Forse ci salveranno gli idealisti. I have a dream. Io non ho un sogno, ho gli incubi. Mentre per giorni abbiamo esaltato il sogno dei "Rifiuti Zero" (pardon... della "Differenziata 100"), e di una Napoli dove, se vogliamo, in un anno portiamo la differenziata dall'8% al 70% (mentre nessuno riesce a spiegarci il mistero di Modena dove in 30 anni la differenziata è arrivata al 40%...), questo articolo di Gigi Riva inizia ad ipotizzare quali saranno le Napoli prossime-venture: nomi illustri, come Firenze, Genova, Roma, Torino...
Gigi Riva, con ben altra preparazione e disponibilità di dati rispetto al Tafanus, intanto inizia col fare la "differenziata" fra fatti e pugnette. E' già qualcosa, leggiamolo attentamente. Taf
Con la spazzatura alla gola
di Gigi Riva
Firenze, Genova, Roma, ma anche Torino: anche in queste città potrebbe esplodere l'emergenza rifiuti. Perché le discariche si stanno esaurendo e la raccolta differenziata è ancora poco attuataE pensare che sarebbe una banale questione aritmetica. Addizioni e sottrazioni che si imparano in seconda elementare. Se i politici si fossero ricordati di quei primi rudimenti basilari per la formazione dell'alunno, la Campania non sarebbe finita nell'immondo girone dantesco di rifiuti, liquami, roghi tossici, fiumi maleodoranti. La pena del contrappasso per chi ha nascosto troppo a lungo sotto il tappeto i panni sporchi della propria ignavia. Speriamo che l'esperienza sia da esempio e che altrove abbiano imparato bene a fare i calcoli perché, se non si corre ai ripari, altre Napoli si annunciano e hanno i nomi nobili di Roma, Firenze, Genova, mentre a Torino è iniziata una corsa contro il tempo perché entri in funzione al momento giusto un inceneritore appena finanziato. Lo vedremo. Ma partiamo dalla Campania, dove sempre ai conti bisogna ritornare. Una premessa è d'obbligo: perché si arrivi alla normalità ci vogliono un anno (minimo) e un robusto atto di fede nelle capacità decisionali di persone che hanno inutilmente sprecato 14 anni di tempo.
La cifra da cui partire è 2 milioni e 800 mila. Tante sono le tonnellate di rifiuti urbani prodotte in regione ogni dodici mesi. Da qualche parte devono finire. Ci arriveremo. Intanto conviene dire chiaramente che le oltre 100 mila tonnellate ammonticchiate nelle strade non potranno che prendere, nell'emergenza, la via delle discariche. Che non ci sono. Perché? Perché si era creduto nel potere taumaturgico dei sette siti per cdr (combustibile da rifiuti) che dovevano produrre ecoballe da incenerire ad Acerra, nel termovalorizzatore non ancora ultimato. Dunque i sette siti scoppiano sotto il peso di sei milioni di ecoballe accatastate e non c'è più lo spazio fisico per stoccarle. Non possono dunque più ricevere immondizia. Allora vanno trovate le discariche. Quella individuata di Pianura, teatro degli scontri, ha una capacità di un milione di tonnellate: un bel polmone, verrebbe da dire, se non suonasse blasfemo. Il governo ha deciso di affiancarne altre per distribuire il peso dello schifo. Bene. Da questo primo passo non si prescinde.
