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Sacrosanto non candidare i condannati. Ma per i semplici indagati bisogna usare lo stesso peso?
(di Marco Castelnuovo)
Il tema è delicato. Veltroni ha annunciato che il Pd non candiderà condannati in via definitiva per reati contro la Pubblica amministrazione, mafia o camorra. E fin qui... ci mancherebbe altro! (...e no... caro Castelnuovo... "ci mancherebbe altro" significa che la cosa è così scontata che TUTTI adotteranno, OVVIAMENTE, questo criterio. Per informazioni, rivolgersi a Forza ITalia e all'UDC...)
Ieri, in un''''intervista alla Stampa, Gianfranco Fini è andato oltre: «Credo che se uno è indagato o, a maggior ragione, condannato per reati particolarmente odiosi, come la corruzione, o che abbiano a che fare con l’associazione mafiosa, opportunità vorrebbe che nella composizione delle liste ci fosse più rigore e più scrupolo. Parlo anche solo di opportunità: in attesa di sentenza definitiva, si può anche saltare un giro».
Per il leader di An quindi, non bisogna estromettere solo condannati, in primo grado o in via definitiva, quindi. Ma anche gli indagati dovrebbero. (...bravo Fini... ne parli magari anche con Alemanno, che imperversa in tutti i dibattiti TV... non è mica indagato per mazzette da Fiorani? cioè per corruzione? eventualmente, con calma, le faccio l'elenco di quelli, fra i suoi, che "sarebbe opportuno" non fossero ricandidati, ma che lo saranno, lo saranno...)
La Lega sposa la linea di Fini e il nervosismo in Forza Italia cresce. (...forniremo la lista anche per i patani, visto che la Lega ha sposato la linea di Fini... quanto tempo è passato da quando la lega definiva AN "la porcilaia fascista"...)
L'ipergarantista Cicchitto, per esempio sostiene non a torto che «ho dei grandi dubbi a lasciare che siano le procure a fare le liste elettorali con gli avvisi di garanzia o altre iniziative giudiziarie». L'esempio portato è sempre quello di Cirino Pomicino che dice: «nel passato molte persone sono state criminalizzate, successivamente assolte e intere forze politiche distrutte in questo modo». Ma senza arrivare alla dissoluzione della Dc, basta guardare cos''è successo in casa Mastella giusto un mese fa.Fino a che punto quindi, il giusto principio di Fini può essere tradotto nella realtà? (Marco Castelnuovo)
...caro ex piduista cicchetto, se non erro Pomicino si guadagna ancora la pagnotta con la politica. Qualche assoluzione l'ha avuta, qualche patteggiamento pure. D'altra parte, la politica non è un obbligo, è un servizio. E poi c'è quella storiaccia, brutta e scomoda, della "moglie di Cesare", che lei senz'altro conoscerà: la moglie di Cesare deve non solo ESSERE, ma anche APPARIRE al di sopra di ogni sospetto. Come contrappeso al caso Pomicino, ci sonno tanti "casi Previti": dunque, sull'altare dell'ipergarantismo alla cicchetto, Previti è stato indegnamente parlamentare, e anche ministro, per 13 anni. I suoi misfatti erano chiari "per acta", ma per 13 anni è stato parlamentare e ministro, difendendosi non NEL processo, ma DAL processo, esattamente come lo statista suo padrone. Uno dei ricordi più squallidi della sedicente "seconda repubblica", consiste in Previti che da Ministro della Difesa passa in rivista le truppe, che gli presentano le armi. Avrebbe dovuto invece passare in rivista i Carabinieri, e questi avrebbero dovuto presentargli non le armi, ma le manette. Infine, iniziamo dall'alto: il suo padrone, coi suoi fascicoli giudiziari alti come l'Enciclopedia Britannica, non dovrebbe fare "un passo indietro"? Solo per capire.
...anche a Casini vorremmo fare le stesse domande: sui Cesa, sui Cuffaro, e su tutto il circo Barnum di inquisiti, condannati e condannandi che puntella il suo partitino... Tafanus
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