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Affidate a fedelissimi. E a uomini di Cl. Così si consolida il potere del governatore. In vista del grande salto verso la politica nazionale
Roberto Formigoni non perde un colpo. Il grande puzzle lombardo costruito attraverso un sistema di potere garantito da tre vittorie elettorali di fila non ammette cedimenti. La sua rete di relazioni politiche e d'affari, una sorta di Formigoni Spa, regge grazie ad azionisti di grande fedeltà e spirito di iniziativa riuniti dalla militanza nel movimento di Comunione e Liberazione. Ricostruire la rete non è facile. Ci vuole pazienza e attenzione. C'è dentro un po' di tutto: sanità, appalti, edilizia, trasporti e grandi infrastrutture, il business delle fiere. Dell'intero sistema si è fatto un'idea chi, alla fine di novembre, ha visitato Matching, il grande appuntamento annuale per le 33 mila aziende aderenti alla Compagnia delle Opere, network associativo di Cl.
La macchina del consenso
Proprio in questi giorni Formigoni si sta giocando una partita decisiva sia politica che economica. Entro il 31 dicembre il governatore della Lombardia deve chiudere la trattativa per le nomine nella sanità regionale. Sono in gioco le poltrone dei dirigenti che controllano tre quarti della spesa pubblica del Pirellone[...] La spesa sanitaria lombarda alimenta una macchina del consenso formidabile. Un fiume di denaro pubblico manovrato da decine di fiduciari nominati dai politici della giunta regionale. Il piatto forte sono i 44 direttori generali distribuiti fra 15 Asl e 29 ospedali-azienda, tutti in scadenza al 31 dicembre [...] Formigoni si è formalmente riservato ogni decisione su Asl e ospedali, intestandosi tra l'altro un indirizzo email per raccogliere denunce e segnalazioni dei cittadini sui dirigenti già in carica [...]
La base della trattativa sarà l'attuale mappa della lottizzazione sanitaria, che 'L'espresso' è in grado di ricostruire: 29 poltrone a Forza Italia, otto ad An, sei alla Lega, una all'Udc. I più decisi a minare questo equilibrio sono i lumbard di Umberto Bossi, che puntano a raggiungere quota 14, ma faticano a reclutare fedeli tra i primari. (...ma come...i patani non erano "quelli che Roma Ladrona la Lega non perdona"?...) A surriscaldare la partita è il clima di fine stagione che domina le truppe cielline: consapevoli delle ambizioni da leader nazionale di Formigoni, i fedelissimi stanno premendo per sistemarsi prima che sia troppo tardi. Di qui la corsa di decine di ciellini dei settori più vari a farsi largo tra i 509 candidati già ammessi nell''elenco degli idonei'. Dei 44 in carica, solo metà ha avuto rassicurazioni di una riconferma. Tra gli intoccabili deve trovare posto, con i formigoniani doc, almeno una mezza dozzina di 'abelliani'. E a complicare i giochi in Forza Italia è la perentoria richiesta di Berlusconi di riservare almeno tre poltrone a suoi fiduciari.
In nome della trasparenza, l'opposizione chiedeva almeno il curriculum degli 'idonei', ma la giunta lo ha negato appellandosi alla privacy. Controllando gli unici dati pubblici dei candidati, cioè nome e data di nascita, i Verdi hanno trovato ex dirigenti del Milan, veterinari, politici trombati e perfino pregiudicati. Caustico il commento del loro leader lombardo Carlo Monguzzi: "Mi accontenterei che la giunta Formigoni rispettasse il mio disegno di legge che chiede alla regione di riservare almeno il 25 per cento delle nomine a non ciellini".
Le indiscrezioni più attendibili sui grandi ospedali sembrano destinate a riaccendere le polemiche. Al San Matteo di Pavia, dopo 20 anni, la giunta ha silurato Giovanni Azzaretti, sorpreso a firmare un accordo edilizio-sanitario nella doppia veste di numero uno dell'ospedale pubblico e, contemporaneamente, di presidente privato della Terme di Salice spa. Al suo posto Abelli vuole imporre Pietro Caltagirone, che tecnicamente è un pregiudicato: condannato con sentenza definitiva per abuso d'ufficio e falso ideologico per un appalto truccato nel 1998, quando amministrava il Niguarda di Milano [...] All'inizio del 2007, però, il bollettino ufficiale della Lombardia sembra annunciare la svolta: per evitare "discredito" e "disdoro" alla sanità regionale, i manager dovranno avere requisiti morali più severi che nel resto d'Italia. Per bloccare la nomina, dunque, basta una qualsiasi condanna, "anche non definitiva, anche sospesa condizionalmente". Per quali accuse? L'elenco comprende undici reati contro la pubblica amministrazione. Praticamente tutti, tranne il falso ideologico e l'abuso. Gli stessi per cui, oltre a Caltagirone, era stato condannato Vito Corrao, già amministratore (contestatissimo) del Fatebenefratelli, ma colpito dalla sentenza definitiva quando ormai guidava l'ospedale ortopedico Gaetano Pini.
