Ricordate questo mitico titolo di "Cuore"? I più "accalorati" e faziosi fra di noi certamente si: il giorno in cui arrivava in edicola "Cuore" era un giorno speciale... si andava in edicola a comprare il quotidiano (allora si usava) e "Cuore", e la giornata cominciava subito bene, soprattutto sapendo che nello stesso istante, la giornata iniziava malissimo in via del Corso, in Piazza Duomo e in altri luoghi di ricettazione.
In questo articolo di Sebastiano Messina su Repubblica non c'è quasi nulla che già non sapessimo: ma un conto è sapere le cose, un altro è vederle scritte a mano, dai protagonisti assoluti di quell'epoca che ha dissanguato l'Italia, gettando le premesse per decenni di corsa ad handicap dell'Italia contro gli altri paesi. Qualunque cosa l'Italia facesse, partiva zavorrata da un debito pubblico che stava diventando rapidamente il doppio di quello dei paesi concorrenti. "La barca va" sticazzi. La barca navigava, già allora, semiaffondata dalla zavorra del debito pubblico. Quando arrivava un'ondina, sulle barche degli altri arrivavano piccoli spruzzi. La barca italiana (quella che secondo il cinghialone "andava", rischiava ogni volta di capovolgersi o di affondare.
Pubblichiamo stralci di questo articolo con un sottile piacere. Vogliamo dare il nostro microscopico contributo affinché il Cavaliere Nero smetta di negare cose che sappiamo tutti da decenni; perché le stefaniecraxi smettano di straparlare di Papy ucciso in esilio dai magistrati cattivi, e metabolizzino finalmente il fatto che Papy è morto latitante; perché le chiaremoroni si richiudano in un dignitoso silenzio, come è avvenuto per i familiari di di Raoul Gardini, e smettano di straparlare di papy come di un eroe positivo. Moroni si è suicidato per la vergogna delle cose fatte. Nessuno lo ha torturato con scariche elettriche ai testicoli. Semplicemente si è reso conto che, anche se erano altri a rubare, era lui che teneva il sacco aperto a chi infilava dentro la refurtiva, e poi contribuiva a nasconderla.
Infine, siamo lieti di vedere documentati gli "aiutini" che Giuliano Amato ha tentato di dare a Bettino, pur sapendo benissimo chi fosse il cinghialone: quindi il "dottor sottile" la smetta di andare in tutti i convegni che Dio ci infligge, per recitare la parte dello statista di suprema cultura ed inarrivabile senso civico. Sapeva, e ha tentato a lungo di nascondere, di sedare, di rimediare. Facciamo un patto d'onore: la smettano di spargere merda, e noi smetteremo di dire che hanno la faccia come il culo.
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Berlusconi: "Bettino grazie per il decreto sulle televisioni" - Il Psi, il governo, Tangentopoli - ecco le carte dell'archivio Craxi
Repubblica.it - Sebastiano Messina (06-12-07)
TRA I 400 mila fogli, lettere, discorsi, biglietti, appunti e telegrammi che ora riempiono la stanza accanto, Stefania Craxi ne ha scelto uno, che ora è appeso alle sue spalle. E' probabilmente l'ultimo scritto di suo padre Bettino - che lei non chiama mai "papà", ma sempre "Craxi" - e fu trovato sulla scrivania di Hammamet il 19 gennaio 2000, il giorno della sua morte [...] "In questo processo, in questa trama di odio e di menzogne, devo sacrificare la mia vita per le mie idee. La sacrifico volentieri. Dopo quello che avete fatto alle mie idee la mia vita non ha più valore. Sono certo che la storia condannerà i miei assassini. Solo una cosa mi ripugnerebbe: essere riabilitato da coloro che mi uccideranno". (si tranquillizzi, Bettino: anche noi troveremmo ripugnante qualsiasi tentativo di riabilitazione: non c'è nulla, ma proprio nulla, da riabilitare)
Ma neanche Stefania, che ha scelto in un minuto il documento da incorniciare, sa esattamente tutto quello che c'è in quei 285 faldoni nei quali è sigillata la storia di suo padre, o meglio le tracce cartacee e visuali che ne sono rimaste. Forse, per dire, non sa neanche che nello scatolone della corrispondenza personale, tra le lettere di Yasser Arafat e i biglietti di Mitterrand, c'è una lettera firmata Silvio Berlusconi.
Una lettera breve, di una paginetta, ma scritta di suo pugno alla fine di ottobre del 1984. Una testimonianza importante, perché è il tassello mancante di una vicenda decisiva, nella storia della televisione italiana: il decreto Berlusconi. Era successo che il 16 ottobre tre pretori - a Roma, Torino e Pescara - avevano ordinato l'oscuramento di Canale 5, Retequattro, Italia Uno e altri due network perché trasmettevano in diretta su tutto il territorio nazionale, nonostante il divieto allora imposto dalla legge. Berlusconi guidò ovviamente la protesta, parlò di "sconcerto, amarezza e ribellione", ma dovette tenere spente per quattro giorni le sue tv.
