.
I più contrari a una lista pro life guidata da Giuliano Ferrara? I cattolici.
Prima un corsivo di 'Avvenire' che la bollava come inopportuna. Poi gli attacchi di Savino Pezzotta ("Una iniziativa pericolosa") e di Paola Binetti ("La vita non si strumentalizza"): e sì che erano due compagni di strada del direttore del 'Foglio', il primo con lui sul palco del Family Day lo scorso 12 maggio, la senatrice teodem contestata insieme all'Elefantino a Cassino durante una conferenza contro l'aborto.
E poi il no delle associazioni storiche, da Acli alla Azione cattolica. E il diniego degli amici di Comunione e Liberazione, che da anni invitano Ferrara ai loro meeting estivi, ma che questa volta sono chiamati a restare fedeli al loro leader di sempre, Roberto Formigoni. Un'ostilità che ha un precedente: già nel 2005, all'epoca dei referendum sulla fecondazione assistita, Ferrara spingeva per fare i comitati del no e alla fine si accodò alla strategia del presidente della Cei Camillo Ruini, quella (vincente) dell'astensionismo.
La Chiesa ruiniana non ha molta voglia di farsi inchiodare sui numeri: preferisce combattere le sue battaglie senza misurarsi su percentuali elettorali che potrebbero dimostrarsi "irrilevanti". Così, dopo tanti applausi per la sua moratoria universale contro l'aborto, il direttore del 'Foglio' è rimasto solo. Sul piano della realpolitik la Chiesa non si fa dettare la linea da nessuno.
Una domanda imbarazzante: coglioni si nasce o si diventa?
SOCIAL
Follow @Tafanus