09:50 Titolo sospeso in Borsa - La circolazione dei nomi dei possibili acquirenti di Alitalia danno il via ad un'altra giornata chiave per la compagnia di bandiera. In Borsa, a piazza Affari, il titolo è stato subito sospeso per eccesso di rialzo ed eccessivo scostamento tra un contratto e l'altro. Al momento il titolo segna un rialzo teorico del 3,59% a 0,598 eur.
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09:58 Berlusconi: "Benetton, Ligresti, Eni, Mediobanca, ecco la cordata" - Silvio Berlusconi ha rivelato al quotidiano La Stampa i nomi degli impreditori italiani nella cordata. Si tratta di Benetton, Mediobanca, Ligresti e Eni.
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10:01 Eni: no comment - L'Eni non commenta le voci secondo le quali il gruppo sarebbe coinvolto in una cordata che sta preparando un'offerta per Alitalia
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10:26 Gruppo Ligresti: no comment su Alitalia - Il gruppo Ligresti "non commenta" le indiscrezioni di stampa secondo le quali le società guidate dal costruttore Salvatore Ligresti potrebbero essere coinvolte in una nuova cordata per acquistare l'Alitalia. Lo riferiscono fonti del gruppo.
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10:30 "Non commentiamo notizie giornalistiche. Prima attendiamo che questa cordata si manifesti, che gli amministratori di aziende e banche coinvolte vengano fuori davvero e confermino". Così palazzo Chigi a proposito delle rivelazioni sulla cordata di imprenditori italiani interessati ad Alitalia
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10:39 "Mediobanca non ha allo studio alcuna ipotesi di cordata nè di ingresso nel capitale Alitalia". Lo riferisce un portavoce dell'istituto
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10:43 - Ancora prima delle smentite e dei no comment Michele Vietti (Udc) non ha dubbi: la cordata è una "bufala". ''E' del tutto evidente - dice il parlamentare ospite di Omnibus-La7 - che Berlusconi si e' inventato a scopo pubblicitario una cordata che non c'è. Il Cavaliere sta pagando la prima di molte cambiali alla Lega e al Nord''.
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11:23 Palazzo Chigi, che pure non commenta "rivelazioni giornalistiche", si limita a sottolineare che da parte dell'Eni, indicata da Berlusconi come uno dei soggetti della cordata e società partecipata dal Tesoro, "non risultano comunicazioni al governo circa un suo possibile ingresso nella cordata di cui parlano gli organi di stampa".
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11:25 Casini: "Sono dell'idea che la politica sia una cosa seria. Quando strumentalizza migliaia di posti di lavoro perde serietà e io invito Veltroni e Berlusconi ad essere più seri in questa campagna elettorale".
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11:36 Berlusconi: "I nomi che sono apparsi sui giornali sono indiscrezioni o supposizioni da parte giornalistica".
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11:40 "Alitalia non è oggi nell'agenda di Eni". E' quanto ha sottolineato l'ad del gruppo petrolifero, Paolo Scaroni, in merito alle indiscrezioni di stampa relative ad una possibile partecipazione in una cordata per la compagnia di bandiera.
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12:39 "
Veltroni è categorico sulla vicenda Alitalia: "Di quattro nomi annunciati da un uomo politico per la cordata, due hanno già smentito. Questo è un tema su cui non si possono inventare battute, affermazioni non sostenute dalla realtà, perchè pensate che difficoltà si può creare sulla trattativa con turbative di certe affermazioni".
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15:10
"Gli imprenditori italiani sono persone serie che prima risolvono i problemi e solo dopo dicono di averli risolti": lo dice Massimo Calearo, capolista alla Camera nel Veneto nelle liste del Pd, in merito alla vicenda Alitalia e alla presunta cordata di imprenditori italiani annunciata da Berlusconi. "Con l'atteggiamento assunto nella vicenda Alitalia, fatto di annunci fantomatici, smentite, evocazioni di cordate inesistenti, il tutto in piena campagna elettorale, Berlusconi fa un cattivo servizio non solo al Paese ma all'intera classe imprenditoriale italiana, abituata ad agire con serietà e senso di responsabilità".
