...hai delle sensazioni, ma non riesci a metterle in ordine, ad esprimerle con efficacia. Poi, improvvisamente, leggi un articolo del "Grande Vecchio", e le tue idee improvvisamente sono ordinate, messe a fuoco, nitide....
Quanto briga Tony Blair
di Eugenio Scalfari
Mi piaceva poco prima, ma da quando non è più a Downing Street l'ex premier inglese mi piace ancora meno. Con Sarkozy fa un tandem perfetto. Con Berlusconi avremmo la più famosa terzina. Mi è capitato più volte, nel corso del suo lungo periodo trascorso come 'premier' alla guida del governo britannico, di scrivere su Tony Blair. Un personaggio certamente notevole per intelligenza politica, gusto dell'innovazione, tenacia, pragmatismo.
In Italia per molto tempo c'è stata simpatia nei suoi confronti, sia da parte della sinistra riformista sia da parte del centrodestra. Il suo 'new labour' è stato preso come esempio dagli uni e dagli altri. Per i riformisti del centrosinistra la simpatia ha sconfinato addirittura nell'entusiasmo almeno fino allo scoppio della guerra irachena di cui Blair fu uno dei più convinti sostenitori e partecipi.
Dal canto mio ho apprezzato parecchie delle sue iniziative politiche. Anzitutto la tenacia con cui riuscì a mettere la parola fine sotto all'interminabile e drammatica guerra irlandese tra cattolici intransigenti e protestanti. Poi per la politica economica di liberalizzazione e nel contempo di sostegno sociale. Infine per l'azione di rinnovamento del partito laburista che lo riportò alla vittoria e al potere.
Mi insospettiva però l'eccessiva flessibilità del suo modo di governare. Passava con estrema naturalezza da una posizione al suo opposto se questi mutamenti di rotta servivano a rafforzare la sua popolarità interna e internazionale e poiché era dotato d'una grande capacità mediatica, le sue 'trasformazioni' riuscivano ad essere accettate come esempi di coerenza oltre che di fiuto politico.
So benissimo che la prontezza decisionale, la facoltà di comunicare e il pragmatismo costituiscono elementi essenziali dell'uomo politico. Ma anche la misura è un ingrediente dal quale un leader non può prescindere. La misura è anzi il requisito che fa di un uomo politico uno statista. Le mie riserve su Blair riguardavano proprio questo punto: la misura gli faceva difetto, i cambiamenti di linea erano repentini, bruschi e clamorosi, la tenacia diventava spesso testardaggine, l'amore del potere per il potere fin troppo evidente.
Ricordo che queste mie riserve determinarono un certo disagio professionale tra me, che ero allora direttore di 'Repubblica', e il nostro corrispondente da Londra Antonio Polito. Lui era tra quelli che avevano preso una vera e propria cotta per Tony Blair di cui non faceva mistero nelle sue corrispondenze. Io ovviamente le pubblicavo senza alcuna censura ma non mancavo di esprimergli le mie valutazioni spesso divergenti dalle sue.
Blair non è più a Downing Street ormai da parecchi mesi. Ha lasciato la 'premiership', la guida del partito e la vita politica pur essendo ancora molto giovane, come è tradizione per chi ha esercitato il massimo potere per molti anni. Era stato abbandonato dal consenso della pubblica opinione e la situazione, da questo punto di vista, è ulteriormente peggiorata con il suo successore Gordon Brown.
Debbo dire che il Blair che abbiamo visto dopo la sua uscita dalla scena politica sembra più scadente del Blair precedente: ha brigato scopertamente per ottenere dall'Onu un incarico di visibilità internazionale; sta brigando altrettanto esplicitamente - a destra e a sinistra - per essere nominato 'mister Europa' dall'Unione europea; contemporaneamente ha messo in vendita al miglior offerente la sua consulenza finanziaria e bancaria nel mondo delle banche d'affari anglo - americane ed ha ottenuto un incarico assai ben pagato da una di esse. Infine, avendo evidentemente altre valenze vitali scoperte, ha accettato di affiancare ed aiutare Sarkozy nella sua politica 'bipartisan', per averne l'appoggio per le sue aspirazioni europee.
Il tandem Sarkozy-Blair è perfetto: sono i più flessibili al mondo, i più capaci di comunicare, i più capaci di incantare, i più bravi a vendere la patacca dell'innovazione politica, i più esperti nel conquistare il potere e tenerselo con tutti i mezzi democraticamente possibili.
Blair ha detto: se fossi stato francese, mi avrebbero scelto al posto di Sarkozy. Qui in Italia, li avrebbero scelti tutti e due in accoppiata. Forse facendoli coordinare da Berlusconi che tanto ce l'abbiamo già. Invece di un ambo avremmo avuto la più famosa terzina.
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