Da oggi, e fino alle elezioni, inizieremo questa serie di brevi biografie di "impresentabili". Ovviamente privilegeremo gli impresentabili di destra, per tener fede al nostro impegno di dichiarata faziosità, ma non tralasceremo di parlare anche dei nostri impresentabili.
-1) Renzo Rabellino - "No Euro - Grillo Parlante"
Il curriculum è quello che è. Per dichiarare impresentabile Renzo Rabellino, segretario della lista «No Euro - Grillo Parlante», ci si potrebbe attaccare a qualsiasi cosa. Qualcuno si attaccherebbe persino alla sua elezione, nel 1990 e con la Lega Nord, al Consiglio regionale piemontese. O magari all’espulsione, per deviazionismo, di tre anni dopo. Facile sarebbe attaccarsi alle invenzioni successive. Rabellino proseguì la carriera al servizio del popolo fondando la «Lega per il Piemonte»«Piemonte nazione». Con «Piemonte nazione», nel 1997, concorse all’elezione a sindaco di Torino che concluse con lo zerovirgolazero dei consensi nonostante il sostegno di altre due liste: «Commercianti artigiani uniti» e soprattutto «Immigrati clandestini, basta!». Rabellino ci riprovò alla tornata seguente, nel 2001, con il «Movimento autonomista» appoggiato, fra gli altri, da un certo Gianfranco Rosso, leader del comitato «Torino Libera», che aveva la peculiarità di essere omonimo di Umberto Rosso, candidato di Silvio Berlusconi. Per una coincidenza, il simbolo del Rosso II era praticamente identico a quello del Rosso I.
Ora Rabellino ha deciso di consegnarsi al premier, e di essergli a fianco nella riconquista di Palazzo Chigi. Lo farà con l’ultima sua creatura: «No Euro - Grillo Parlante». Obiettivo dichiarato: «No all’Euro, fuori da Maastricht, fuori dall’Euro ma dentro l’Europa». Non è l’ampiezza e la vaghezza del proposito a rendere impresentabile Rabellino, quanto il contrasto col punto due: «Mille euro al mese» a ogni cittadino «sopra i sedici anni», così, come incentivo alla vita. Avesse almeno detto dove prenderà questi soldi! - La Stampa
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-2) Giuliano Ferrara: L'Aborto
Figlio del senatore comunista Maurizio Ferrara (per molto tempo segretario particolare di Palmiro Togliatti e poi direttore de L'Unità), si avvicinò alla politica da contestatore "sessantottino" (partecipò infatti agli scontri di Valle Giulia, primo atto della contestazione studentesca italiana).
Nel 1973 diventò "responsabile fabbriche" del Partito Comunista Italiano a Torino. In seguito diventò capogruppo del partito sempre a Torino, a fianco di Piero Fassino.
Nel 1983 abbandonò il PCI per protesta contro la decisione del partito di non dedicare un concerto alle vittime del massacro di Sabra e Shatila. Iniziò a lavorare a L'espresso, occupandosi, spesso in modo critico, del suo ex-partito. Si avvicina in questo periodo alle posizioni dell'allora Presidente del Consiglio e segretario del Partito Socialista Italiano Bettino Craxi. Nel corso degli anni Ottanta iniziò a lavorare per il Corriere della Sera, firmando gli articoli con lo pseudonimo "Piero Dall'Ora" e creando la rubrica "Bretelle rosse". Contemporaneamente, su indicazione di Craxi e Claudio Martelli, entrò nella redazione di Reporter, giornale d'inchiesta di area socialista diretto dai due ex-leader di Lotta Continua, Adriano Sofri e Enrico Deaglio.
Ferrara ha dichiarato di essere stato, in questo periodo, confidente retribuito della CIA. È stato avanzato il dubbio sulla veridicità di questa dichiarazione, che taluni sostengono che sia stata rilasciata dal giornalista per attrarre attenzione su di sé. Ferrara ha rivelato di aver svolto attività di spionaggio solo nel 2003: in quell'anno è stata tentata un'azione disciplinare nei suoi confronti per determinare se l’attività di spia sia deontologicamente compatibile con l’appartenenza all'Ordine dei Giornalisti. Il Consiglio dell'Ordine non ha preso provvedimenti sul caso perché "al momento della rivelazione erano ampiamente decorsi i cinque anni, oltre i quali arriva la prescrizione.
Iniziò a condurre su RaiTre Linea Rovente e poi su RaiDue Il testimone. In seguito si trasferì alla Fininvest, dove condusse su Canale 5 Radio Londra (passato poi su Italia 1), L'istruttoria e Il gatto, da cui, dopo lo scoppio dello scandalo politico-giudiziario Tangentopoli, esprimerà le sue posizioni critiche nei confronti delle inchieste delle Procure. Nel 1992 con la moglie Anselma Dell'Olio ideò la trasmissione "Lezioni d'amore", incentrata sul sesso e ispirata idealmente al film "Comizi d'amore" di Pierpaolo Pasolini. Dopo alcune puntate il programma venne interrotto, pare per pressione di alcuni deputati democristiani su Silvio Berlusconi. In occasione delle Elezioni europee del 1989, venne eletto europarlamentare del PSI. Con l'ascesa di Silvio Berlusconi e di Forza Italia, Ferrara decise di lasciare, assieme a molti compagni di partito, un PSI ormai in disfacimento. Divenne Ministro per i rapporti con il Parlamento del primo governo Berlusconi.
