Ada Rovatti appartiene a quella crescente schiera di giovani italiani con gli attributi, che hanno iniziato, quasi tutti, con una solida cultura musicale classica acquisita in Italia in anni giovanili; hanno vinto borse di studio nel prestigiosissimo (e costosissimo) Berklee College of Music di Boston; hanno sfondato. Sfondano perchè alla preparaziopne accademica ed alla educazione classica europea, aggiungono rapidamente i linguaggi tipici del jazz, ma con quella "marcia in più" derivante dal DNA musicale europeo. Ada Rovatti non fa eccezione. Giovanissima, conduce già una band di grandi dimensioni e un quartetto. Ha conosciuto musicalmente (e poi ha sposato) il trombettista Randy Brecker. Suona, compone, arrangia, dirige... ed è solo all'inizio della sua giovane carriera.
Abbiamo tratto questa bella intervista di Marco Lovasio dal sito www.jazzitalia.net, e ve ne sottoponiamo un estratto. Integriamo questa intervista, che è del 2004, con un aggiornamento: nel 2005 ha inciso, col quartetto (e quindi sentirete anche il consorte Randy Brecker) l'album "Airbop", dal quale è tratto il brano omonimo che offriremo al vostro ascolto. L'album è entrato, nel 2005, nella "top ten" delle produzioni jazzistiche. Insomma, Ada Rovatti, un pezzo dell'Italia che ci inorgoglisce.
Ada Rovatti, giovante sassofonista italiana, risiede a New York e si sta imponendo sulla scena jazz in modo sempre più evidente. E' titolare di due band con cui ha inciso già alcuni CD "Under the Hat" e "For Rent".
M.L.: Ada, come è avvenuta la scelta del sax?
A.R.: Ho iniziato a studiare pianoforte classico a 4 anni sotto la guida di mia nonna, fino verso i 17 anni. Ho iniziato a studiare Il sassofono tardi: mio fratello ascoltava rhythm & blues, e per qualche ragione sono rimasta affascinata dalla sezione fiati, in particolare del sassofono che come sonorità è molto umana e ricorda la voce umana. Penso al sassofono come ad un'estesione delle corde vocali...e devo dire che anche l'idea di suonare uno strumento così inusuale per una ragazza mi intrigava.
M.L.: E la decisione di andare a vivere a NY?
A.R.: Prima di venire a vivere a NY avevo già vissuto a Boston per quasi tre anni (andando avanti e indietro dall'Italia) e poi ho vissuto per quasi un anno a Parigi. A Parigi ho avuto molte difficoltà ad inserirmi nell'ambiente jazzistico, probabilmente perchè non ero ancora musicalmente pronta o per differenza culturale...specialmente arrivando da una mentalità come quella degli Stati Uniti. Probabilmente se tornassi a Parigi adesso forse mi troverei meglio...Ho comunque conosciuto persone splendide a Parigi e musicisti incredibili. Dopo l'esperienza francese ho deciso di trasferirmi a NY per mettere a fuoco quello che volevo e soprattutto avevo bisogno suonare il più possibile cosa che sia in Italia che Parigi non riuscivo a fare. A NY si possono trovare tutte le sere jam session e questo mi ha aiutata ad accelerare l'assorbimento del linguaggio jazz. Avevo anche bisogno di responsabilizzarmi di più come Band Leader e farmi le ossa anche come business woman e non c'è posto più stimolante che New York. Devo dire che ho anche una personalità per cui se non sono stimolata continuamente perdo l'interesse e l'attenzione facilmente...ho bisogno di continui "input". New York mi ha dato l'opportunità di conoscere persone di culture diverse, di suonare generi diversi dallo swing alla fusion, alla salsa a diverse Big Band e così mantengo viva la mia voglia di esplorare.
M.L.: Una donna che suona il sax! Hai mai trovato diffidenza o maggiori difficoltà dei colleghi uomini....?
A.R.: Sì...e non poche. Comunque alla fine prevale la musica.
M.L.: Due gruppi, due anime: il quartetto jazz e gli Elephunk più fusion in cui sei anche arrangiatrice. Dove si esprime la vera Ada Rovatti?
A.R.: In tutte e due le situazioni. Come ho già detto prima, per mantenere alta la mia creatività e attenzione ho bisogno di diversificazione e il fatto di avere 2 bands con 2 repertori diversi mi spinge a una costante ricerca. Quello che compongo riflette cosa sto ascoltando in quel dato periodo e mi sono resa conto che nel mio repertorio avevo diversi brani che non sempre si affiancavano come stile e quindi ho deciso di creare 2 band diverse. In più riguardo gli Elephunk volevo continuare ad arrangiare per i fiati, cosa che non ho fatto tanto dopo l'ultimo semestre della Berklee.
