...un governatore il cui responsabile per il redditizio settore della monnezza si chiama Felice Crosta potrebbe essere anche condannato senza un regolare processo. Ma l'Italia, si sa, è uno stato democratico... Sarebbe molto istruttivo sapere chi siano i partecipanti alla "veglia di preghiera", e in che termini si stiano rivolgendo a Santa Rosalia; forse in mezzo a fiumi e fumi di Santo Rosòlio... Tafanus
(dalle pagine regionali di Repubblica. edizione di Palermo)
I giorni dell´attesa per Cuffaro e per la Sicilia che gli ruota intorno sono cominciati formalmente ieri mattina alle 9,45. I giudici del collegio presieduto da Vittorio Alcamo si sono chiusi in camera di consiglio. Nelle prossime ore emetteranno la sentenza del processo che vede il governatore imputato per favoreggiamento a Cosa nostra e rivelazione di segreto d´ufficio.
Il presidente della Regione, malgrado gli inviti in senso contrario da parte dei leader siciliani della Casa delle Libertà, ha fatto sapere che, in caso di condanna per il reato più pesante (favoreggiamento aggravato) lascerà la carica e la vita politica. E in queste ore negli ambienti politici, negli studi legali, nel macrocosmo che vede al centro la Regione cuffariana, si accavallano le ipotesi sugli scenari che potrebbero aprirsi. Le certezze sono quelle offerte dal vecchio Statuto del '46, modificato nel 2001 con le norme sull´elezione diretta del presidente della Regione. L´articolo 10 della carta dell´autonomia siciliana, al comma due, dice che «in caso di dimissioni, rimozione, impedimento o morte del presidente della Regione, si procede alla nuova e contestuale elezione dell´Assemblea regionale e del presidente della Regione entro i successivi tre mesi».
In sostanza, se Cuffaro si facesse da parte subito dopo la sentenza, si andrebbe per la prima volta nella storia della Regione a elezioni anticipate e si voterebbe entro la fine di aprile [...]
Dimissioni sì? Dimissioni no? L´ora della verità si avvicina e potrebbe rendere persino superfluo il quesito. Perché una sentenza di condanna per favoreggiamento alla mafia potrebbe produrre effetti indipendenti dalla volontà di Cuffaro. L´articolo 1 della legge 55 del '90 statuisce che «non possono ricoprire la carica di presidente della Regione... coloro che hanno riportato condanna definitiva per il delitto previsto dall´articolo 416 bis del codice penale (associazione mafiosa, ndr)... o per il delitto di favoreggiamento personale o reale commesso in relazione al predetto reato». E chi, come Cuffaro, potrebbe ricevere una condanna in primo grado? L´articolo 4 bis della stessa legge dice che, in questo caso, si applica «la sospensione per 18 mesi dalla carica». Pitruzzella ricorda che «quella norma è entrata in vigore prima dell´introduzione dell´elezione diretta del presidente della Regione». Ma aggiunge: «È pacifico che dalla disposizione discenda la sospensione di Cuffaro almeno dalla carica di deputato regionale: sarebbe decretata, in questo caso, dal consiglio dei ministri». Ora, la questione è controversa ed è stata discussa da Cuffaro anche con Pitruzzella. Saverio Romano, segretario regionale dell´Udc, insiste: «In caso di condanna, anche la più grave, non esiste alcun obbligo di dimissioni. Bisogna fare riferimento a una norma successiva, del 2000,
che elenca le cause di incompatibilità per gli amministratori eletti direttamente dal popolo». È la tesi espressa fino a qualche giorno fa dal capogruppo dei senatori forzisti Renato Schifani, che però, dopo aver riletto le carte, corregge il tiro: «La legge del 2000 fa riferimento solo a sindaci e presidenti di Provincia. Sì, la disposizione contenuta nella disposizione del '90 potrebbe trovare applicazione. Ma sono certo che questa controversia sia assolutamente inutile, perché Cuffaro sarà assolto e resterà al suo posto».
Il governatore, da ieri, ha sospeso la sua attività istituzionale in attesa della sentenza. È rimasto per lo più a casa, con i familiari, da dove ha dettato tre comunicati al suo ufficio stampa. In uno di questi ha solidarizzato con il ministro Mastella, che si è dimesso in seguito all´arresto della moglie Sandra. Romano oggi tornerà in Sicilia e vivrà al suo fianco l´attesa del giudizio. «Malgrado le vicende campane - dice il segretario Udc - io resto fiducioso nel collegio giudicante di Palermo. E nel fatto che Totò, il suo tratto umano e la sua azione politica, usciranno indenni da questa vicenda».
Burocrati, manager e consulenti: la lunga attesa delle truppe di Totò
Leggenda vuole che la sua rubrica telefonica contenga oltre ventimila nomi ma a sentire chi è stato vicino a Cuffaro per 24 anni, il segretario regionale dell´Udc Saverio Romano, l´azienda politica del governatore ha dimensioni ben più vaste: «Diciamo trecentomila persone, fra diretto e indotto». Proprio così.
