Gli "Alunni del sole", ennesimo gruppo partorito dalla creatività napoletana, ha permeato di se per tre lustri (fra la fine degli anni '60 e la metà degli anni '80), le prime e le seconde "scuffie" di quasi una generazione di italiani. Il gruppo si riforma nel '90, sull'onda del successo dei "revivals" innescato dalla trasmissione di Fazio "Anima mia", ma ovviamente, come quasi tutti i revivals, la "seconda" non è quasi mai buona come "la prima".
L'ultimo album di questa seconda fase è del 2005, ma non è la stessa cosa... Quindi ci abbandoniamo all'onda della nostalgia, riproponendo un bravo del "periodo d'oro": Liù, 1968.
Non vogliamo darvi notizie biografiche e discografiche, che trovate su Wikipedia. Preferiamo offrirvi questa bella intervista di Annalisa Lualdi, tratta dal sito www.italianissima.net
Negli anni Settanta le loro canzoni facevano da colonna sonora alle coppie di innamorati. Si ballavano i "lenti" sulle note di Liù, Jenny e la bambola, Concerto e tanti altri grandi successi firmati dai fratelli napoletani Paolo e Bruno Morelli. Tramite Fulvio D'Ascola siamo riusciti a contattarli. Oggi Gli Alunni del Sole con "E risalire il tempo" rispolverano quei brani accompagnati da una decina di inediti raccolti nell'ultimo doppio album uscito recentemente.
Finalmente siete tornati. Da un po' ci si chiedeva: ma dove sono finiti gli Alunni del Sole?
E' bello anche nascondersi per un po' - ammette Bruno Morelli - E poi rispetto agli anni Settanta ci ritroviamo in un mondo che all'improvviso è cambiato in modo sconvolgente. Prima c'erano i discografici che non ci davano tregua, chiedevano sempre nuove produzioni, oggi invece sono spariti tutti per la crisi che ha investito il mercato discografico.
Ma è una crisi che investe solo il mercato o anche i contenuti della musica?
Il panorama della musica, in particolare quella napoletana, è sempre ricco di belle proposte, ma gli spazi sono meno aperti a tutti. Restano sulla breccia quegli artisti come Pino Daniele, Enzo Gragnaniello e qualcun altro che hanno avuto la fortuna di affermarsi in momenti migliori. La musica leggera in generale soffre tanto del fatto che le case discografiche non investono più in nuovi talenti. Si vende poco per colpa della pirateria: anche il nostro cd non ha fatto in tempo ad uscire che già stava sulle bancarelle.
Tornando agli anni d'oro, il '77 in particolare segnò una svolta epocale: eravate l'unico gruppo in hit parade con una canzone in dialetto napoletano, "A Canzuncella". Come lo spiegate?
Da anni cercavamo di vincere lo scetticismo dei discografici milanesi e imporre delle canzoni in dialetto. L'occasione è arrivata dopo la fortuna con altri brani italiani. Tutti credevamo nella "Canzuncella", che ha aperto la strada ad altri napoletani: poco dopo uscì Pino Daniele con "Na tazzulella 'e cafè". Paolo voleva a tutti i costi che la sua musica fosse targata Napoli e ci è riuscito
Poi l'anno successivo siete stati l'unico complesso ad aver vinto il Festivalbar con Liù.
Liù e la vittoria al Festivalbar fu un riconoscimento alla carriera, al nostro lavoro. Già l'anno precedente avremmo dovuto vincere con 'A Canzuncella.
Sono passati più di vent'anni da allora. Che significa per voi "E risalire il tempo"?
E risalire il tempo è il titolo della canzone che chiude l'album , ma anche un modus di Paolo di scrivere d'amore: lui ha sempre cantato l'amore, non quello vissuto giorno per giorno, ma quello cercato tra i frammenti dei propri ricordi. Poi c'è anche un progetto dietro, una sorta di ricerca proustiana, che collega canzoni passate a quelle presenti che vogliamo consegnare al futuro. L'album tiene conto del sentimento del tempo trascorso e del bello di ritrovare le proprie cose, un tempo che ha segnato e ha scandito la storia di sentimenti e emozioni vissute da un cantautore.
E' ancora possibile emozionarsi scrivendo d'amore?
Se non ti fai coinvolgere fino in fondo, se prendi le distanze da ciò che accade intorno, sì. E poi il vero artista rimane un fanciullo che insegue i sogni per tutta la vita. Se non si è contaminati da questo mondo si riescono comunque a provare emozioni: è necessario che sia così, altrimenti non varrebbe la pena continuare a fare musica cercando di far emozionare gli altri.
Siete napoletani ma avete lasciato la città negli anni Settanta per trasferirvi prima a Milano e poi a Roma. Che si prova a sentir parlare di Napoli sempre in termini negativi?
Lo viviamo con grande dispiacere siamo sempre i portabandiera della Napoli che vorremo che fosse, le notizie non edificanti ci coinvolgono e speriamo sempre in un futuro migliore: Napoli si propone con problematiche difficili.
Quanto tempo è trascorso dalle feste in terrazza negli anni settanta con le lampadine colorate ed i primi approcci tra adolescenti.. Quell'atmosfera ci manca tanto, ma è sempre viva ascoltando le musiche degli Alunni del Sole,innamorandoci ancora con la voce di Paolo Morelli e delle sue nuove canzoni. L'estate ci regalerà una serie di concerti in tour nazionale.
www.italianissima.net (Annalisa Lualdi)
Gli Alunni del Sole - Liù
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