Accadde a mezzogiorno prossimo venturo. Ciò che non hanno ottenuto anni di processo e quintali di documentazioni, forse lo otterremo oggi grazie ad un vassoio di cannoli alla ricotta, ai quali sarà assegnato il Premio alla Decenza. Oggi riunione straordinaria. La festa a base di cannoli dopo la condanna è stata deleteria. Al pasticciere che gli ha regalato i dolci ha detto: "Mi hai rovinato.
LA RICOTTA di pecora sarà stata anche fresca ma quei dolci che profumavano di cannella gli hanno fatto veramente male. Più dell'inchiesta per mafia. Più dei cinque anni di condanna per favoreggiamento. Più delle coltellate alle spalle tirate dai suoi amici di Forza Italia. Sembravano buoni, cremosi, avevano una cialda croccante. In realtà erano avvelenati. Il sonno l'ha perso già. E forse, nei prossimi giorni, per quei cannoli perderà anche la poltrona di governatore che sognava sua fino al 2011. Ha appena incassato la fiducia del parlamento siciliano ma, per la prima volta da quando è stato eletto, Totò Cuffaro sta pensando seriamente di dimettersi. Oggi alle 12 su sua richiesta si riunisce l'Assemblea regionale "per comunicazioni urgenti".
"Mi hai rovinato", ha confessato quasi rassegnato l'altra mattina a Michele Naccari, il fotografo che all'indomani della sentenza - sabato 19 gennaio - l'ha immortalato in una sala di Palazzo d'Orleans con in mano un vassoio stracolmo dei quei trionfi della pasticceria siciliana. L'aveva appena sollevato, come se volesse offrire cannoli a tutti per la gioia di avere scansato l'accusa di avere favorito Cosa Nostra, incurante del severo giudizio del Tribunale di Palermo, deciso comunque a non dimettersi "perché la maggioranza dei siciliani mi ha pregato di non andare via".
La foto di Totò con i cannoli ha fatto il giro del mondo. A Palermo, il giorno prima, l'avevano difeso e perdonato (quasi) tutti per i cinque anni di reclusione. A Palermo, il giorno dopo, l'hanno attaccato (quasi) tutti per la guantiera di dolci esibita pomposamente ai reporter e alle telecamere. Del governatore imputato è rimasta soltanto quell'immagine e quel ricordo: condannato e festoso, interdetto dai pubblici uffici e goloso.
Una settimana dopo lo show nelle sale di Palazzo d'Orleans - e le polemiche su un Totò Cuffaro favoreggiatore che a tutti i costi non vuole mollare la guida della Regione siciliana - vi raccontiamo come sono andate le cose e come quei cannoli sono arrivati sul tavolo dove lui provava a spiegare che non aveva mai passato informazioni segrete ai boss di Cosa Nostra.
Il governatore è scivolato in una trappola. Una trappola che ha preparato lui stesso. Totò è finito prigioniero del suo "sistema", del suo modo di fare politica, incastrato da quella stessa straordinaria macchina clientelare che proprio lui ha messo in piedi in ogni provincia della Sicilia e che quel sabato mattina - attraverso casuali emissari - gli ha recapitato il vassoio di cannoli. Quello che gli è rimasto sulla pancia. "Sto riflettendo sulle mie dimissioni, sto soffrendo troppo e a questo punto non le escludo" [...]
Il suo calvario è cominciato proprio quella mattina, il giorno dopo la sentenza. La cialda l'avevano farcita di ricotta all'alba, nel laboratorio di pasticceria del Motel San Pietro a Castronovo di Sicilia, sulla statale 189 che da Agrigento porta a Palermo. Un'ora dopo alcuni vecchi amici di Totò erano partiti da Raffadali, il paese del governatore, per andare a salutare il loro presidente a Palazzo d'Orleans. "Lo fanno sempre, ogni settimana", ha spiegato Silvio Cuffaro, fratello di Totò e sindaco di Raffadali. A metà strada, sabato scorso gli amici si sono fermati al Motel San Pietro e hanno scelto i cannoli (quelli di ricotta di pecora) da omaggiare al governatore.
