualsiasi giudizio o sentenza. Il tribunale amministrativo del Lazio accoglie il ricorso del generale. Il governo ha molto pasticciato nel sostituirlo. Non ha più nessuna fiducia in quell'ufficiale eppure, per liberarsene, lo propone per la Corte dei Conti. Primo errore.
Poi, l'Esecutivo ci ripensa. Speciale l'ha fatta troppo grossa per ottenere un qualsiasi altro incarico di prestigio e senza "una corretta e precisa motivazione" sostiene il Tar - quindi, non secondo "procedure acconce" - Speciale viene sostituito. Il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa rende pubblica dinanzi alle Camere la necessità di allontanare un ufficiale sleale e inidoneo. Nomina il suo successore, senza revocarne l'incarico. Secondo errore.
E' uno sgorbio, "un eccesso di potere" per la magistratura amministrativa. Quest'esito permetterà forse a Roberto Speciale, come dice, di presentarsi lunedì al comando generale della Guardia di Finanza? Naturalmente, no. Lo spiegano con apprezzabile equilibrio, onesta serenità proprio gli avvocati del generale. "Speciale dovrebbe essere reintegrato nei ruoli dell'amministrazione militare di provenienza, ovvero l'Esercito, e lui ormai come ufficiale delle Forze Armate è in pensione". E poi, il comando della Guardia di Finanza è "un incarico fiduciario" nella esclusiva disponibilità dell'Esecutivo e non ancora della magistratura amministrativa.
Roberto Speciale non rimetterà mai più piede alla Guardia di Finanza. Lo sa, e nonostante lo sappia, finge di non saperlo per trasformare un affare amministrativo, affrontato dal governo con uno sconcertante dilettantismo, in un conflitto istituzionale, in "caso politico". Dimentico della spensieratezza con cui ha dissipato, a piacer suo, beni pubblici (è sotto inchiesta), Roberto Speciale avvelena la comprensione della sentenza del Tar, la inquina confermando quel che è una costante dei suoi comportamenti: egli, con ostinazione, nega al governo del centrosinistra - come ha fatto durante il tempo del suo comando e contrariamente a quanto gli è capitato di fare nella legislatura del centrodestra - le prerogative proprie dell'Esecutivo. Non le riconosce. Le contesta alla radice con un'interpretazione tutta politica che si può dire "eversiva" del suo ruolo e della sua funzione.
Nelle mosse di Speciale contro il governo ci sono soltanto ragioni politiche. La "schiena diritta del soldato" è enfasi di facciata, buona per gli ingenui. Politico è lo scontro che il generale ingaggia con il viceministro dell'Economia Vincenzo Visco, fin da primo giorno dell'insediamento del governo. Visco ritorna al ministero dove fu già ministro delle Finanze con la missione di riportare nelle casse dello Stato parte dei miliardi evasi al fisco. Conosce la dedizione della Guardia di Finanza, ma è consapevole che esistono aree di complicità con i poteri politici, economici e finanziari.
Chiede informazioni, vuole saperne di più. Gli viene detto, anche autorevolmente, che a Milano si è creata un'incrostazione che sembra far capo agli ufficiali che Giulio Tremonti, ministro dell'Economia del governo Berlusconi, ha scelto, indicato e promosso con il consenso del disponibile e "sempre sugli attenti" Roberto Speciale ("E' un intreccio, sempre gli stessi, sempre negli stessi luoghi, sempre a contatto con gli stessi interessi"). Chiede che il comandante vi ponga rimedio sostituendoli, "senza danneggiarne la carriera" e "senza indicarne i successori". Se avesse voluto punirli per l'inchiesta Unipol, come poi dirà Speciale, li avrebbe danneggiati. Se avesse voluto controllare l'indagine, come insinua il generale sostenuto dal coro di centrodestra, avrebbe scelto per la bisogna ufficiali affidabili e fedeli. Li lascia invece scegliere al comandante. Visco s'inganna ad affidarsi, in quest'operazione di risanamento, a un gruppo che ritiene più attendibile sottovalutando che il gruppo uscente gli avrebbe teso un "trappolone". Speciale lo prepara con cura. Provoca il viceministro. Visco reagisce. E il generale lo attende al varco. Si procura testimoni (suoi collaboratori e subordinati); prende nota di ogni parola; annota ogni telefonata fino a quando non fa scattare il trabocchetto. Denuncia addirittura il viceministro alla procura di Roma, che chiederà l'archiviazione.
L'errore del governo in quel conflitto fu di non rendere esplicite le ragioni dell'insoddisfazione per il comando di Speciale, di non fare della trasparenza di un'istituzione essenziale come la Guardia di Finanza una questione pubblica. Si può intuire che quella scelta sia stata il frutto di una sensibilità istituzionale. Il governo ha voluto risparmiare alla Finanza e agli apparati dello Stato uno strappo. Fu sottovalutato in quell'occasione il ruolo distruttivo e "politico" che, al di là di ogni lealtà istituzionale, il generale si è attribuito o gli è stato attribuito.
Lo stesso ingenuo errore è stato commesso quando finalmente è apparso chiaro che Roberto Speciale andava sostituito. Invece, di rendere pubbliche fin da subito le sue gravi condotte, si è cercato con il generale il compromesso, la buonuscita di prestigio alla Corte dei Conti, senza comprendere che la trattativa per Speciale era soltanto l'occasione per un nuovo "trappolone". Che puntualmente è scattato, complice l'approssimazione dello staff di Padoa-Schioppa. In questa storia, non si sa se trovare più sorprendente il dilettantismo amministrativo del governo o la cieca timidezza che impedisce all'Esecutivo di scorgere - e affrontare con la necessaria energia - avversari politici e scorretti servitori dello Stato.
