Coppie di fatto. Gay. Testamento biologico. Questi temi mettono a rischio governo e Partito democratico. E fanno scattare l'allarme per Veltroni. Che punta su centro e cattolici per contrastare la Cosa bianca
di marco damilano
.
Sotto il crocifisso dell'aula Paolo VI con i banchi nuovi di zecca, nel cuore della pontificia Università Lateranense, perfino un combattente come la seconda carica dello Stato, il cattolico Franco Marini, sembra ritrarsi intimidito di fronte all'invettiva di monsignor Rino Fisichella. "Sia chiaro: sui temi etici noi che siamo a capo della comunità cristiana non indietreggiamo", scandisce il vescovo amico di Oriana Fallaci e di Ferdinando Adornato, in testa alla lista dei candidati alla successione di Camillo Ruini come Vicario del papa a Roma. "Non deleghiamo a nessuno questo deposito pieno e totale. È dato a noi e a nessun altro".
.
Parole poco rassicuranti, il pomeriggio del 10 dicembre, pronunciate davanti a Marini che è il presidente del Senato ma anche il nume tutelare della corrente degli ex popolari nel Partito democratico. Nelle stesse ore, nel loft di piazza Sant'Anastasia, per la prima volta l'esecutivo del Pd discute con Walter Veltroni su come evitare la deflagrazione della bomba E: la bomba etica che rischia di far saltare in aria il governo Prodi e la costruzione del nuovo partito. Un timore nato dalla dissociazione al Senato della teo-dem Paola Binetti, certo. Ma soprattutto dall'accavallarsi delle questioni che segneranno nelle prossime settimane l'agenda politica: il testamento biologico, in arrivo alla commissione Sanità del Senato; il registro delle unioni civili in discussione in Campidoglio; la legge sulla libertà religiosa alla Camera; i Cus che hanno preso il posto dei Dico e stanno per approdare nell'aula di palazzo Madama. Temi che mettono a dura prova le diverse sensibilità che convivono nel partito e che la scorsa settimana sono entrate in collisione sulla norma anti-omofobia inserita nel decreto sicurezza al Senato.
.
Il voto contrario della senatrice Binetti ha fatto perdere la pazienza anche ai più moderati. "Nel Pd su questi temi bisogna discutere ma poi si deve decidere a maggioranza e la minoranza deve starci, altrimenti a cosa serve un partito?", si indigna il mite e cattolicissimo presidente della commissione Sanità del Senato Ignazio Marino che alla prima assemblea Costituente del Pd a Milano è stato incaricato da Veltroni di intervenire sulle questioni etiche: "Dopo la Rivoluzione francese quelli che noi definiamo temi eticamente sensibili sono semplicemente diritti civili". Altri, come il prodiano Andrea Papini e Andrea Benedino, ex portavoce dei gay Ds, hanno chiesto l'espulsione della Binetti dal Pd. Con conseguenze non solo politiche. "Attaccare la Binetti porta male, l'ho sperimentato sulla mia pelle", racconta Benedino. "Domenica ero in montagna a sciare, sono scivolato sulla strada ghiacciata e mi sono fratturato il gomito. Evidentemente la senatrice ha invocato lo Spirito Santo, oltre che sul Senato, pure su di me".
.
Chi tocca la Binetti si fa male. La prima a esserne consapevole è proprio lei, la battagliera dell'Opus Dei: "Se mandano via me non è Paola Binetti che va a casa", avvisa. "La mia presenza qui è un servizio che faccio al Pd: dimostro che i cattolici possono starci. Coloro che ritengono che il Pd trarrebbe vantaggio da un mio allontanamento perché io sarei portatrice di una mia visione individuale si sbagliano di grosso. Io sono come il grano sull'aia: se lo batti, vola via e si moltiplica dappertutto". Un incubo per l'ala laica del Pd, ma non solo.
.