Sicuri della nomina si sentono i manager ciellini più vicini a Formigoni. Il numero uno è Claudio Lucchina, attuale superdirigente di tutta la sanità lombarda. Professionalmente indiscutibile, è appena inciampato in una brutta richiesta di rinvio a giudizio: nel 2001-2002, quando guidava l'ospedale pubblico di Varese (dove è nato), ha fatto subentrare una ditta di Gela a un'altra impresa siciliana che aveva vinto l'appalto per il nuovo padiglione di malattie infettive, dimenticandosi di chiedere al prefetto se il titolare avesse problemi di mafia. Sfortunatamente in quei giorni l'imprenditore era in galera proprio per associazione mafiosa. Lucchina avrebbe favorito l'azienda di Gela anche con una variante ritenuta illegale, che ha alzato il prezzo di 7,7 milioni di euro, approvata il 31 dicembre 2002, il giorno prima di essere promosso ai vertici del Pirellone. Di una successiva truffa alla Regione, che continuava a pagare ignorando le modifiche del progetto, risponde anche Roberto Rotasperti, il manager ospedaliero che si era fatto sequestrare i bigliettini della famosa lottizzazione di San Silvestro del 1994: i nomi dei raccomandati e, tra parentesi, le sigle dei partiti. Nella sentenza finale si legge che la lottizzazione è provata, anzi è "la base dell'intreccio perverso tra affari e politica", ma dopo una leggina del '97 "non è più prevista come reato". A quel punto Rotasperti è passato all'Asl di Sondrio [...]
Ritardo continuo
"Il nodo è sciolto", proclamava orgoglioso il 9 settembre scorso Formigoni mentre inaugurava i quattro nuovi binari d'ingresso a Milano, tra Bovisa e la zona Fiera, delle Ferrovie Nord. [...] A dispetto dei proclami roboanti e dell'inaugurazione in pompa magna del nuovo tratto di ferrovia alla presenza anche del ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, i ritardi cronici, concentrati nelle ore di punta, sono diminuiti solo di poco. Peggio. Migliaia e migliaia di viaggiatori in arrivo da Como, da Varese, dalla Brianza e da Novara sono costretti a servirsi di carrozze sporche e malconce. Circa un terzo dei vagoni in circolazione è stato costruito oltre mezzo secolo fa e dei 33 treni ordinati nel 2001 all'Ansaldo, soltanto un paio potrebbero entrare in servizio regolare entro qualche settimana. Come dire, di questo passo le Nord minacciano di restare ancora a lungo un capitolo fallimentare della gestione formigoniana [...]
Mercanti in Fiera
Cosa mi conviene? Sotto questa domanda proiettata a caratteri cubitali, mercoledì 21 novembre si è riunita alla Fiera di Milano l'assemblea della Compagnia delle Opere. La risposta implicita nella dozzina d'interventi di piccoli e piccolissimi imprenditori sfilati sul palco era che, indubbiamente, iscriversi alla Compagnia conviene. Nelle loro parole veniva raffigurata l'immagine di una lobby un po' speciale, in grado di dare concretezza alla parola fiducia, nel senso che un associato mai ne fregherebbe un altro.
Vista in azione a Milano e in Lombardia, però, la Compagnia mostra un volto che supera quello semi-ufficiale di Confindustria dei cattolici vicini a Comunione e Liberazione (Cl). Il rapporto strettissimo con Formigoni ha spesso cancellato il confine tra Compagnia e istituzioni. Un esempio arriva dalla rete di 24 uffici di rappresentanza che la Lombardia ha aperto nel mondo. In sette casi, dalla California al Kazakhstan, la rappresentanza regionale è infatti costituita dagli uffici locali di Co.Export, un consorzio fondato dalla Compagnia - e finanziato dalla Regione - per favorire gli affari all'estero [...]
