Non riprenderò la storia dell'uomo (?) Bernardo Caprotti. Questa storia è stata trattata ad abundantiam da Tafanus il 24 Settembre 2007, con ben tre posts consecutivi che trattano dell'argomento. Per coloro che se li fossero persi, o volessero semplicemente rinfrescarsi la memoria, riporto gli URL dei tre posts, per facilitare la ricerca:
Quello che invece qui mi interessa fare, è associarmi alla denuncia che su questo padrone delle ferriere molti giornali hanno già fatto. La storia è nota ai nostri lettori, anche perchè ne avevamo già parlato: dunque, una signora peruviana di 44 anni, cassiera alla Esselunga, una settimana fa si piscia addosso, di fronte ai clienti. La vescica (anche quella delle peruviane), ha le sue esigenze, ed a volte i suoi incontrollabili tempi. Non alla Esselunga, non nella "famigghia" del signor Caprotti. La filosofia delle relazioni "umane" del signor Caprotti (quello che ha estromesso il figlio dalla società perchè tentava di introdurre in azienda un sistema di relazioni "umane" meno disumane) è nota da decenni. "Chi piscia troppo spesso o troppo a lungo danneggia anche me: digli di smettere".
Il signor Caprotti, in queste avanzatissime correlazioni fra vescica e lavoro, non è solo. Tempo fa aveva fatto rumore la mezza rivolta sindacale innescata per fatti similari alla "De Longhi (elettrodomestici, quella del "Pinguino"): alla De Longhi, la "pausa cesso" veniva detratta dalla paga, con certosina pignoleria, ogni qualvolta il "minutaggio" superava, anche di un solo minuto, i tempi stabiliti con "grida" affisse alla bacheca. Dalla De Longhi non ho più comprato neanche un phon.
I fatti: potremmo prenderli da qualsiasi giornale (tranne che da quelli "vicini" a Forza Italia, visto che il Caprotti è stato, fin dalla nascita, fra i più entusiasti e consistenti finanziatori del micro-nano). Riprendiamo stralci di questo articolo apparso ieri su Repubblica:
Milano, una peruviana di 44 anni, due figli, denuncia un'aggressione nello spogliatoio - Sciopero e presidio con la partecipazione dei clienti del supermercato - Mobbing, la cassiera in lacrime: "Umiliata, ho pensato di morire" MILANO - Maltrattata e umiliata. Ma ha resistito anche se malata. Poi, quando è stata aggredita fisicamente, ha deciso di reagire e ha denunciato la violenza alla polizia. Protagonista di questa storia una cassiera peruviana del supermercato Esselunga che tra le lacrime ha raccontato l'aggressione di cui è stata vittima nel locale spogliatoio del negozio di viale Papiniano, a Milano, da parte di una persona non ancora identificata. "Quando mi ha messo la testa nel water", ha detto, "ho visto i miei figli che mi salutavano per l'ultima volta e mi sono raccomandata a Dio".
Oggi i sindacati confederali di categoria hanno proclamato lo sciopero per tutta la giornata e hanno attuato un presidio di solidarietà che ha visto la partecipazione oltre che dei lavoratori anche di clienti (400 persone, secondo gli organizzatori). Ma il motivo della protesta ha origine anche nel fatto che si tratta della stessa dipendente che aveva denunciato di essersi urinata addosso perché non le era stato data la possibilità di andare in bagno e nemmeno di potersi cambiare fino alla fine del turno.
E' il 2 febbraio: la donna, 44 anni, due figli di cui uno piccolo, un contratto part-time di 30 ore settimanali per poco più di 1000 euro netti al mese, soffre di problemi renali. Le capita di stare male, ma non le è consentito di andare alla toilette. Finito il lavoro "umiliata e piangente" va in ospedale dove, dice, le viene diagnosticata una cistite emorragica: 15 giorni di malattia la prognosi. Non era iscritta al sindacato ma decide di farlo con la Uiltucs-Uil: "Le colleghe che hanno aderito all'organizzazione sono le uniche che hanno il coraggio di raccontare come mi hanno fatto fare pipì addosso".
Giovedì scorso il fatto più grave: dopo le 16.30 la cassiera scende le scale per cambiarsi e uno sconosciuto le copre gli occhi con una banda, le blocca le mani, le infila in bocca un panno e le sbatte la testa contro i muri del bagno. Poi urlandole "piscia" e altre minacce preme il tasto dello sciacquone. Lei sviene e viene aiutata dal direttore ("all'inizio ho avuto la sensazione che credesse mi fossi fatta male da sola") che la accompagna in ospedale: per ora le sono stati dati 10 giorni (tecnicamente per infortunio visto che l'episodio si è verificato sul lavoro). La lavoratrice ha sporto denuncia alla polizia: "Voglio sapere chi è stato a picchiarmi e perché". E soprattutto riferendosi alla sua denuncia di mobbing dice "di voler lottare ora perché nessuno sia sottoposto alle stesse umiliazioni che ho subito io".