M.L.: Nei tuoi lavori c'è sempre Randy Brecker, praticamente un'istituzione! Come è nata la vostra collaborazione?
A.R.: Ho conosciuto Randy a Lugano, mi è stato presentato da Franco Ambrosetti. Randy venne a suonare qualche giorno dopo come guest-star in una big band diretta dal Gabriele Comeglio in cui suonavo. Dopo il concerto in Italia siamo rimasti in contatto e pian piano è nata un'amicizia...sfociata poi in un matrimonio 2 anni fa. Ho un'ammirazione incredibile per Randy sia come persona che come musicista: è molto creativo e si mette sempre in discussione per migliorare. E' una costante ispirazione: mi ha insegnato molto sia a livello umano che a livello musicale...credo che abbia tirato e tiri tuttora fuori il meglio di me e mi spinge ogni giorno a migliorare.
M.L.: Chi hai conosciuto a NY nell'ambiente con cui ha solidarizzato?
A.R.: Ho conosciuto diverse altre musiciste donne e l'ambiente è comunque ancora ridotto, siamo ancora in poche (senza dubbio molte più che in Italia). Tra queste Maria Schneider che ringrazierò sempre per l'aiuto e l'energia che mi ha dato quando sono arrivata a NY. Ho legato molto con una pianista canadese: Jill McCarron che compare nel mio CD insieme a Nikki Parrott contrabbassista Australiana, Paul Nowinski, Luis Resto, bravissimo compositore e pianista nonchè produttore di Eminem. Nelle situazioni dove sono la leader della band, tendo ad assumere musicisti che oltre ad essere bravi devono avere un atteggiamento positivo verso la musica e di rispetto verso gli altri musicisti. Sono molto selettiva. Non voglio divismi o "prime donne" perchè danneggerebbe la musica e la vita del musicista è già dura di per se che non ho bisogno di ulteriori mal di testa! Ho avuto occasione di suonare spesso con Les Paul ed è uno dei musicisti che mi ha completamente stravolto! Ha un bagaglio musicale come pochi, ed è sempre stato un mio sostenitore, dandomi preziosi consigli.
M.L.: Il grande Bob Berg ha suonato anche tuoi brani. Lo hai conosciuto? Hai un ricordo di lui?
A.R.: Sì. Ho una registrazione dal vivo di un mio pezzo, registrata a Londra. Bob era molto amico di Randy e di conseguenza ho avuto diverse occasioni di frequentarlo. Le prime volte che lo incontrai avevo un senso di timore, forse indotto dalle storie che avevo sentito di lui, ma di fronte a quella facciata da burbero ho scoperto che si nascondeva un personalità molto sensibile e lo si sentiva nel suo suonare. Sul palco Bob esigeva molto dagli altri musicisti ma anche da se stesso e si sentiva, si dava completamente alla musica. Per me è stato ed è tuttora una delle più importanti influenze. Sono stata al funerale e per lungo tempo ogni volta che toccavo il sassofono avevo quasi un senso di colpa dovuto al fatto di potere ancora suonare e invece lui, che veramente meritava di suonare, non poteva più farlo. E' stato per tutti una perdita incolmabile.
M.L.: Ascoltando i tuoi CD predomina l'aspetto compositivo. Ti piace comporre?
A.R.: Mi piace molto comporre e per un certo senso credo che delinei molto la mia personalità, forse più che come strumentista. Sono due cose ben diverse, se non mi piace qualcosa di un pezzo ho tempo di cambiarla anche dopo mesi e mesi ma come improvvisatore devi dare tutto sul momento e una volta che hai registrato, quello che hai detto è li sul Cd, non puoi fare gran che. Come musicista ho ancora tanta strada da fare e specialmente avendo a che fare "in casa" con musicisti come Randy e Michael e stando in un ambiente così prolifico di talenti e masters è normale mettersi in discussione quotidianamente!
M.L.: OK, ora una domanda ovvia...cosa pensano in America del jazz suonato in Europa e, più in particolare, in Italia?
A.R.: Non c'è musicista americano che quando mi incontri e sapendo che sono Italiana, non mi faccia una lista di talenti italiani che ha conosciuto o con cui ha suonato in Italia, da Dado Moroni, a Pieranunzi, a Stefano Di Battista a Rosario Giuliani, Rava ecc. Sono molto ben visti e rispettati e non hanno niente da invidiare ai ben conosciuti artisti americani.
Il brano offerto al vostro ascolto questa settimana è quello che dà il titolo all'album "Airbop", inciso mel 2005, col quartetto, di cui fa parte anche il trpmbettista e marito Randy Brecker.
Ada Rovatti & Randy Brecker - Airbop
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