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La relazione dello spionaggio Usa sull'Iran contraddice l'allarme del Presidente - Un rapporto simile nel 2003 denunciava armi di distruzione di massa a Bagdad - Washington ha gridato per anni al "lupo" atomico. Ora la nuova Cia sembra non aver più voglia di farsi coinvolgere nel gioco sporco della politica
(Vittorio Zucconi)
WASHINGTON - La Terza Guerra Mondiale, che George Bush aveva minacciato il mese scorso come inevitabile sbocco della corsa iraniana alla bomba atomica non ci sarà, almeno per il momento. E questo per la semplice ragione che l'Iran non ha e non avrà nel futuro prossimo l'arma nucleare che l'avrebbe dovuta giustificare, avendo sospeso dal 2003 il lavoro per produrla, secondo l'ultima relazione ufficiale dello spionaggio americano, che arriva a contraddire in maniera sensazionale le minacce e gli avvertimenti del Presidente e soprattutto del suo vice, Dick Cheney.
La "Nie", il National Intelligence Estimate, documento distillato dal lavoro di ricerca, informazione e spionaggio compiuto dalla Cia e dall'apparato americano di intelligence, e presentato periodicamente alla Casa Bianca, è scoppiato come una bomba, fortunatamente innocua, in una capitale che da mesi stava assistendo nervosamente al rullio di tamburi e tintinnar di sciabole che cinque anni or sono avevano portato all'invasione dell'Iraq alla mosca cieca per trovare i fantomatici arsenali di Saddam Hussein, la cui esistenza ci era stata assolutamente garantita.
Era stato proprio sulla base di un'altra edizione di questo "Nie", riassunta in maniera artatamente drammatizzata per strappare anche ai senatori democratici, tra i quali la "pentita" Hillary Clinton, il via libera alla guerra, che era nata e si era solidificata la leggenda delle "armi di distruzioni di massa" irachene, quella minaccia che poi Colin Powell, vergognandosi (ma soltanto dopo) aveva spacciato come prove inconfutabili al Consiglio di sicurezza dell'Onu nel suo imbarazzante show di audio e diapositive [...]
Il fatto che oggi le stesse agenzie spionistiche, seppure guidate, come la Cia, da personaggi meno disposti ad assecondare il "capo" e a manipolare i dati come sciaguratamente fece quel George Tenet ereditato dai tempi di Clinton non sembrino più disposte a stare al gioco sporco della politica e abbiano riacquistato una misura di integrità e di orgoglio professionale, è una buona notizia per l'America e per il mondo, quanto è pessima per la Casa Bianca e per un partito repubblicano che, Rudi Giuliani in testa, stavano rimontando lo show della guerra inevitabile all'Iran. Il fatto che la Cia e le sue sorelle concludano che Ahmadinejad non avrà ogive nucleari nel futuro prossimo, mentre la guerra in Iraq è passata dalla fase acuta a quella cronica tra la costante indifferenza dell'opinione pubblica, promette di togliere, o di alleggerire, dal tavolo elettorale il piatto fumante della paura, sul quale i repubblicani puntavano per motivare i propri elettori e sul quale i democratici contavano per impiccare Bush alle guerre in corso o future [...]
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