Graziella Carneri della Filcams-Cgil sottolinea che "ovviamente non si pensa che l'aggressione sia stata commissionata dall'azienda ma che c'è una forte responsabilità per il clima intimidatorio: molti dipendenti hanno paura di prendere parte all'attività sindacale" [...]
L'azienda ha replicato, in una nota: "Sono attualmente in corso delle indagini da parte delle forze dell'ordine di cui subito abbiamo richiesto l'intervento e alle quali stiamo fornendo la massima collaborazione. Auspichiamo che venga fatta luce sulla vicenda nel più breve tempo possibile. Al momento riteniamo prematuro rilasciare altre dichiarazioni". Ma la vicenda non si chiude qui: martedì è previsto un nuovo presidio e alcuni sindacalisti chiedono ai clienti e ai milanesi di "inondare la direzione di proteste e richieste di informazione via e-mail" [...]
In una intervista, la signora racconta che dopo essere stata picchiata, le è stata ficcata la testa nel cesso, e mentre l'energumeno tirava lo sciacquone, le urlava "piscia... piscia!.."
Le è sembrato di aver intravisto, mentre veniva picchiata, uno degli addetti alla "sicurezza". (Probabilmente era addetto solo alla sicurezza delle merci, non delle persone. NdR)
Lettera ad un uomo mai nato
ovviamente noi non pensiamo che lei personalmente abbia fatto tutto ciò alla signora peruviana. Non ne ha l'età, e forse neanche le palle. I tipi come lei non danno, ne siamo sicuri, neanche ordini espliciti in tal senso. Anche per far questo, ci vogliono le palle. Gli uomini (?) come lei si limitano a creare nelle aziende che indegnamente conducono un clima di intimidazione tale per cui prima o poi qualcuno che vuole dimostrarsi "più realista del re" salta fuori, e magari fa il "lavoro sporco" pensando (a torto? a ragione?) di acquisire grandi meriti agli occhi del "padrone".
Si, signor (?) Caprotti: tutta la storia della sua vita di uomo di destra è costellata da episodi "sinistri": a cominciare dalla estromissione di suo figlio dall'azienda, perchè pretendeva di instaurare delle relazioni umane, all'interno dell'azienda, a livelli minimi di civiltà. Lei è uno di quei dinosauri (di cui l'impresa italiana è purtroppo piena) che intende il rapporto di lavoro non già come uno scambio fra salario e lavoro, con pari dignità, diritti e doveri. Lei non assume, "compra". Lei pretende di comprare non solo detersivi e verdure, tempo ed opera dei suoi dipendenti, ma di comprarne anche il pensiero, la dignità, i reni e la prostata.
Lei ha una storia padronale di oltre mezzo secolo. La invitiamo a raccontarci DIECI PICCOLI EPISODI di ordinaria umanità nei rapporti fra lei ed il personale. Non le chiediamo molto. Le chiediamo di raccontarci e documentarci UN EPISODIO di civiltà e di umanità ogni 5 anni. Lei ha recentemente scritto un ridicolo pamphlet contro la Coop, dal titolo (significativo e idiota) di "Falce e Carrello". Se vuole, possiamo inondare la sua mailbox di esempi di civiltà nelle relazioni umane all'interno della Lega delle Cooperative. Noi faremo questo sforzo di documentazione, ad un patto: che lei si impegni per iscritto (di lei non ci fidiamo, abbia pazienza) ad esporre in bacheca, in tutti i suoi punti-vendita, i nostri scritti, per almeno trenta giorni.
Signor (?) Caprotti, lei ha già una certa età. Neanche la vicinanza a Silvio e a Scapagnini le garantiscono la vita eterna. Inoltre, da buon italoforzuto, lei è quasi certamente timorato di Dio. Cerchi di utilizzare gli ultimi anni della sua vita disgraziata facendo cose che, quando arriverà al cospetto del padrone supremo di tutte le esselunghe e di tutte le etichecorte, la mettano in condizione di chiedere almeno le attenuanti generiche.
Suo devoto e felice non-dipendente, Tafanus
B O I C O T T I A M O L A E S S E L U N G A
Tafanus ed i suoi amici chiedono scusa alla signora peruviana. Signora, ci sono momenti in cui l'identità di "italiani", che una volta costituiva per noi motivo se non di orgoglio, almeno di compiacimento, diventa un macigno da rimuovere e da nascondere. Continui la sua lotta. Noi, pur coi nostri mezzi non enormi, le saremo sempre accanto. Con tanto affetto, e col massimo rispetto. Tafanus
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