Oggi arriva sulla Reuters questa scarna notizia:
Intercettazioni Rai-Mediaset: Deborah Bergamini, direttrice del marketing strategico della Rai e coinvolta in uno scandalo-intercettazioni a novembre, ha lasciato ufficialmente la tv di stato dalla fine del mese scorso, dopo essere stata sospesa temporaneamente. "La Rai e la dottoressa Deborah Bergamini hanno raggiunto un accordo per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro con effetto dal 31 gennaio", si legge in uno stringato comunicato di viale Mazzini.
Da una serie di intercettazioni -- pubblicate lo scorso anno da Repubblica e allegate all'inchiesta sul fallimento della "Hdc" -- negli anni del governo Berlusconi Rai e Mediaset si sarebbero scambiate informazioni sui palinsesti, concordato le strategie informative nel caso dei grandi eventi di cronaca e orchestrato i resoconti della politica.
Il
quotidiano pubblicò telefonate tra la Bergamini, ex-assistente personale di
Silvio Berlusconi, e Niccolò Querci, anche lui ex assistente del leader di
Forza Italia e all'epoca dei fatti numero tre delle televisioni Mediaset. Il
direttore generale della Rai Claudio Cappon aveva promesso che l'azienda
sarebbe stata determinata nel caso fossero emerse responsabilità di singoli
all'interno dell'azienda.
Colto da angoscia per il destino di questa povera ragazza, costretta ad un futuro incerto, fra cassa integrazione e precariato in qualche oscuro call-center (Buon giorno, sono Deborah, in cosa posso essere utile?), mi sono recato in pellegrinaggio sul suo blog: www.deborahbergamini.it, che si era fermato due mesi fa (il 4 dicembre) per una “pausa di riflessione”. Niente paura, Deborah, con la acca, è di nuovo fra di noi. Il suo blog ha riaperto i battenti il 1° Febbraio. La fuga di cervelli è scongiurata.
Ha riaperto con un post che vi direte (sbagliando), ci parla del suo “accordo” con la RAI, del tipo “io ti do una cosa a te e tu mi dai una cosa a me". A noi, contribuenti ed abbonati che “abbiamo un posto in prima fila”, non sarebbe dispiaciuto sapere quanto ci è costato il dolcetto o lo scherzetto. Niente! Il comunicato congiunto Rai – Deborah è ermetico. Ho provato a chiedere lumi a Deborah sul suo blog, con due commenti, ma i miei commenti sono stati entrambi “moderati”, cioè non pubblicati.
Voi direte: “…si, ma è rientrata
con un post… avrà spiegato tutto li…” Verissimo. E’ rientrata. Con un post che
pubblica un suo articolo pubblicato il 1° Febbraio, indovinate dove? Ma
diamine, sul “Riformista”! Si, proprio quello. Quello “vicino” a Massimo
D’Alema, ideato dal suo “ideologo” Claudio Velardi, e fondato dal margherito
Antonio Polito. Obietterete: avrà scritto perché trattava argomenti
strettamente connessi alle sue non proprio esaltanti esperienze da manager (si
fa per dire) della comunicazione: una editorilista da non perdere. A
prescindere dal fatto che l’Italia è piena di gente che lavora in comunicazione
da decine d’anni, e ci lavora sul serio, il fatto è che… l’articolessa di
Debora(h) non tratta di questi aspetti:
tratta di acqua tiepida. Verificare sul suo sito per credere. L’articolo ha un
titolo impegnatico, forse troppo dato il personaggio:
Auctoritas e politica. (Proprio così! “Auctoritas”. Maiuscolo) Detto da Debora(h) Bergamini. Una segretaria prestata ai media per difendere gli interessi Mediaset in casa RAI. Magnifico!!! AUCTORITAS!!! Ma vi regalo l’incipit (non vi spaventate, solo l’incipit) della sua articolessa:
“…Il rapporto fra lo Stato e i
cittadini è giunto ai suoi minimi storici. E’ accaduto per gradi, in modo quasi
impercettibile, eppure la deriva è ormai evidente. La legittimazione dello
Stato ad esercitare il potere politico, un potere riconosciuto da tutti come
fonte del raggiungimento di scopi condivisi, si è affievolita fino a sparire
del tutto. Si è perduto il presupposto di ogni rapporto fra politica e
individuo, e cioè l’auctoritas. L’auctoritas della politica è quell’elemento
intangibile che dà un valore trascendente alle dinamiche della società…”
Fantastico! La Debora(h) Bergamini che tiene una “lectio magistralis” di etica della politica non sul Domenicale di Marcello Dell’Utri, o sul “Campanile” di Clemente Mastella, ma sul Riformista, “vicino” a Massimo D’Alema, ad Antonio Polito, a Claudio Velardi.
E noi qui, come degli emeriti coglioni, a rovinarci gli occhi e la schiena 12 ore al giorno, per cercare di salvare culo e cadrega a questi cazzoni del Riformista, che non trovano niente di meglio da fare che offrire una tribuna (e forse anche un cachet) a questa scampata alle patrie galere, propabilmente liquidata con qualche miliardata di lire.
Per piacere, almeno risparmiateci le intemerate sulla ricerca di “un paese normale”. Tafanus
SOCIAL
Follow @Tafanus