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15:12
"Se c'è una cordata italiana seria per Alitalia, faccia il favore di presentarsi, non sulla stampa o a 'Porta a porta', ma con un'offerta che arrivi sul tavolo del governo debitamente firmata". E' la sollecitazione di Emma Bonino, ministro per il Commercio internazionale e le Politiche europee.
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Questo post subirà numerosi aggiornamenti “in progress”. Per il momento limitiamoci a riepilogare: non sono passate 24 ore dall’attesissimo annuncio della “cordata”, che:
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- Corrado Passera, Banca Intesa, ha ri-rismentito.
- Mediobanca ha smentito.
- L’Eni: Alitalia non è nella nostra agenda.
- Il Gruppo Ligresti si rifugia dietro un pudìco “no comment”.
Allo statista Casini, che bacchetta con lo stesso furore bipartisan Berlusconi e Veltroni, vorremmo far notare la sottile differenza fra chi spara cazzate a raffica (che potrebbero a questo punto ben suscitare la curiosità di qualche Procura per il reato di aggiotaggio, e forse anche per quello di insider-trading), e chi si limita a dire: “se c’è una cordata, che si appalesi ufficialmente, nelle sedi opportune”. Casini, le “sedi opportune” sono il CDA Alitalia ed il Ministero dell’Economia, non la redazione del "Geniale" o di Canale 5. Capisco che questi concetti per lei siano una sorta di parete di sesto grado superiore (insomma, roba da “Sektor No Limits”), però neanche lei, neanche sotto la calda protezione della madonna dal velo azzurro, può continuare a trattare guardie e ladri allo stesso modo. Non ha ancora metabolizzato la perdita del caldo mantello non già della Madonna dal Velo Azzurro, ma del Cavaliere dal Partito Azzurro?
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Intanto, vediamo chi e che cosa resta delle 12.325 cordate fin qui presentate-e-smentite alla velocità dei Concorde:
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Cordata tricolore al palo: e c'è chi punta al fallimento - Ermolli in forcing su Ligresti, Riva e Micheli. Interessati solo Versace e i candidati del Pdl Soglia e Casoli.
di Ettore Livini - Repubblica
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MILANO - Silvio Berlusconi rialza la posta sulla partita Alitalia. Ma all'appello della sua cordata tricolore - almeno per ora - brillano più gli assenti che i presenti. Non ci saranno i figli del Cavaliere, gettati nella mischia e poi ritirati dal padre. Nicchia il Fondo F2i di Vito Gamberale ("abbiamo tanti dossier allo studio, non quello su Alitalia", dice una fonte). Tira il freno Banca Intesa - "siamo fuori gara da tre mesi e non ci ha più contattato nessuno", ribadiscono da giorni i vertici dell'istituto - e sembrano freddi anche gli industriali: "Abbiamo un aereo in ditta ed è già difficile gestire quello", ha liquidato la questione ieri Carlo Pesenti, numero uno di Italcementi mentre pure Marco Tronchetti Provera, disposto in passato a versare un cip simbolico per salvare Malpensa, e Diego Della Valle si chiamerebbero fuori.
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Le adesioni? Per il momento paiono più decoubertiniane che sostanziali. È pronto a partecipare con entusiasmo Gerardo Soglia, candidato Pdl in Campania e titolare dell'omonimo gruppo alberghiero (187mila euro di utile nel 2006). Sarebbero interessati Santo Versace (altro uomo in corsa per il centrodestra) e Francesco Casoli, ad di Elica, candidato al Senato da Berlusconi.