Le discariche sono la vasca di compensazione finché non si completerà il virtuoso ciclo cassonetto-cdr-termovalorizzatore. Lo snodo finale è l'impianto di Acerra, spesso osteggiato dagli ambientalisti. Per completarlo, a ritmi svizzeri, serve un anno. La stima è dei tecnici. Non servirebbe a nulla se, nel frattempo, almeno tre dei sette cdr (quelli di Caivano, Giugliano e Tufino, già individuato dal commissario Pansa) non verranno modificati per produrre ecoballe compatibili con l'inceneritore. Fortunatamente non ci vuole molto: sei mesi e qualche decina di milioni di euro. Sarebbe miope, oltre che gravemente colpevole, non prevedere un inciampo, un ritardo, una dilazione. Tanto che gli esperti consigliano di prevedere discariche capienti, in grado di contenere l'immondizia dei prossimi tre anni. La cui massa non è 2 milioni e 800 mila per tre (moltiplicazione, siamo passati alla terza elementare). Meno. Vanno tolte le tonnellate della raccolta differenziata che oggi in Campania arriva, stando alle stime prudenziali, a poco meno dell'8 per cento, mentre quelle ottimistiche la issano all'11 per cento. In ogni caso stiamo molto bassi. Perciò il governo ha imposto l'aut aut ai Comuni: o si adeguano in 4 mesi o verranno commissariati.
Qual è l'obiettivo? La raccolta differenziata non si improvvisa. Si consolida con la cultura e l'abitudine. A sconfessare la teoria vagamente razzista di una sorta di incompatibilità antropologica dei campani con l'ordinata separazione dei rifiuti ci sono i risultati di alcuni comuni del salernitano che viaggiano a ritmi lombardi: attorno al 60 per cento. Già arrivare, come media, al 25 sarebbe considerato un successo. Eppure l'avvocato Maurizio Montalto, consulente del ministero dell'Ambiente, autore del libro 'La guerra dei rifiuti. Da Korogocho a Napoli', alza di molto l'asticella: "Credo che dovremmo arrivare al 50 per cento". L'ottimismo della volontà gli serve per scomporre a modo suo quella montagna di 2 milioni e 800 mila tonnellate. A suon di sottrazioni: "Il 7 per cento lo potremmo risparmiare coi vuoti a rendere, evitando gli imballaggi inutili eccetera. E si scende a due milioni e sei. Se facciamo il 50 per cento di differenziata ne restano un milione e tre. Non dimentichiamo che 450 mila diventano ecoballe, una volta andate a norma. Siamo a 850 mila. Siccome al Sud mangiamo più frutta e verdura che al nord bisognerebbe poi togliere le foglie dai prodotti già dai mercati e usare gli scarti come ammendante agricolo, cioè un prodotto biologico di cui la campagna ha bisogno". Un mix di buona volontà, comportamenti individuali virtuosi e somme un po' abborracciate che gli consentono di arrivare auna sua personale conclusione: "Restano da smaltire circa 700 mila tonnellate, cioè la capacità di Acerra quando entrasse in funzione".
Il ragionamento serve a giustificare l'avversione verso la costruzione di altri termovalorizzatori, giudicati inutili. Quando in realtà il governo martedì 8 gennaio si è espresso per almeno altri due: quello reclamato da tempo, e col consenso dei suoi cittadini, dal sindaco di Salerno Vincenzo De Luca (Partito democratico). E quello, in origine già previsto dal piano regionale, di Santa Maria La Fossa. Ma Montalto: "Per l'impianto di Santa Maria La Fossa ci sono già 40 prescrizioni della commissione di impatto ambientale per l'inquinamento e le conseguenze negative sul territorio". Lui ha altro, eventualmente, in mente: "I termovalorizzatori sono superati. In Giappone, dove sono all'avanguardia, stanno installando tanti piccoli gassificatori che hanno un minimo impatto e rispettano il principio della prossimità. Non si può far fare tanta strada ai rifiuti". Trattandosi di un collaboratore stretto di Pecoraro Scanio, c'è da prevedere battaglia, nel centro-sinistra, circa le scelte da operare.