Finché, la mattina del 20 ottobre, il Consiglio dei ministri - convocato d'urgenza da Craxi - varò un decreto-legge che sanava immediatamente la situazione e concedeva un anno di tempo alle tv. Tutti pensarono, molti dissero e qualcuno scrisse che il capo del governo aveva voluto dare una mano al suo amico Silvio. Nessuno però poté dimostrarlo. Ebbene, la lettera di Berlusconi è la conferma che mancava. (Pochi ricordano che, in quei giorni, Craxi era in visita ufficiale all'estero: credo in Inghilterra, non nel Benin. Ebbene, per non far perdere troppi giorni di spots a Silvio, Craxi interruppe la visita di stato e rientrò precipitosamente in Italia per varare il famigerato "decreto Berlusconi. NdR)
"Caro Bettino - scrive il Cavaliere - grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità e la tua autorità. Spero di avere il modo di contraccambiarti. Ho creduto giusto non inserire un riferimento esplicito al tuo nome nei titoli-tv prima della ripresa per non esporti oltre misura. Troveremo insieme al più presto il modo di fare qualcosa di meglio. Ancora grazie, dal profondo del cuore. Con amicizia, tuo Silvio".
[...] al congresso socialista di Verona la platea aveva rumorosamente fischiato Enrico Berlinguer, capo della delegazione del Pci. "Io non posso unirmi a questi fischi solo perché non so fischiare" aveva commentato Craxi dal palco. Una frase che non era piaciuta affatto a Pertini (come lo stesso presidente si era premurato di far sapere al leader socialista, con una secca telefonata) e della quale lo stesso Craxi si sarebbe poi amaramente pentito, un mese dopo, al momento della morte di Berlinguer. (...il mondo è pieno di coccodrilli... e se l'esistenza di coccofrilli persino nelle fogne non fosse una legenda metropolitana?...NdR)
Uno sprazzo di luce su una vicenda ancora oggi più ricca di ombre che di luci arriva invece da una lettera che Giuliano Amato scrive a Craxi il 9 febbraio 1993. La data è importante. Lo scandalo di Tangentopoli è al culmine della sua deflagrazione: da 24 ore Silvano Larini viene interrogato dal pool di Mani Pulite, e sta raccontando di un conto "Protezione" su cui Licio Gelli ha versato sette milioni di dollari al Psi. Craxi è già stato raggiunto da un avviso di garanzia e tre giorni dopo si dimetterà da segretario. Martelli darà le dimissioni entro poche ore.
In questo clima infuocato Amato, presidente del Consiglio, scrive a Craxi una lettera di suo pugno [...] che sembra avere un solo obiettivo: rassicurarlo sui suoi guai giudiziari. "Caro Segretario, prendo a calci i primi mattoni di un muro di silenzio che non vorrei calasse fra noi. E vorrei chiederti invece di avere fiducia in quel che io sto cercando di fare. Occorre certo che passi qualche giorno, che la situazione delle imprese, e non solo della politica, appaia (come del resto già è) insostenibile. E' inoltre realisticamente utile che la macchia d'olio si allarghi. Neppure a quel punto credo che sarà possibile estinguere reati di codice. Ma credo che l'estensione per essi dei patteggiamenti e delle sospensioni condizionali sia una strada percorribile. Sto conquistando su questo preziosi consensi. E ritengo che si ottengano così procedure non massacranti, che evitano la pubblicità devastante dei dibattimenti e forniscono possibilità di uscita (...). Claudio mi pare ormai in pericolo. Apprendo che, se ci fosse un riscontro a ciò che ha detto Larini, già sarebbe partito un avviso per concorso in bancarotta fraudolenta. Io sono qua. E continuo ad esserti grato ed amico. Giuliano".
Il giorno dopo, al Senato, Amato dirà che "la questione morale è diventata, di prepotenza, prioritaria". E tre settimane più tardi, il 5 marzo, il suo governo varerà quello che passerà alla storia come il "decreto salva-ladri": depenalizzazione per il finanziamento illecito dei partiti ed estensione del patteggiamento ai reati di concussione e corruzione. Decreto che sarà precipitosamente ritirato dopo la clamorosa protesta in tv del pool milanese.
Alcuni dossier sono riservati a politici e giornalisti. Uno è dedicato a Cesare Merzagora. Un altro è intitolato "Eugenio Scalfari" e contiene cento documenti catalogati, tra i quali gli articoli dattiloscritti (consegnati dunque a Craxi prima della pubblicazione) di un'inchiesta dell'"Europeo", cinque puntate al vetriolo sul fondatore di "Repubblica" [...]
Nel 1986 Leonardo Sciascia gli scrive: "Ho votato per il Psi e per il giovane Musotto. Già da anni io voto come se ci fosse il sistema uninominale (che bisognerebbe ripristinare). Ma non è questo il punto: è che la campagna elettorale del Psi in Sicilia mi pare sia partita sul piede sbagliato: quando si vuole rinnovare, e si vuole rinnovamento, bisogna che siano nuovi gli uomini che si propongono. Questa è la terra in cui l'esperienza della storia si è coagulata nella sentenza che "'ncapu a lu re c'è lu vicirè", al di sopra del re c'è il vicerè...".
Una delle ultime lettere, dell'estate 1999, è per Giovanni Paolo II: "Santo Padre, don Verzè mi porta il Suo messaggio augurale. Grazie. L'unica grande fiducia è in Lei. Offro le mie sofferenze per il mio paese e per le intenzioni di Vostra Santità. B. Craxi".
...fantastico... questo era il campione della laicità in Italia: firmatario del Concordato, culo e camicia col ciellino uomo d'affari Don Verzè, un "laico" che non si vergogna di scrivere "...l'unica grande fiducia è in lei..." E che minchia significa? che non ha fiducia nelle istituzioni dello stato? ma lo stato non era lui, o almeno ANCHE lui?...
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