E per il generale l'elicottero diventa taxi
(di Carlo Bonini - Repubblica.it)
Ecco i documenti riservati in base ai quali la procura militare e la Corte dei Conti indagano l'ex comandante della Finanza per peculato - Voli speciali per fare anche solo 38 km - In 17 pagine il racconto della passione aeronauticadel comandante - I dettagli dei tratti percorsi e i nominativi degli ospiti a bordo in ogni viaggio
ROMA - Per il Tar, dunque, bisogna chiedere scusa. All'uomo e al generale dalla schiena dritta. Eppure, un fascio di nuovi documenti riservati, redatti e custoditi dal Comando generale, in possesso della procura militare (che lo indaga per peculato), della Corte dei Conti (che gli chiederà conto del danno erariale) e del Governo (che lo ha cacciato), raccontano un'altra storia.
Non c'entrano le spigole di Passo Rolle, questa volta, ma sempre di frenesia aeronautica si parla. Duecentocinquanta voli tra il novembre del 2003 e il maggio di quest'anno, su aerei (Atr-42) ed elicotteri (Ab412) del Corpo che guidava. Documentati in diciassette pagine che propongono il dettaglio - piani di volo, passeggeri ospiti, tratte, ragioni ufficiali dei trasferimenti - della passione che aveva rapito il generale (i documenti si possono leggere integralmente nel sito di "Repubblica": "Tutti i voli del Generale speciale"). Che definiscono quale grado di parossismo avesse raggiunto e con quali costi per le casse dello Stato (un'ora di volo dell'Atr42 arriva intorno ai 6 mila euro. Per un elicottero, si superano i 3 mila).
Speciale volava. Volava. Ogni volta che poteva. E mai solo. Volava persino nel cortile di casa, appena fuori il Grande Raccordo anulare. Tra un umiliante battere di tacchi e i moccoli dei piloti di stanza a Pratica di Mare. Accade il 5, il 9 e il 12 dicembre del 2003. Accade di nuovo il 24 giugno 2004, il 13 novembre e il 18 dicembre 2006, il 12 febbraio e il 29 maggio 2007. Il generale deve raggiungere Ostia, viale delle Fiamme Gialle, sede della scuola di polizia tributaria. Da viale XXI aprile, sede del Comando Generale, sono 38 chilometri di asfalto. In auto e senza sirena, 45 minuti, al costo di 5 euro di benzina. In auto e con sirena, la metà (almeno in termini di tempo). Ma non è cosa da lui. Il generale vola. Anche se, va da sé, non c'è urgenza di scapicollarsi.
Al Lido lo attendono ora dei noiosissimi convegni ("Semestre italiano di presidenza Ue. Bilancio di un'esperienza"; "La tassazione delle imprese a livello europeo"; "Manovra finanziaria 2007. Riflessi sugli operatori economici e istituzionali"), ora la consegna di qualche diploma e distintivo. L'elicottero è perfetto. Una breve corsa con autista dal Comando fino all'aeroporto dell'Urbe, dove attende un AB412 fatto decollare da Pratica di Mare, e di qui, in dieci minuti, lo spettacolo delle auto incolonnate sul Raccordo. Del resto, Speciale ama Ostia e il suo Lido. E' casa sua. La sua villa è a pochi chilometri. E una delle prime migliorie che ha disposto da comandante è stata la ristrutturazione del "Circolo del Finanziere", manufatto demaniale che guarda il mare. Via il circolo sottufficiali e, al suo posto, un appartamentino con vasca idromassaggio.
L'uomo non sembra resistere alla passione anche quando palesemente incongrua e difficile da giustificare con l'argomento della dovuta rappresentanza istituzionale. Il primo di luglio 2004 e il 9 maggio di quest'anno la sua coscienza lo convince dell'opportunità di raggiungere i miracolosi luoghi di Padre Pio. Dal cielo. Nella prima occasione (che il Comando Generale così annota: "Celebrazione eucaristica per la consacrazione e dedicazione della nuova chiesa di san Pio"), si porta dietro la moglie. Nella seconda, infila l'omaggio al Santo durante un'ispezione al Comando regionale del Molise. Anche perché l'uomo non ama perdere il suo tempo. Come si può vedere dal dettaglio dei voli su Capri.
Nell'isola, il generale è un habitué (scende al "Palace", mai da solo). Ed esattamente come sulle nevi di Passo Rolle arriva planando e riparte in decollo verticale. Il 15 agosto 2005 (una delle quattro volte, in cui il generale è dato su per aria), per ottemperare alla seccatura della riunione di routine del Comitato per l'ordine e la sicurezza al Viminale, organizza l'elicottero per sé, il suo capo di Stato maggiore Emilio Spaziante e le rispettive mogli. Un fulmineo andirivieni. L'elicottero li preleva a Capri, li aspetta a Roma, e, a incombenza terminata, torna a depositarli sull'isola, in tempo per una "pezzogna all'acqua pazza" guardando il Golfo.
Amava le cose belle, il generale. E i suoi amici (tra cui la sua ex segretaria allo Stato maggiore esercito, premiata con un incarico dirigenziale al Sismi) ne godevano con lui. Soprattutto quando non la prua dell'elicottero, ma quella dell'Atr-42 si volgeva verso le nevi delle Dolomiti (scali a Verona e Bolzano), il mare di Alghero, l'amata Sicilia, le luci di Parigi.
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