Il più preoccupato di una moltiplicazione dell'effetto Binetti è il leader del Pd Veltroni. Fotografato all'indomani del voto in Senato in piazza di Spagna sotto un grande ombrello insieme al cardinale Camillo Ruini, mentre il papa recitava il rosario. "Dobbiamo essere molto cauti, prudenti. Su questi temi dobbiamo andare avanti a piccoli passi", raccomanda il sindaco. Il metodo Veltroni, applicato in Campidoglio sulla questione del registro delle unioni civili, ormai più che decennale. Il primo a proporla nel lontano 1996, quando sindaco era Francesco Rutelli, fu il consigliere comunale dei Verdi Silvio Di Francia, redarguito dal teologo padre Gino Concetti su 'L'Osservatore romano'. "Non capisco come padre Concetti possa essere così sicuro che la mia delibera non troverà una maggioranza in Campidoglio", replicò spavaldo Di Francia, oggi assessore alla Cultura. Risultato: sono passati undici anni e la maggioranza sulle unioni civili non si è ancora trovata. Anzi, dopo qualche contorsione linguistica (da registro delle 'unioni civili' a registro delle 'solidarietà') e un vertice con Veltroni il Pd romano ha deciso di trasformare la delibera in un più blando ordine del giorno, a costo di aprire lo scontro con la sinistra radicale e con la Rosa nel pugno. Una decisione arrivata all'indomani di un duro corsivo dell' 'Avvenire' contro l'approvazione del registro: "Sarebbe grave per Roma, per ciò che rappresenta nel mondo. E sarebbe grave anche per il sindaco della città. Che, da qualche settimana, è leader del Partito democratico. E, dunque, quanto a idee e programmi, ne è il principale testimonial di fronte all'opinione pubblica".
.
Un pesante avvertimento che non lascia per nulla indifferente il 'testimonial' Veltroni, attento a evitare che sui temi etici si sfaldi tutta la strategia su cui ha costruito il Pd in questi mesi: lo sfondamento al centro, per contrastare quello che ritiene il vero pericolo. La nascita della Cosa bianca, il partito di centro che va da Luca Cordero di Montezemolo a Savino Pezzotta, capace di attrarre gli elettori cattolici che oggi voterebbero per il Pd. "Non bisogna dare nessun appiglio a chi pensa a un'operazione del genere", ripetono gli uomini più vicini al segretario-sindaco. Convinti, al contrario, di poter reggere i consensi sul fronte laico che certo non vede bene un cedimento alla Chiesa sui temi etici, ma non ne fa una questione di principio. Non è solo un problema di rapporto con la gerarchia ecclesiastica: per il Pd veltroniano è decisivo non perdere contatto con l'Italia profonda, quella parte di società italiana che percepisce come lontane le dispute sulle unioni di fatto o sulla fecondazione eterologa, come dimostra il massiccio astensionismo ai referendum di due anni fa. In quel caso Veltroni votò sì, ma con parole di grande comprensione per la Cei di Ruini che guidava il fronte del non voto: "Un magistero morale che già abita nella riflessione di tutti noi, credenti e non credenti".
.
Intanto i teo-dem preparano le prossime mosse. La legge sul testamento biologico al Senato, tornata in commissione questa settimana. Un'altra scelta che divide il Pd. "Ci dividiamo tra chi come me crede che ognuno abbia diritto a scegliere le terapie e chi ritiene che questo non sia un diritto inalienabile", spiega Marino. "Ignazio lo sa", replica la Binetti. "Per me c'è il diritto a vivere, non il diritto a morire". La senatrice ha già pronta la prossima battaglia: ha presentato una mozione con cui il Parlamento impegna il governo italiano ad adoperarsi in Europa per la sospensione della ricerca sugli embrioni nei prossimi cinque anni. Sulla proposta si è mobilitato il popolo del Family Day e il comitato Scienza e Vita (quello dei referendum 2005) con una raccolta di firme e a Palazzo Madama è stato firmato dal senatore Giorgio Tonini, veltroniano della prima ora. Segno che la Binetti non è così isolata nel partito di Veltroni: "Sono donna, anziana e cattolica praticante: sono una minoranza etnica, rispettatemi", scherza la senatrice. Ma la senatrice sa bene che anche le minoranze possono vincere. Specie se le maggioranze evitano di combattere.
.
Le leggi della discordia
.
Testamento biologico In discussione in commissione Sanità al Senato, relatrice la ds Fiorenza Bassoli. Tra i punti controversi l'obbligatorietà del testamento, la previsione di un fiduciario del paziente, la definizione di chi interviene in caso di contrasto tra medico e fiduciario. "Un'eutanasia sottobanco: speriamo non se ne faccia nulla", afferma monsignor Elio Sgreccia della Pontificia accademia della Vita.
