...dove eravamo rimasti? non mia grande gioia, dopo un lungo silenzio possiamo riascoltare la voce ironica e sapiente di Charly Brown. Bentornato!...
Mi sono volontariamente astenuto dall’inviare commenti sotto il titolo di uno dei validissimi argomenti esposti dal Tafanus, in questi ultimi giorni di alta tensione politica che l’Italia sta attraversando, per raccogliere alcune riflessioni, che vanno oltre il contingente e che hanno forse la presunzione di andare, oltre il presente, anche oltre il puramente scientifico. Esprimo queste, non tanto conclusioni, ma piuttosto considerazioni, cercando di mantenere comunque quell’obiettività che ho sempre cercato di mantenere nell’analisi dei fatti di qualunque natura.
Premetto che come ricercatore non ho mai significato un fischio, tranne la solita routine di ricerca in campi che, nelle prospettive attuali della meccanica quantistica, non sono approdate, né quasi certamente mai approderanno sulle rive di una radicale svolta nel campo della ricerca fisica né su quella epistemologica, ai fini di una risposta esauriente sulle autentiche origini del nostro esistere e sui misteri che ancora le circondano.
Forse, più che le scienze naturali, la storia e l’economia possono darci qualche risposta significativa sulle dimensioni dell’attuale situazione italiana nel focalizzare sviluppi ed obiettivi, che al di la’ di ogni inclinazione ottimistica o pessimistica possano darci una visione più chiara del futuro o del “futuribile”.
Più che un’impressione, è quasi una certezza il fatto che il nostro Paese si trovi in una posizione anacronistica rispetto agli altri Paesi della Comunità Europea. L’Italia è storicamente un Paese di violente contraddizioni, con da una parte un supino senso di assuefazione e di rassegnazione ai soprusi ed alle incongruenze del potere e dall’altra una radicale opposizione a quanto sopra, quasi mai, per la verità, corroborata da atteggiamenti alternativamente costruttivi o da una pianificazione realistica. Questa continua, sterile dialettica apre la strada a chi, armato di ambizioni individualiste, doti comunicative, argomenti banali ma largamente condivisibili, ma completamente privo di scrupoli, di senso di Stato e di società, manipoli la contingenza a proprio favore ed a scapito di tutto e di tutti.
In Francia, prima della rivoluzione, si parlava di tre classi distinte: la nobiltà, il clero e il terzo stato. Mentre le prime due facevano comunella nello sfruttamento della terza, quest’ultima si faceva strumentalizzare dalla nuova classe sorgente – la borghesia – per ottenere il risultato che infine ottenne. La borghesia francese, fece della nobiltà e del clero un solo mazzo, eliminando brutalmente la prima e segregando la seconda al ruolo che le spettava: quello di non impicciarsi degli affari di Cesare.
L’Italia afferrò questa conquista solo di striscio. A quel tempo, anche dopo il nefando Congresso di Vienna, l’Italia rimaneva terra di nessuno o meglio, terra di tutti gli arraffoni privi di scrupoli. Questi sono i natali della nostra Repubblica, che nella semantica che compete a questo termine dovrebbe esprimere “cosa di tutti” e che nel nostro caso lascia fraintendere: “tranne che del popolo Italiano”.
Fin qui, nelle grandi linee di questa “bignaminata” di storia, niente di nuovo. Sono fatti che non si possono cancellare e che per se, se lasciati privi di una corretta interpretazione, non dicono molto. Solo un dato risalta con notevole spicco: l’arroganza dei vassalli è sempre direttamente proporzionale alla carica del potere insediato da cui si rendono dipendenti. Il clero è sempre stato in amorevole simbiosi con i poteri economici in auge. Con la nobiltà prima, con la borghesia dopo. Non ha mai difettato di entusiasmo nel manifestare il consenso per i poteri più biechi. E’ stata vassalla di tiranni sanguinari, del fascismo e del nazismo, e del disfacimento morale di questa casta politica italiana.
Ma “sedendo e mirando”, direbbe il Leopardi, si possono intravedere al di là della siepe le proiezioni di questo atavico intrallazzo che sempre vede il clero come “fattore costante” ed il potere economico-politico come “fattore variabile”. Qual’è in verità il meccanismo che dà vita a questa simbiosi? La risposta è semplice ed implicita nel principio economico del baratto: io ti fornisco la farina e tu mi fai le pagnotte. Nella fattispecie: io, potente, ti concedo privilegi e tu mi tieni il volgo intimorito e sottomesso al potere. Il mantenere il concetto di un Dio intransigente e vendicativo è di vitale importanza da parte del clero, per offrire al potere un bene di scambio concretamente usufruibile.
Il Dio biblico, quello tradizionalmente tirannico e vendicativo e’ sempre stato quello che ha stimolato le masse alla cieca obbedienza ed alla divinazione dell’esteriore. Cristo ha demolito questo concetto, provocando per lunghi secoli una lacuna di potere. Lacuna poi riempita, riportando a spizzichi e bocconi, nella tradizione cristiana, l’impronta della tirannia celeste.
Gesù oggi è solo un'ingombrante presenza ed un impaccio per la manipolazione della masse da parte del clero e per il millenario connubio col potere economico. Il Vaticano è solo una bagascia al servizio dei potenti. Una bagascia che ha assunto, per redimersi e per sviare i sospetti sulla sua autentica natura, il simbolo della purezza, del sacrificio, della frugalità e dell’amore per chi soffre, senza mai sognarsi di condividerne l’esempio.
Cosa c’è di positivo in tutto ciò? C’è ma è difficile da intravedere a breve distanza: è il minimo comune multiplo di tutta la storia delle tirannie. Durano sempre meno e quando crollano si trascinano sempre più impietosamente con se tutti coloro che le hanno sostenute. Anche le tirannie mediatiche, lentamente si dissolvono. Questa casta clericale, più stolta e miope di tutte quelle che la hanno preceduta, ha intravisto nel potere mediatico di un creso in discesa verticale, il nuovo potere a cui prostituirsi. Si è fatta eccitare dai lustrini e dalle invettive di pochi stolti ipocriti, affamati di potere ascesi alla stanza dei bottoni per mancanza di peso e di spessore, così come l’aria calda sale agli strati superiori dell’atmosfera. Ma aria rimane.
Sono convinto che, per sua disgrazia, il popolo Italiano sia nel suo complesso molto meno imbecille di quanto si voglia far credere. Ho un esempio in mia madre, cristiana credente e praticante, che alla soglia dei suoi novant’anni mi disse: “io credo in Dio, ma non nei preti”.
AVVISO URGENTE: Charly Brown mi ha appena informato per telefono che per alcune ore non sarà in grado di rispondere ai commenti, poichè proprio in questo momento stanno provvedendo ad installargli in casa la fibra ottica. Risponderà appena possibile. Taf
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