Fini suona l'allarme: "No all'ammucchiata" - Venti partiti per un posto sull’Arca di Silvio: «Attenti, il Pd è solo»
(di Ugo Magri)
Se sarà il carro del vincitore, lo sapremo dopo le elezioni. Per ora il centrodestra somiglia piuttosto all’Arca di Noè, zoo galleggiante, bestiario politico dove una folla di partitini sgomita per trovar posto. Velina Rossa ha contato ben 17 sigle che vorrebbero traghettarsi nella prossima legislatura, oltre ai quattro «soci fondatori» (Forza Italia, An, Lega e Udc). Ma la stima è per difetto, un censimento più pignolo spinge il totale addirittura a quota 23, come dire 23 bocche fameliche da saziare con seggi alla Camera o al Senato. Buttare qualcuno ai pesci, come promette che farà Veltroni coi «nanetti» del centrosinistra? Berlusconi non può: nella lunga guerra contro Prodi ha firmato patti, sottoscritto cambiali che adesso
vengono a scadenza. Con Dini. Con De Gregorio. Con Mastella l’«impresentabile» agli occhi di Alleanza nazionale, della Lega, della stessa Udc.
Altri «mostri» il Cavaliere se li è creati con le sue stesse mani, dai Circoli della Brambilla che dovevano essere i cani da guardia del berlusconismo ma non vogliono più tornare a cuccia, alle tre mini-Dc che si contendono lo Scudo crociato (di Pizza, di Sandri e di Fiori), dai Pensionati che si sono fatti impalmare dopo un lungo
corteggiamento, ai transfughi dell’Udc guidati da Giovanardi: per anni hanno agitato la fronda contro Casini, non si contenteranno al dunque di una semplice pacca sulle spalle. Il magnate di Arcore dovrà vedere e provvedere, senza penalizzare quanti gli sono stati avvinti come l’Edera di Nucara, come la Dca di Rotondi, come il Mpa di Lombardo, i liberali di De Luca, i «salmoni» Della Vedova e Taradash, alleati sempre fedeli nella buona e nella
cattiva sorte. Ma non finisce qui, perché Silvio il Munifico passa gli alimenti alle famiglie politiche altrui, al matrimonio in pezzi tra Fini e Storace, tra An e la Mussolini (anche se potrebbero tornare insieme)... Non è solo questione d’onore, di parola data che un leader non si rimangia mai. E’ che i sondaggi veri, quelli di cui il Cavaliere si fida ciecamente, gli danno margini di vantaggio comodi sì ma non troppo, diciamo un 54 per cento contro il 45-46 degli avversari, coi partitini di centrodestra che tutti insieme valgono oltre un milione di voti: quanto basta a fare la differenza tra vittoria e sconfitta.
E come si può chiedere di mollare al proprio destino uno Sgarbi o a chi, come Berlusconi, nel 2006 si è visto sfuggire il trionfo per soli 24 mila voti? Hanno voglia, dunque, i Maroni e i La Russa, di piantar paletti: con il primo che denuncia a gran voce il rischio di «operazioni strane», invita a «evitare grandi ammucchiate», esorta a sbarrare le porte della Cdl dove solo i magnifici quattro (Berlusconi, Bossi, Fini e Casini) hanno il diritto di posare per la foto di famiglia. Con il secondo, La Russa, che a nome di Alleanza nazionale
minaccia l’esame del sangue: «Ammetteremo solo gente che firma il programma, nessuna preclusione a priori ma saremo seri e rigorosi...». Propositi della vigilia, dettati dall’ansia di non concedere a Veltroni l’arma che il sindaco di Roma già brandisce: il Pd, solo ma coerente, mai più male accompagnato, contrapposto a uno schieramento vasto e confuso, dall’Udeur a Storace, da Casini alla Fiamma tricolore.
Semplificare, sfrondare, unire: a destra è un puzzle. Casini è in allarme, Fini ha già sollevato il problema, «caro Silvio non possiamo presentarci in mille partiti contro un Pd che corre da solo». In realtà il bersaglio è uno: Storace. An è pronta a sbarrargli
la via, costi quel che costi. Berlusconi domani riunirà lo stato maggiore forzista, ascolterà la lista delle varie richieste compilata da Cicchitto, poi comincerà a ricevere i suoi «clientes». Spingerà (ha già iniziato nelle settimane scorse) perché i partitini si coalizzino tra loro. Al Pri ha chiesto di mettersi insieme con Dini e i liberali, magari pure con De Gregorio e con Rotondi. Ma questi piccoli sanno fare bene i conti, la soglia del 2 per cento prevista dal «Porcellum» la vedono col binocolo. La sensazione diffusa è
che, eccezion fatta per Storace, verranno tutti inglobati da Forza Italia, presenteranno qualche loro personaggio simbolo all’ombra del Cavaliere. Lo stesso Mastella viene dato in quota berlusconiana alla Camera (al Senato no, nella Campania l’Udeur può fare la differenza per conquistare il premio di maggioranza). Il movimento azzurro come «refugium peccatorum», «ecoballa» se si adotta il gergo dell’emergenza rifiuti: costretto a digerire l’indigeribile e nello stesso tempo a reggere l’assalto interno
della Brambilla che a buon diritto rivendica spazio per le energie fresche contro i «parrucconi». Tramonta l’ipotesi di una seconda lista berlusconiana: toglierebbe voti a Forza Italia, col risultato di consegnare al Pd la palma di primo partito. La «rivoluzione del predellino» sfuma all’orizzonte. Perfino il nome Popolo della libertà rischia di non trovare posto sul simbolo. «E’ 3 centimetri per 3», segnalano a via dell’Umiltà, «bisogna scrivere “Berlusconi presidente” e “Forza Italia”. Pdl dove lo ficchiamo?».
...ci scusiamo coi lettori per non aver potuto inserire le foto di tutto lo zoo, ma pur avendo ridotto le dimensioni delle fotine al formato francobollo, non ce l'abbiamo fatta. Rimedieremo alle prossime puntate. In fondo, il divertimento è appena iniziato...
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