.
Libertà religiosa In discussione in commissione Affari costituzionali alla Camera, relatore Roberto Zaccaria (Pd). Prevede un registro per le confessioni religiose che abbiano uno statuto non contrario alla Costituzione, con il riconoscimento degli effetti civili dei matrimoni religiosi. Il testo è stato attaccato dal segretario della Cei Giuseppe Betori durante un'audizione a Montecitorio.
.
Registro delle unioni civili Un registro per le coppie di fatto presso l'anagrafe è in discussione in consiglio comunale a Roma, su iniziativa di sinistra radicale e Rosa nel pugno. Il Pd propone di rimandare tutto alla legge nazionale e di istituire in futuro un registro delle solidarietà.
.
Contratti di unione solidale (Cus) Stipulati davanti a un giudice di pace o a un notaio con una dichiarazione congiunta. Hanno preso il posto dei Dico: votati dalla commissione Giustizia del Senato, andranno in aula dopo la pausa natalizia. Il Vaticano, con il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, ha già espresso la sua ostilità.
...perchè non possiamo non sperare nella "Cosa Rossa" - Il bravo Damilano individua, generosamente, solo tre temi sui quali il PD potrebbe andare a sbattere: testamento biologico, coppie di fatto, gay. A prescindere dal fatto che potremmo cavarci la piccola rivendicare il classico "L'avevamo detto", vorremmo dire a Damilano che trascura altre "buche profonde" sulla strada del PD: finanziamento alle scuole confessionali, eutanasia, fecondazione assistita... Però non dobbiamo esseri pessimisti. Non è vero che nulla si muove. Intanto la legge sulle unioni di fatto ha già cambiato sigla tre volte: dai Pacs, ai Dico, al Cus. Attento, Veltroni, la sigla CUS è già "occupata": dai Centri Universitari Sportivi. Cercane un'altra...
.
Pero non dobbiamo eccedere in pessimismo. In fondo, se diciamo sempre si alla GaBinetti e a Mons. Betori, ce la possiamo fare, a farcela... In fondo non ci hanno toccato ancora (almeno formalmente) le leggi sull'aborto e sul divorzio. Ci vuole pazienza. Ci arriveranno
di marco damilano
.
Sotto il crocifisso dell'aula Paolo VI con i banchi nuovi di zecca, nel cuore della pontificia Università Lateranense, perfino un combattente come la seconda carica dello Stato, il cattolico Franco Marini, sembra ritrarsi intimidito di fronte all'invettiva di monsignor Rino Fisichella. "Sia chiaro: sui temi etici noi che siamo a capo della comunità cristiana non indietreggiamo", scandisce il vescovo amico di Oriana Fallaci e di Ferdinando Adornato, in testa alla lista dei candidati alla successione di Camillo Ruini come Vicario del papa a Roma. "Non deleghiamo a nessuno questo deposito pieno e totale. È dato a noi e a nessun altro".
.
Parole poco rassicuranti, il pomeriggio del 10 dicembre, pronunciate davanti a Marini che è il presidente del Senato ma anche il nume tutelare della corrente degli ex popolari nel Partito democratico. Nelle stesse ore, nel loft di piazza Sant'Anastasia, per la prima volta l'esecutivo del Pd discute con Walter Veltroni su come evitare la deflagrazione della bomba E: la bomba etica che rischia di far saltare in aria il governo Prodi e la costruzione del nuovo partito. Un timore nato dalla dissociazione al Senato della teo-dem Paola Binetti, certo. Ma soprattutto dall'accavallarsi delle questioni che segneranno nelle prossime settimane l'agenda politica: il testamento biologico, in arrivo alla commissione Sanità del Senato; il registro delle unioni civili in discussione in Campidoglio; la legge sulla libertà religiosa alla Camera; i Cus che hanno preso il posto dei Dico e stanno per approdare nell'aula di palazzo Madama. Temi che mettono a dura prova le diverse sensibilità che convivono nel partito e che la scorsa settimana sono entrate in collisione sulla norma anti-omofobia inserita nel decreto sicurezza al Senato.
.