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Al netto dei pedaggi elettorali, però, la vera campagna di reclutamento sarebbe ancora in una fase poco più che iniziale: Francesco Pizzo, ad di Mistral Air, la compagnia delle Poste Italiane che cura anche i viaggi dell'Opera Romana Pellegrinaggi a Lourdes e nei luoghi sacri [1], avrebbe proposto ieri nel cda del gruppo un intervento nella partita Alitalia. L'imprenditore bergamasco Miro Radici sarebbe pronto a impegnarsi per lavorare sul settore cargo. E gli uomini di Silvio Berlusconi - in primis quel Bruno Ermolli artefice di tutti i riassetti Fininvest - starebbero bussando a tutti i portoni della Milano che conta per riuscire ad arruolare qualche nome di peso e con le spalle abbastanza larghe per sostenere una partita così impegnativa. Il forcing sarebbe concentrato in particolare su Salvatore Ligresti - che si è già scottato dita e portafoglio con l'avventura in Volare ma che col centrodestra milanese ha in ballo diverse partite immobiliari - sul finanziere Francesco Micheli e sulla famiglia Riva che forte dei miliardi entrati in cassa con il boom della siderurgia degli ultimi anni, potrebbe essere tentata dalla diversificazione sulla Magliana. La Air One di Carlo Toto verrebbe schierata invece in un ruolo defilato solo grazie alle sue 90 opzioni per aerei che potrebbero tornare buone per il progetto.
Il dream team italiano insomma - grande assente di tutti e 15 i mesi dell'asta Alitalia - stenta ancora a prendere una fisionomia definita. Più chiara sembra invece la sua strategia. Bruno Ermolli, uomo di grande esperienza finanziaria, ha infatti ben chiaro un problema. Salvo un'adesione in extremis di Lufthansa, questa sorta di Armata Brancaleone, se mai nascesse, ben difficilmente avrebbe il know how e soprattutto i soldi (tra i 5 e i 10 miliardi) necessari per risanare e rilanciare la nostra compagnia di bandiera. Quelli che invece ha messo sul piatto Air France.
Il primo obiettivo quindi sarebbe ora quello di far saltare l'offerta di Parigi. Come? In fondo non è nemmeno troppo difficile e il copione è già in scena. Basta sventolare il vessillo dell'italianità mischiato a un po' di promesse per far gola a sindacati (e politici) poco disposti a scendere a patti con Jean-Cyril Spinetta. Un can-can, particolare non secondario, che paga anche sul fronte elettorale. Poi si può anche uscire con una lista di nomi chiedendo - come ha fatto Berlusconi - tre o quattro settimane per esaminare i conti Alitalia. Il tempo passa, c'è il voto di mezzo, la data room della Magliana fatica ad aprirsi. A quel punto, viste le condizioni delle casse di Alitalia - il nuovo governo una volta eletto non avrebbe scelta e sarebbe costretto a commissariare Alitalia (operazione che peraltro presenta enormi rischi tecnico industriali).
Lo Stato a quel punto si farebbe carico del lavoro sporco (licenziamenti, maxi-ammortizzatori sociali) e il compratore erediterebbe un'azienda in versione molto più light. Meno costosa, più leggera e con i conti già risanati, condizione del resto necessaria per uscire dall'amministrazione controllata. Il conto lo pagherebbero gli azionisti, i lavoratori e il paese che, com'è successo per Swiss e Sabena si ritroverebbe con una compagnia di bandiera ma di serie B. Per i compratori però sarebbe una cuccagna. E a quel punto alla porta di Ermolli - soprattutto se il centro-destra avrà vinto le elezioni - la coda di potenziali compratori sarà molto più lunga e variegata.
[1] Questa baracconata dell'”Opera Romana Pellegrinaggi a Lourdes e nei luoghi sacri” non vi ricorda nulla? suvvia, un piccolo sforzo… Indovinato! È il luogo dal quale aveva presso l’abbrivio la fantastica carriera di tale Maurizio Scelli, poi paracadutato verso i disastri compiuti in giro per il mondo in nome e per conto della CRI (Iraq incluso). Diventato poi tristemente famoso, persino in Forca Italia, per i disastri compiuti nell’arruolamento dei Giovani Azzurri per conto del nano.