Fede, castità e conti esteri in comunità
Una fondazione-schermo che custodisce un tesoro segreto. Una storia internazionale di affari, politica e religione che per la prima volta è possibile documentare. Roberto Formigoni è al governo in Lombardia da più di 12 anni, eppure pochissimi elettori sanno che sul palazzo del potere regionale domina una specie di volta celeste: un'élite di personaggi-chiave, selezionati all'interno di un'associazione chiusa e riservatissima, che non pubblica bilanci né elenchi degli iscritti. Si chiamano Memores Domini (in latino, 'Coloro che ricordano il Signore') e formano il cosiddetto 'Gruppo Adulto' di Comunione e liberazione, il movimento fondato nel 1954 da don Luigi Giussani. Nel sito di Cl, i Memores si dichiarano "presenti in 31 nazioni oltre l'Italia", dove conterebbero tra i 1.600 e i 1.800 associati. Integralmente cattolici, vivono in case-comunità formate da tre a 12 componenti, che pregano insieme ogni giorno e devono rispettare i voti di castità, povertà e obbedienza ai superiori. Tra i politici, il più famoso è proprio Formigoni, ma dei Memores fanno parte alcuni dei suoi più stretti collaboratori, come il fidato segretario particolare in regione, Fabrizio Rota, e il tesoriere della sua campagna elettorale, Alberto Perego. Quest'ultimo, fino a pochi mesi fa, viveva nella stessa casa-comunità di Formigoni, in via Villani a Milano, svuotata e ristrutturata subito dopo un imprevisto blitz giudiziario. (...si, lo ricordo il Formigoni ligio al voto di povertà. Quando ancora facevo vela, un giorno comparve nel mio porticciolo - Beaulieu s/m - con un "ferro da stiro" a motore tanto costoso quanto brutto. Equipaggio e compagnia di soli uomini. Saranno stati dei co-memores?...NdR)
Perego e Rota infatti, oltre che dalla fede, sono uniti da una rete di conti esteri scoperti dalla Guardia di finanza indagando sullo scandalo Oil for Food: tangenti al regime di Saddam Hussein pagate fino alla vigilia della guerra da due piccole società petrolifere italiane, raccomandate da Formigoni all'allora ministro cattolico iracheno Tarek Aziz, ora detenuto a Baghdad. Per questa corruzione internazionale la Procura di Milano ha inquisito un vecchio amico del governatore lombardo, Marco Mazarino De Petro, ex sindaco ciellino di Chiavari, accusato di aver intascato tangenti (e finanziato una mazzetta a Saddam) attraverso conti off-shore intestati a tre società-schermo con lo stesso nome: Candonly. Il problema è che quei depositi esteri di De Petro comunicano, anche per versamenti considerati illeciti, con una rete di conti che hanno per beneficiari economici Rota e Perego, come confermano i documenti bancari che 'L'espresso' è in grado di svelare.
In cima alla piramide c'è una fondazione di Vaduz chiamata Memalfa, che controlla due conti a Lucerna (banca Falck & Cie, numero 307555) e Chiasso (Bsi Z351640). Nell'atto costitutivo si legge che Memalfa ha come "primi beneficiari Alberto Perego e Fabrizio Rota": se uno muore, eredita l'altro, ma "dopo il decesso del secondo, tutti i valori vanno trasferiti alla Associazione Memores di via Solaro 13, Massagno, CH". Il sito della diocesi del Canton Ticino informa che a quell'indirizzo ha sede una casa-comunità dei Memores. Nella stessa residenza, secondo le Fiamme gialle, c'è un'abitazione di un leader di Cl nella Svizzera italiana, Claudio Mesoniat, direttore del quotidiano vescovile 'Il Giornale del Popolo'.
Sui conti svizzeri della fondazione di Vaduz sono finiti, tra l'altro, 829 mila dollari versati tra il 1995 e il 2001 dalla Alenia, la fabbrica italiana di sistemi radar. Il direttore, Giancarlo Elmi, ha spiegato a verbale: "Erano consulenze per De Petro, che ci aiutò a ottenere un appalto da 20 milioni di dollari a Baghdad, poi bloccato dagli americani. (...insomma, una sorta di "provvigione anticipata", di nuovo genere: pagata ad affare NON concluso... NdR)
Nel '98 stava per vincerlo una ditta francese, ma Formigoni intervenne per l'Alenia con una lettera perentoria ad Aziz". Quei bonifici finivano in prima battuta a Candonly-De Petro, ma poi venivano riversati sui conti di Memalfa o su un altro deposito svizzero, chiamato Paiolo, intestato solo a Perego. In tasca a De Petro sono invece rimasti i soldi del petrolio e altre consulenze per l'Alenia a Cuba. Interrogato per Oil for Food, Perego ha provato a smentire: "Non ho conti in Svizzera e non ho mai utilizzato la fondazione Memalfa, che non ha nulla a che fare con i Memores". Rogatorie alla mano, il pm Alfredo Robledo lo ha accusato di violare l'ottavo comandamento: 'Non dire falsa testimonianza'. Ma la dettagliata contabilità delle banche mette in dubbio anche il voto di povertà. Quei conti svizzeri funzionano come un fondo speculativo: comprano e rivendono, con laute plusvalenze, prodotti d'alta finanza e azioni di multinazionali come Nestlè, Edf, Novartis, Bofa, Csfb, Cisco, Thornill. In una nota del fiduciario bancario si legge che Perego, commercialista a Milano dello studio Interfield-Sciumè (banchiere ciellino ora imputato del crac Parmalat), avrebbe creato la rete estera per intascare "in regime off-shore", cioè senza pagare le tasse, i soldi "fatturati in Italia" [...]
Tra gli interrogativi che attendono risposta dalle indagini, c'è anche un bonifico inquietante: 80 milioni di lire che una banca di Zurigo trasferisce su un altro conto svizzero, tra l'8 e il 10 luglio 1997, "per ordine telefonico di Perego". Il beneficiario finale, secondo la Finanza, è l'ex terrorista Marco Barbone, l'assassino del giornalista Walter Tobagi. Pentito e scarcerato, l'ex killer era diventato ciellino. Dunque i soldi dei Memores, fino a prova contraria, potrebbero avere una causale sacrosanta. Ma perché pagare Barbone con un bonifico schermato estero su estero? (paolo biondani, vittorio malagutti e luca piana - L'Espresso)
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