Questa settimana la rubrica
musicale voglio dedicarla ad una mia amica, una delle persone più semplici e
meno arriviste del mondo: Anna Identici. Correvano gli anni di piombo (eravamo
a metà degli anni '70). L'assassinio di Aldo Moro e la strage della sua scorta
erano alle viste.
Eravamo tutti più giovani. Io abitavo in un attico d'angolo,
e nella stanza circondata dal terrazzo, dove fra le tante cianfrusaglie c'era
anche un pianoforte, sul quale spesso strimpellavo, senza il minimo senso del
pudore, talvolta ci riunivamo per fare le ore piccole, tanto non avevamo
appartamenti confinanti che avremmo potuto disturbare... un bel gruppo di
amici: un professore di sociologia
pazzo, che ci ha lasciati prematuramente. Un tipo bizzarro, che ogni volta si
meravigliava perchè lo stato gli pagava delle trasferte perchè potesse
insegnare un paio di giorni a Urbino, ed un paio di giorni a Trieste. Sua
moglie, una bella "mula" triestina, Melitta. L'amica originaria di Anna: una
laureata in lettere e legge, che insegnava in un istituto tecnico di Cologno
Monzese. Andava ad insegnare, anche in inverno, con delle camicette
semitrasparenti, senza reggiseno... poi si meravigliava come Alice nel Paese delle Meraviglie quando i
suoi "ragazzi" la accoglievano al grido di "ohè... bella gnocca..."!
E infine, la meno appariscente e rumorosa di tutti, persino di Marisa, era
Anna. Se non mi avesssero giurato tutti che era una cantante - attrice
all'apice della fama, l'avrei scambiata per una qualsiasi. Anche perchè, dopo
due bicchierini di pessima slivovitz al metanolo, si iniziava coi canti
"etnici". Insomma, coi canti da ubriachi veneti e da osterie romane.
Anna, con la sua bella voce infantile e cristallina, che si divertiva come una
pazza, e non rabbrividiva per il mio "accompagnamento" (chiamiamolo
così per comodità) al piano.
Anna aveva appena finito di
girare, come attrice, e come interprete della sigla, delle cui parole era
co-autrice, uno sceneggiato che aveva avuto un enorme successo, con lei nella parte di Gisella Floreanini, e Andrea Giordana nei panni di un comandante partigiano. Anna Identici
cantava anche la sigla dello sceneggiato. Lo sceneggiato, per chi se ne
ricorda ancora, si intitolava "Quaranta giorni di libertà".
Lo sceneggiato era dedicato
alla Repubblica dell'Ossola. Scrive il
sito www.prato.linux.it:
"...in tempi di revisionismo e di “fìcscion” sulle
foibe, sarebbe forse difficile adesso immaginare uno sceneggiato in Rai in cui
si parla della Repubblica dell’Ossola. La prima repubblica partigiana non solo
d’Italia, ma di tutta Europa, che di giorni non ne durò neppure quaranta, ma in
tutto 33. Con un governo, un esercito e una capitale, Domodossola. La cosa
riuscì a far rimanere esterrefatto il mondo intero, realizzata per di più, com’era,
all’interno di un paese in guerra. La Libera Repubblica dell’Ossola. E uno
sceneggiato che ne parlava, dove i fascisti si chiamavano fascisti assassini e
repubblichini, e non “combattenti dalla parte sbagliata”. Fatto coi mezzi di
allora. Ottenne un successo enorme in mezzo mondo..."
Alla vigilia della messa in onda
televisiva, il 24 novembre 1974, il film viene proiettato in anteprima in un
cinema di Domodossola che non riesce minimamente a contenere le migliaia di
persone che si accalcano per entrare in sala. Allora erano avvenimenti di soli
trent’anni prima. C’erano tutti quelli che erano sopravvissuti, a quei quaranta
giorni che poi furono 33. Tutti quanti, e si riconoscevano.
Scrive ancora
prato.linux.it: "...Anna Identici,
quella tizia che dopo gli inizi di carriera da “ragazzina acqua e sapone” con
canzonette del tipo di Quando m’innamoro, a un certo punto aveva cambiato tutto
e s’era messa a cantare canzoni di mondine e di partigiani, s’era suicidata
artisticamente per fare quel che voleva veramente. Cadendo col tempo in una
depressione che la portò persino a tentare il suicidio, quello vero. Ma è
ancora lì, dimenticata e condannata a non vendere mai più un cazzo. Una di
quelle persone davanti alle quali è necessario semplicemente
inchinarsi..."
Ed io mi inchino, con affetto e discrezione, di fronte a questa dolce, minuscola, fragile amica, che non ha mai accettato di vivere di musichetta "leggera", come pure le sarebbe stato facilissimo fare. Mi inchino alla sua coerenza, alla sua forza fragile, dedicando a voi, a me e a lei il testo, la musica e la copertina della Anna Identici dei "Quaranta Giorni di Libertà"
Quaranta giorni di
libertà,
il sole in cielo si
era fermato,
piccolo mondo pieno
d’amore
di vita, di speranza
e verità.
Quaranta giorni di
libertà.
Dentro il nostro
cuore era già domani,
tutti i nostri canti
che rubava il vento.
Spuntava in mezzo ai
sassi di quei monti
l’albero della nuova
primavera,
di fronte al cielo
nero che avanzava.
Era la nostra giovane
bandiera,
che fiera sventolava,
quella vera no, non
la spezzava.
Quaranta giorni di
libertà,
il sole in cielo si
era fermato,
piccolo mondo pieno
d’amore
di vita, di speranza
e verità,
quaranta giorni di
libertà.
Spesso dentro il
cuore normale è niente,
tanti nostri sogni
che ha rubati il tempo.
Quell’albero ha
trent’anni ed è cresciuto,
alla sua ombra è
comodo restare
però dà tante foglie
e pochi frutti.
Svegliati ancora,
troppo c’è da fare,
se resti lì a
guardare,
l’albero che hai
piantato può morire.
Quaranta giorni di
libertà,
il sole in cielo si
era fermato,
piccolo mondo pieno
d’amore
di vita, di speranza
e verità,
quaranta giorni di
libertà,
quaranta giorni di
libertà,
quaranta giorni di
libertà.
Anna Identici – Quaranta giorni di libertà.
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