Il voto contrario della senatrice Binetti ha fatto perdere la pazienza anche ai più moderati. "Nel Pd su questi temi bisogna discutere ma poi si deve decidere a maggioranza e la minoranza deve starci, altrimenti a cosa serve un partito?", si indigna il mite e cattolicissimo presidente della commissione Sanità del Senato Ignazio Marino che alla prima assemblea Costituente del Pd a Milano è stato incaricato da Veltroni di intervenire sulle questioni etiche: "Dopo la Rivoluzione francese quelli che noi definiamo temi eticamente sensibili sono semplicemente diritti civili". Altri, come il prodiano Andrea Papini e Andrea Benedino, ex portavoce dei gay Ds, hanno chiesto l'espulsione della Binetti dal Pd. Con conseguenze non solo politiche. "Attaccare la Binetti porta male, l'ho sperimentato sulla mia pelle", racconta Benedino. "Domenica ero in montagna a sciare, sono scivolato sulla strada ghiacciata e mi sono fratturato il gomito. Evidentemente la senatrice ha invocato lo Spirito Santo, oltre che sul Senato, pure su di me".
.
Chi tocca la Binetti si fa male. La prima a esserne consapevole è proprio lei, la battagliera dell'Opus Dei: "Se mandano via me non è Paola Binetti che va a casa", avvisa. "La mia presenza qui è un servizio che faccio al Pd: dimostro che i cattolici possono starci. Coloro che ritengono che il Pd trarrebbe vantaggio da un mio allontanamento perché io sarei portatrice di una mia visione individuale si sbagliano di grosso. Io sono come il grano sull'aia: se lo batti, vola via e si moltiplica dappertutto". Un incubo per l'ala laica del Pd, ma non solo.
.
Il più preoccupato di una moltiplicazione dell'effetto Binetti è il leader del Pd Veltroni. Fotografato all'indomani del voto in Senato in piazza di Spagna sotto un grande ombrello insieme al cardinale Camillo Ruini, mentre il papa recitava il rosario. "Dobbiamo essere molto cauti, prudenti. Su questi temi dobbiamo andare avanti a piccoli passi", raccomanda il sindaco. Il metodo Veltroni, applicato in Campidoglio sulla questione del registro delle unioni civili, ormai più che decennale. Il primo a proporla nel lontano 1996, quando sindaco era Francesco Rutelli, fu il consigliere comunale dei Verdi Silvio Di Francia, redarguito dal teologo padre Gino Concetti su 'L'Osservatore romano'. "Non capisco come padre Concetti possa essere così sicuro che la mia delibera non troverà una maggioranza in Campidoglio", replicò spavaldo Di Francia, oggi assessore alla Cultura. Risultato: sono passati undici anni e la maggioranza sulle unioni civili non si è ancora trovata. Anzi, dopo qualche contorsione linguistica (da registro delle 'unioni civili' a registro delle 'solidarietà') e un vertice con Veltroni il Pd romano ha deciso di trasformare la delibera in un più blando ordine del giorno, a costo di aprire lo scontro con la sinistra radicale e con la Rosa nel pugno. Una decisione arrivata all'indomani di un duro corsivo dell' 'Avvenire' contro l'approvazione del registro: "Sarebbe grave per Roma, per ciò che rappresenta nel mondo. E sarebbe grave anche per il sindaco della città. Che, da qualche settimana, è leader del Partito democratico. E, dunque, quanto a idee e programmi, ne è il principale testimonial di fronte all'opinione pubblica".
.
Un pesante avvertimento che non lascia per nulla indifferente il 'testimonial' Veltroni, attento a evitare che sui temi etici si sfaldi tutta la strategia su cui ha costruito il Pd in questi mesi: lo sfondamento al centro, per contrastare quello che ritiene il vero pericolo. La nascita della Cosa bianca, il partito di centro che va da Luca Cordero di Montezemolo a Savino Pezzotta, capace di attrarre gli elettori cattolici che oggi voterebbero per il Pd. "Non bisogna dare nessun appiglio a chi pensa a un'operazione del genere", ripetono gli uomini più vicini al segretario-sindaco. Convinti, al contrario, di poter reggere i consensi sul fronte laico che certo non vede bene un cedimento alla Chiesa sui temi etici, ma non ne fa una questione di principio. Non è solo un problema di rapporto con la gerarchia ecclesiastica: per il Pd veltroniano è decisivo non perdere contatto con l'Italia profonda, quella parte di società italiana che percepisce come lontane le dispute sulle unioni di fatto o sulla fecondazione eterologa, come dimostra il massiccio astensionismo ai referendum di due anni fa. In quel caso Veltroni votò sì, ma con parole di grande comprensione per la Cei di Ruini che guidava il fronte del non voto: "Un magistero morale che già abita nella riflessione di tutti noi, credenti e non credenti".