Anche si procedesse con gli impianti, quali sarebbero i tempi? Se vale ad altre latitudini, si può prendere il riferimento di Torino. Dove un termovalorizzatore è già stato progettato, ha ottenuto i permessi e la gara per il finanziamento (360 milioni di euro) è stata vinta da Bnp Paribas. Inizio lavori a primavera 2008, apertura il primo gennaio 2011. Anche in Piemonte è bene si spiccino. Ammonisce Daniele Fortini, presidente di Federambiente: "La discarica utilizzata si va esaurendo, se ci saranno dei ritardi saranno costretti a trovare degli altri siti". Lancia l'allarme, il presidente, su quelle che definisce le possibili Napoli prossime venture. Parte da casa sua, dalla Toscana: "La discarica principale di Firenze, davanti all'aeroporto, è esaurita. Ne è stata individuata una nuova a Firenzuola, 90 chilometri di strada di montagna difficilmente percorribili in alcuni periodi dell'anno. Pisa ed Arezzo hanno già detto di non poter ricevere i rifiuti fiorentini. L'assessore regionale Anna Rita Bramerini ha già ammonito: se non si trovano impianti alternativi nel 2010 si rischia il collasso. A Genova stanno in una situazione simile. Per non dire di Roma dove fra un anno chiuderà Malagrotta. È stato varato un piano regionale che prevede soluzioni. Ma tra ciò che sta scritto e la realizzazione c'è sempre il rischio che qualcosa si complichi".
Oggi, inizio dell'anno di disgrazia 2008, sono 51 gli inceneritori in funzione in Italia. Non bastano. Se si vuole ridurre al minimo le discariche, fonti di inquinamento e di emissioni di metano venti volte più dannose per l'ambiente dell'anidride carbonica, ne servirebbero altri 109, praticamente uno per ogni provincia, stando a uno studio del professor Andrea Gilardoni, dell'università Bocconi di Milano. Fortini contesta il principio: "Gilardoni prevede impianti piccoli, antieconomici. Mentre la tendenza è farne con maggiori capacità. Secondo me ne basterebbero una dozzina, tutte le aree metropolitane dovrebbero esserne dotate".
In Europa ce ne sono 359, altri 61 sono stati pianificati. Compresi nove in Inghilterra, lo Stato che, disponendo di molto territorio, era stato sinora il più restio (ancora più di noi) ad abbandonare le discariche. Questa è la tendenza e ci si adegua. L'Europa ha fissato degli obiettivi per cui noi sempre chiediamo deroghe. Quello sulla raccolta differenziata per il 2008 sta al 40 per cento (la nostra media nazionale à al 24) (...caspita... la media nazionale è al 24%, ma per Napoli alcuni buontemponi prevedono che, se ci si rimbocca le maniche - ma si sa, i napoletani sono fannulloni - si può tranquillamente arrivare al 70% in un anno. Napoli, CH) e si sale fino al 65 per cento del 2012. Abbiamo punte d'eccellenza al Nord: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna stanno al passo coi Paesi virtuosi e sono già vicini al 50 per cento. Al Sud, un disastro, quasi tutti sotto il dieci. La raccolta differenziata è la base per poi far funzionare i termovalorizzatori. Nel 2006, ultimo dato disponibile, mandavamo in discarica 284 chili di immondizia per persona (ne produciamo 548 a cranio), contro una media europea di 206. Peggio di noi il Regno Unito (353) e la Spagna (289). Molto meglio la Francia (192), tutti i Paesi del Nord, fino al record della Germania (4). Superata solo da un Paese che ci è vicino ma non sta nella Ue: la Svizzera, che manda in discarica un chilo all'anno per ogni persona. Quanto all'immondizia incenerita, la media Ue fa 104. La Danimarca vince con 405, noi stiamo verso gli ultimi posti con 65. Però vantiamo, a Brescia, l'impianto che gli americani considerano il migliore del mondo. Brescia, Italia. (Gigi Riva)
Sappiamo bene quali siano le perplessità che circondano i termovalorizzatori, incluso quello di Brescia, ma non abbiamo capito ancora quali siano le soluzone "ready-to-use" (non quelle che saranno forse pronte fra 10, 20 anni), con le quali risolvere gli annosi problemi di Napoli di oggi e di ieri, e quelli prossimi venturi di Roma, Firenze, Torino. Io speriamo che me la cavo?
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