Ma non dimentichiamo che il micro-nano è un grande esperto di cordate fasulle. Per chi l'avesse dimenticato, riportiamo il "fondo" di Eugenio Scalfari del 23 marzo:
Alitalia, chi pagherà i conti della "cordata elettorale"
di EUGENIO SCALFARI
BERLUSCONI, per come racconta la cronaca e come lo ricordo io che fui anche testimone diretto, è stato l'inventore delle cordate fasulle. La più celebre fu quella della Sme, passata anche sui tavoli della giustizia civile e penale. Per bloccare il contratto già firmato tra De Benedetti e l'Iri, s'inventò un'inesistente cordata guidata da un suo prestanome, certo Scalera, che rimise in gioco l'accordo per il tempo necessario a riaprire il gioco. Poi Scalera scomparve, scomparve fisicamente, e la cordata Fininvest-Ferrero-Barilla ne prese il posto, ma era fasulla anche quella. Alla fine lui si ritirò e Ferrero-Barilla si divisero le spoglie della Sme.
In quel caso la Fininvest non aveva altro interesse che fare un favore politico a Craxi. Il compenso fu il famoso decreto soprannominato "decreto Berlusconi" con il quale il governo bloccò la sentenza della Corte Costituzionale autorizzando le televisioni Fininvest a trasmettere in barba alla sentenza della Corte e dei tribunali che le avevano emesse [...]
Il personaggio è dunque coniato in questo modo, se ne infischia dei conflitti d'interesse, se ne infischia delle leggi e se ne strainfischia delle norme europee. Guarda al sodo, al suo interesse, animato dall'istinto del combattente e dagli spiriti animali d'un capitalismo senza regole [...]
Esprimo un'opinione personale: una proroga di cinque o sei giorni oltre il 31 marzo sembra accettabile. Oltre quel limite non lo è. Quanto al prestito che Berlusconi chiede al governo, Prodi ha già detto che non si può fare se non è garantito da un soggetto bancabile. La Ue vieta operazioni di prestito a rischio da parte di un governo ad una società per azioni.
Al di là di questo non ci sono altri orizzonti che l'amministrazione controllata. Significa congelamento dei debiti, nomina d'un commissario giudiziale, risanamento con vendita delle poche attività e concordato con i creditori. Esuberi? Da quel momento la controparte dei sindacati sarà il commissario. La flotta continuerà a volare? Così come Parmalat continuò a produrre il suo latte e i suoi yogurt?
C'è una differenza di fondo tra i due casi: la gestione di Parmalat era attiva ma il capitale finanziario non c'era più. Per Alitalia invece il capitale finanziario non c'è più e la gestione è in pesante passivo.
Affinché la flotta continui a volare occorre che i fornitori vendano il carburante a credito, la manutenzione e il personale di volo e di terra lavori senza sapere se a fine mese gli stipendi saranno pagati. Una situazione ovviamente impossibile quale che siano le opinioni in proposito di Giordano, Diliberto e Pecoraro Scanio.
Berlusconi strillerà e con lui Fini. E con loro Formigoni e la Moratti che sono tra i principali responsabili del flop di Malpensa. E gli elettori? Nessuno può dire quale sarà l'effetto dell'affaire Alitalia-Malpensa sugli elettori del Nord. Forse la maggioranza se ne infischia o forse no. Quanto agli industriali, è un fatto che in quindici anni da quando dura quest'agonia sotto quattro diversi governi, gli industriali del Nord nessuno li ha visti. Avevano altri pensieri. Li vedremo oggi? Daranno oro alla Patria? In barba al mercato? Col solo vantaggio d'essere i finanziatori di Berlusconi?
Tutto è possibile. Nel 1921 finanziarono Mussolini pensando che sarebbe stato una marionetta nelle loro mani. Non fu così, ma quando se ne accorsero era troppo tardi. Dovettero aspettare vent'anni e una catastrofe epocale. Qui se ne preparano altri cinque e siamo ancora alle prese con lo stesso leader, lo stesso personale politico, la stessa Lega, lo stesso Fini, gli stessi "ascari" con i cannoli o senza cannoli.
Ma il popolo è sovrano. A volte decide per il suo bene, a volte si dà il martello sui piedi, a volte resta a casa a guardare lo spettacolo dalla finestra. E questa è la cosa peggiore che possa accadere.
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