.
Intanto i teo-dem preparano le prossime mosse. La legge sul testamento biologico al Senato, tornata in commissione questa settimana. Un'altra scelta che divide il Pd. "Ci dividiamo tra chi come me crede che ognuno abbia diritto a scegliere le terapie e chi ritiene che questo non sia un diritto inalienabile", spiega Marino. "Ignazio lo sa", replica la Binetti. "Per me c'è il diritto a vivere, non il diritto a morire". La senatrice ha già pronta la prossima battaglia: ha presentato una mozione con cui il Parlamento impegna il governo italiano ad adoperarsi in Europa per la sospensione della ricerca sugli embrioni nei prossimi cinque anni. Sulla proposta si è mobilitato il popolo del Family Day e il comitato Scienza e Vita (quello dei referendum 2005) con una raccolta di firme e a Palazzo Madama è stato firmato dal senatore Giorgio Tonini, veltroniano della prima ora. Segno che la Binetti non è così isolata nel partito di Veltroni: "Sono donna, anziana e cattolica praticante: sono una minoranza etnica, rispettatemi", scherza la senatrice. Ma la senatrice sa bene che anche le minoranze possono vincere. Specie se le maggioranze evitano di combattere.
.
Le leggi della discordia
.
Testamento biologico In discussione in commissione Sanità al Senato, relatrice la ds Fiorenza Bassoli. Tra i punti controversi l'obbligatorietà del testamento, la previsione di un fiduciario del paziente, la definizione di chi interviene in caso di contrasto tra medico e fiduciario. "Un'eutanasia sottobanco: speriamo non se ne faccia nulla", afferma monsignor Elio Sgreccia della Pontificia accademia della Vita.
.
Libertà religiosa In discussione in commissione Affari costituzionali alla Camera, relatore Roberto Zaccaria (Pd). Prevede un registro per le confessioni religiose che abbiano uno statuto non contrario alla Costituzione, con il riconoscimento degli effetti civili dei matrimoni religiosi. Il testo è stato attaccato dal segretario della Cei Giuseppe Betori durante un'audizione a Montecitorio.
.
Registro delle unioni civili Un registro per le coppie di fatto presso l'anagrafe è in discussione in consiglio comunale a Roma, su iniziativa di sinistra radicale e Rosa nel pugno. Il Pd propone di rimandare tutto alla legge nazionale e di istituire in futuro un registro delle solidarietà.
.
Contratti di unione solidale (Cus) Stipulati davanti a un giudice di pace o a un notaio con una dichiarazione congiunta. Hanno preso il posto dei Dico: votati dalla commissione Giustizia del Senato, andranno in aula dopo la pausa natalizia. Il Vaticano, con il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, ha già espresso la sua ostilità.
...perchè non possiamo non sperare nella "Cosa Rossa" - Il bravo Damilano individua, generosamente, solo tre temi sui quali il PD potrebbe andare a sbattere: testamento biologico, coppie di fatto, gay. A prescindere dal fatto che potremmo cavarci la piccola rivendicare il classico "L'avevamo detto", vorremmo dire a Damilano che trascura altre "buche profonde" sulla strada del PD: finanziamento alle scuole confessionali, eutanasia, fecondazione assistita... Però non dobbiamo esseri pessimisti. Non è vero che nulla si muove. Intanto la legge sulle unioni di fatto ha già cambiato sigla tre volte: dai Pacs, ai Dico, al Cus. Attento, Veltroni, la sigla CUS è già "occupata": dai Centri Universitari Sportivi. Cercane un'altra...
.
Pero non dobbiamo eccedere in pessimismo. In fondo, se diciamo sempre si alla GaBinetti e a Mons. Betori, ce la possiamo fare, a farcela... In fondo non ci hanno toccato ancora (almeno formalmente) le leggi sull'aborto e sul divorzio. Ci vuole pazienza. Ci arriveranno
SOCIAL
Follow @Tafanus