Dove il diretto, nella scienza economica post-democristiana, è costituito dai siciliani che conoscono direttamente il presidente e l´indotto da chi trae comunque un vantaggio concreto dalla sua permanenza a Palazzo d´Orleans. Politici, burocrati, manager pubblici, consulenti e imprenditori legati alla mammella regionale, primari, un esercito di precari, persino sindacalisti: è l´Isola che sta con il fiato sospeso in attesa della sentenza sulla presunta mafiosità del governatore che, nel giro di 48 ore, deciderà il suo avvenire politico.
Rapporto sul cuffarismo, attraverso i numeri e nomi di una rete di amicizia e di potere che attraversa la Sicilia, dalle campagne di Pantelleria dove il vecchio maestro Calogero Mannino svolge la sua attività di vitivinicoltore, ai palazzi palermitani dell´amministrazione che il presidente controlla mediante una squadra di dirigenti rinnovata in questi anni attraverso due criteri: la giovane età e la fedeltà al capo. Un cuffarismo che poggia anzitutto sulla straordinaria armata dell´Udc siciliana, stampella senza la quale forse cadrebbe il partito di Casini. Un esercito di 553 eletti nell´Isola, fra cui 5 deputati e tre senatori, 18 parlamentari regionali, 80 sindaci, 97 assessori e 288 consiglieri comunali. Ma sarebbe fuorviante limitarsi ai posti istituzionali per descrivere l´impero cuffariano. Bisogna allargare il campo alla burocrazia, al sottogoverno, alle leve della finanza mosse attraverso le nomine nei posti-chiave, alle ramificazioni nelle associazioni di categoria e nei sindacati.
La burocrazia regionale ha cambiato faccia l´ultima volta nel settembre del 2006, con un´operazione di spoils-system varata dalla giunta, dalla quale il vicepresidente della Regione Lino Leanza (Mpa) uscì atterrito: «Ha preso tutto Cuffaro», sbottò [...]
Lo strapotere del governatore si esplica tradizionalmente nel mondo della sanità, che da solo brucia la metà dei fondi del bilancio regionale. Il presidente esercita la sua influenza attraverso i "fedelissimi" posti a capo di aziende e ospedali [...] Se Forza Italia ha radici consolidate nelle case di cura, Cuffaro ha il suo bacino elettorale negli oltre 1.500 laboratori d´analisi dell´Isola. E conserva buoni rapporti con la federazione dei medici di medicina generale. Un legame, quello con i camici bianchi e il personale che opera nel settore, coltivato anche attraverso i baroni della sanità privati di cui il governatore ha agevolato lo sbarco in politica: come Nunzio Cappadona, titolare di cliniche nel Siracusano e oggi deputato dell´Udc con il «740» più pesante dell´Ars (455.600 euro di reddito annuo). Il cuffarismo alligna nel sottogoverno attraverso alcune postazioni tradizionali (la Cassa degli artigiani, il consorzio autostrade, gli istituti zootecnico e zooprofilattico, l´Irfis del vicepresidente Massimo Dell´Utri, e strutture strategiche di recente istituzione, come l´agenzia per i rifiuti affidata a Felice Crosta (...omen nomen...), che nello scacchiere del potere vale più di un assessorato. Ma la nuova frontiera del potere è rappresentata dalle 22 spa regionali sorte come funghi negli ultimi anni, che gestiscono un´imponente mole finanziaria. Basti pensare che Sicilia Innovazione e Sicilia servizi, le società che si occupano dell´informatizzazione degli uffici regionali, usufruiscono di qualcosa come 300 milioni di euro, fra fondi statali ed europei. Ci sono politici trombati e burocrati in pensione, alla guida delle spa: da Domenico Sudano (Riscossione Sicilia) a Silvio Liotta (Serit), fino a Sebastiano Burgaretta che guida Multiservizi, la società che impiega oltre mille precari soprattutto nella sanità. E poi l´ex segretario generale Gaetano Scaravilli (Sicilacque) e l´attuale capo di gabinetto del presidente Michele Sarrica, che è pure presidente di Sicilia e-ricerca, dove l´amministratore delegato è un altro protegè del governatore, Antonio Pisano.
Non a caso, il controllo su tutte le spa regionali è stato di recente affidato a Enzo Emanuele, il ragioniere generale che in questi anni è stato lo snodo di gran parte delle manovre amministrative regionali. Emanuele è, tra l´altro, il regista dell´operazione fondo immobiliare che ha spinto la Regione di Cuffaro sul terreno del business. Nel quale si è mossa in modo deciso, creando ad esempio un fondo per il private equity a disposizione di piccole e medie imprese. E anche in questo caso è stata costituita una società mista in cui è stato dato spazio agli amici, come quel Fabrizio Di Paola che aveva mollato i fozisti agrigentini per finire alla corte del governatore. Ma in campo finanziario il vicerè cuffariano è Marcello Massinelli, presidente della società per l´aeroporto di Agrigento (nel cda di Birgi siede invece il segretario particolare Fabrizio Bignardelli) e uomo forte del numero uno di Palazzo d´Orleans nel board del Banco di Sicilia. Nonché socio in affari di Fulvio Reina, genero di Nino Mormino, cioè il legale di Cuffaro nel processo che si conclude. L´ultimo nome dell´impero del governatore. Un regno in bilico.
La memoria dell'accusa (pdf):
http://static.repubblica.it/palermo/pdf/memoria-aiello-gup.pdf
SOCIAL
Follow @Tafanus