Nel gennaio del 1996 fondò il quotidiano Il Foglio (edito dall'omonima cooperativa editoriale della quale fa parte Veronica Lario, seconda moglie di Berlusconi) Su questo giornale esprime posizioni definite neoconservatrici. È un sostenitore del centro-destra, e poi del secondo e terzo governo Berlusconi. Nel 1996, pur senza lasciare la direzione del Foglio, è per alcuni mesi direttore del settimanale Panorama.
Candidato per Forza Italia e la Casa delle Libertà alle elezioni politiche suppletive (per il posto vacante del collegio elettorale del Mugello, in Toscana) per il Senato del 9 novembre 1997, venne sconfitto dall'ex-pm simbolo di Mani Pulite, Antonio Di Pietro, candidato dell'Ulivo.
A partire dagli eventi dell'11 settembre 2001, le sue posizioni hanno una svolta antilaicista e socialmente conservatrice: lui, dichiaratamente non cattolico, sostiene la necessità del rafforzamento dei valori giudaico-cristiani come baluardo dell'Occidente di fronte al pericolo crescente dell'estremismo islamico.
Il 7 luglio 2006 è stato condannato in primo grado per diffamazione ai danni dei giornalisti de L'Unità e al risarcimento di 135 mila euro. Nel corso di una trasmissione di Porta a Porta del 2003, in una discussione sulla giustizia disse: «No, no, non è un giornale libero, credo che l'unico modo di definirlo è un foglio tendenzialmente omicida!» .
La campagna per una moratoria sull'aborto - A metà dicembre 2007 Ferrara ha riaperto il dibattito sull'aborto proponendo una moratoria universale. L'annuncio è stato fatto durante la trasmissione Otto e mezzo, che il giornalista conduce su La7, esattamente il giorno dopo che l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva approvato una risoluzione non vincolante (sostenuta soprattutto dall'Italia) per una moratoria sulla pena di morte. Secondo Ferrara, dato che le Nazioni Unite hanno deciso di approvare una moratoria sulla pena di morte, dovrebbero anche approvare una moratoria sull'aborto, da lui definito "lo scandalo supremo della nostra epoca, e considerato alla stregua di un omicidio.
La moratoria proposta da Ferrara ha sollevato un dibattito che ha tenuto banco sui media e nella società civile. Il 12 febbraio il giornalista ha annunciato la fondazione di un partito politico, che egli definisce "di scopo", per portare il dibattito sulla vita in Parlamento. La lista si chiama Aborto? No grazie. Per la moratoria con Giuliano Ferrara.
Religione e "ateismo devoto" - Ferrara è stato annoverato tra i cosiddetti atei devoti (termine coniato da Beniamino Andreatta per indicare in maniera dispregiativa gli atei che dimostrano vicinanza con le posizioni della Chiesa cattolica). Egli ha dichiarato di non essere cattolico ma di essere filosoficamente su posizioni teiste e quindi di credere in un Dio personale.
Sanremo 2002 - Durante la 52esima edizione del Festival di Sanremo, per la quale era previsto uno sketch comico di Roberto Benigni nella serata finale, Giuliano Ferrara polemizzò contro il comico, asserendo che nel caso in cui fosse salito sul palco, egli sarebbe stato in prima fila a "tirargli uova marce". Alla fine Ferrara si limitò a lanciare uova sullo schermo del televisore del suo salotto, di fronte ad una camera che lo riprendeva mentre assisteva all'esibizione del comico toscano. Quando Benigni vide che Ferrara non era presente, ironizzando ipotizzò che Ferrara fosse partito per Sanremo, ma che fosse tornato indietro dopo essersi mangiato le uova per strada.
Ferrara ha sostenuto più volte di aver abbandonato l'ideologia comunista "in tempi non sospetti", cioè prima della caduta del Muro di Berlino. Marco Travaglio ha sostenuto che le sue posizioni politiche siano invece state dettate da convenienza.
Le posizioni in politica estera ed in materia giudiziaria hanno suscitato critiche: Ferrara è stato spesso bersaglio della satira, a partire dal settimanale Cuore, fino agli spettacoli di Daniele Luttazzi e Sabina Guzzanti. In tutte le rappresentazioni satiriche, oltre a prendersi gioco della sua mole, lo si schernisce per aver cambiato appartenenza politica, facendo intravedere una logica di interessi quale motivazione principale dei suoi salti dalle file di un partito ad un altro.
L'8 dicembre 2007 Giuliano Ferrara è stato citato in un monologo di Daniele Luttazzi durante la trasmissione Decameron in onda sull'emittente televisiva La7. Luttazzi ha detto che per sopportare la visione delle atrocità della guerra in Iraq (conflitto appoggiato anche da Ferrara in risposta al terrorismo islamico) pensa "a Giuliano Ferrara dentro una vasca da bagno con Berlusconi e Dell'Utri che gli pisciano addosso, Previti che gli caga in bocca e la Santanchè in completo sadomaso che li frusta".
La battuta era già stata usata nello spettacolo di Luttazzi del 2006 "Come uccidere causando inutili sofferenze", e successivamente nel libro omonimo[citazione necessaria]. A seguito dell'episodio televisivo, tuttavia, l'emittente ha sospeso il programma condotto dall'autore satirico. (Wikipedia)
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