E' morto ieri al San Raffaele di Milano a 63 anni, per un tumore al colon, un collega ed amico degli anni '70/'80, Marco Mignani. In quel periodo, i nostri destini si erano incrociati due volte: la prima volta, per un periodo molto breve, in Leo Burnett (un'agenzia di pubblicità che nasceva dallo "Studio Sigla", una delle più tradizionali agenzie italiane); la seconda volta in un'agenzia di pubblicità (la TBWA), nella quale io ero Direttore Marketing, e Marco era Direttore Creativo. E' stato un periodo bello e intenso, con la TBWA che diventava, in pochi anni, la seconda agenzia italiana, passando da zero a 120 addetti in pochissimi anni. Lavoravamo tutti come pazzi, e i risultati arrivavano a pioggia. A metà anni '70 ci siamo consentiti il lusso di essere l'unica agenzia in Italia che rifiutava di fare "gare" per l'acquisizione di nuovi clienti. Le gare sottraggono in genere le migliori teste dell'agenzia ai clienti già acquisiti, e servono a poco, perchè un'agenzia la si giudica dal lavoro degli ultimi anni, e non dall'eventuale exploit creativo di una settimana.
A Marco, a modo mio, volevo bene. Lo prendevo spesso affettuosamente per il culo, per il suo modo "teutonico" di gestire un reparto, come quello creativo, generalmente poco propenso a lasciarsi "inquadrare". A lui mi avvicinava, culturalmente, il modo disincantato di vivere l'avventura della comunicazione con ironia, senza la prosopopea della "Milano da bere", di cui a torto Marco era stato considerato un "guru". Era l'epoca in cui, per tranquillizzare i genitori di Marisa ed i miei, non ho mai confessato loro di lavorare "nella réclame". Mi spacciavo per addetto alla contabilità. Quante disquisizioni surreali, con Marco, davanti ad una birra, sul fatto se la pubblicità fosse il più cretino dei mestieri intelligenti, o il più intelligente dei mestieri cretini! Ma su una cosa eravamo assolutamente d'accordo: fare "la réclame" era comunque meglio che lavorare".
Un'altra passione ci accomunava: quella per la vela. In questo settore, Marco era un amabile, inguaribile ballista, come certi pescatori... alla fine di ogni vacanza estiva, lui aveva sempre una "tempesta perfetta" da raccontare, con dovizia di particolari. Erano tutte balle, ma lui ci credeva, perchè quelle balle erano il suo "sogno".
Non elencherò le campagne di cui Marco è stato protagonista. Ce ne sono di bellissime e di bruttine, ma tutte hanno, al fondo, un pensiero-guida. Nella creatività di Marco, nulla era mai lasciato al caso. Marco ha lasciato la TBWA qualche anno prima di me, nell'82, per andare a dirigere la D'Arcy - MacManus.
Nell'87, l'unico momento di "frattura", quando Marco crea, ahimè, quel "Forza Italia", ad usum, inizialmente, della Democrazia Cristiana, ma poi capitalizzato dal bandito di Arcore. Si riscatterà curando per 15 anni la comunicazione e l'immagine di Telefono Azzurro e di Vidas, l'onlus che si occupa di assistenza a malati terminali.
Dal 1994 è stato anche professore di “Tecniche della comunicazione pubblicitaria” al Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università “La Sapienza” di Roma. È socio fondatore, past president e membro della Hall of Fame dell’Art Directors Club Italiano.
Ieri, a 63 anni, ha definitivamente perso la sua battaglia. Ciao, Marco...
In alto, il creativo biglietto di auguri della TBWA ideato da Marco per il 1980. Marco è quello che spinge la Balilla. Il biglietto si apriva poi a fisarmonica (vedi in basso), e disvelava una enorme Balilla a... 23 porte per lato, con dentro TUTTO il personale dell'agenzia
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