Così il vassoio maledetto è finito a Palazzo d'Orleans. Verso le 10 del mattino i commessi della presidenza della Regione hanno scartato il pacco e sistemato due vassoi (in uno c'erano paste di mandorla) sulle scrivanie dove i giornalisti erano in attesa del governatore per la conferenza stampa dopo la fine del processo. Nessuno ha dato peso a quei cannoli profumati. Nemmeno i suoi stretti più collaboratori, che erano tutti lì intorno. Nemmeno uno di quei 23 addetti stampa - tutti con la qualifica di redattori-capo assunti per chiamata diretta e con uno stipendio minimo di 3.800 netti al mese - che curano la sua immagine e divulgano il suo pensiero. Nessuno li ha fatti sparire dai tavoli. Nessuno li ha portati via, sottratti alla vista di giornalisti e fotografi. Al contrario sono rimasti lì, preda dei più ingordi. In verità è stato proprio Totò Cuffaro ad alzare il vassoio per appoggiarlo da qualche parte. È stato in quel momento che Michele Naccari ha scattato una decina di foto: il governatore sorridente con i cannoli in mano.
Il resto della vicenda è nota. Le cariche del presidente dell'Assemble siciliana Gianfranco Micciché e dell'ex ministra di Forza Italia Stefania Prestigiacomo ("A noi questa Sicilia dei cannoli non ci piace"), la procura della repubblica che ha avviato le procedure per la richiesta di sospensione per Cuffaro, il dibattito fra giuristi che si è aperto sull'applicabilità al Presidente della Regione delle norme che prevedono la "destituzione" dei pubblici amministratori condannati - per alcuni reati - anche in primo grado.
Lui, Totò Cuffaro, non ha più parlato in pubblico. Ha confidato agli amici di non avere dormito mai da sabato scorso. Tormentato, aspetta ancora. Il suo destino di governatore sembra adesso incrociato alla crisi romana, a quello che accadrà nei prossimi giorni con la caduta del governo. Ultima nota della Cuffaro-story, il pentimento del pasticciere di quei famigerati cannoli riempiti di ricotta nel laboratorio di Castronovo di Sicilia: "Se avessi saputo che avrebbero creato problemi a Totò mi sarei tagliato le mani...". Il pasticciere si chiama Vincenzo Bonaccolta, è un fan di Cuffaro, un vecchio amico. Andavano a scuola insieme, lui e Totò erano compagni di classe ai Salesiani. (Repubblica.it)
...a noi non sono mai piaciuti i moralisti del "day-after", quelli che ti scaricano proprio quando non se ne può fare più a meno. Non ci piace la Prestigiacomo, che ha sempre saputo chi fosse Cuffaro (coma sapeva chi fosse Dell'Utri, Mangano, ed altri galantuomini della sua parte politica). La Prestigiacomo per chi ha fatto campagna, alle elezioni regionali della SUA Sicilia? Per Rita Borsellino o per Totò Vasa Vada de' Cannoli? Non ci piace il post-moralista Miccichè, proconsole della Casa delle Libertà Vigilate in Sicilia. Men che meno ci piace il Pierferdi, quello che insegna a tutti la morale cristiana (salvo poi adottare una morale tutta sua, molto più "liberale").
Pierferdi, mentre già erano agli atti e sui giornali le trascrizioni delle oscene telefonate Di Cuffaro e SU Cuffaro, ancora l'anno scorso andava in Sicilia a "mettere la mano sul fuoco" sulla "perbenità" di Vasa Vasa. Ancora l'altro giorno, urlava, paonazzo, che non c'erano ragioni che imponessero a Totò, condannato a 5 anni di galera ed alla interdizione perpetua dai pubblici uffici per aver favorito 5 mafiosi, di dimettersi dall'alto incarico, visto che non c'era l'aggravante di aver favorito la mafia nel suo complesso. Favoriva singoli mafiosi, non la mafia. Se non ci fosse da vomitare, si potrebbe anche provare a ridere.
Da ieri, l'evoluzione: Pieferdi non difende più Totò, nonostante Totò rappresenti per l'UDC una fabbrica di voti. Forse qualcuno gli ha spiegato che i limiti della decenza sono stati superati, e di molto. Ora pierferdi lascia libero Totò di agire secondo il suo sentire. Operazione ad alto rischio, perchè tutti sappiamo quale sia la "soglia dell'etica" del Vasa Vasa al Cannolo.
P.S.: Quando Totò accusava Falcone: Totò, Santoro ed il "malamente"
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