Passata la festa, gabbatu lu santu. Passate le elezioni, si rivela in tutta la sua pochezza questo nano politico, questo mercante di tappeti. Ha condotto la cosa come quegli imbonitori da fiera di paese che credono di essere i più furbi dell'universo, ed invece emanano puzzo di imbroglione a chilometri di distanza. Solo chi non ha voluto sentire questo fetore non lo ha sentito. Parlo degli Angeletti, dei Bonanni, dei Caronia, dei fascisti dell'ANPAC, e di tutto quel generone Alitalia abituato per decenni a vivere di privilegi fuori mercato. Il venditore di tappeti ha tentato "un azzardo in più" del ragionevole, ed ha perso la partita. Ora Air France si è rotta i coglioni e si è chiamata fuori. Aeroflot, finita la vacanza sarda dell'amico Putin, ha detto no. Di Lufthansa si sono perse le tracce. AirOne ha più debiti che soldi. Intesa ha detto si, però... (a patto che si tratti di un'avventura di "respiro internazionale - che non si vede all'orizzonte).
Ha fatto di tutto per usare a fini elettorali le decine di migliai di famiglie il cui destino è legato ad Alitalia, a SEA, all'indotto. Ora c'è la resa dei conti. Le alternative ad AirFrance millantate in campagna elettorale? Tutte sparite! Qualcuno presenti il conto a questo stronzo, ad iniziare da domenica, al ballottaggio di Roma. C'è qualche famiglia romana che vive di Alitalia o di Aeroporti capace di aprire, finalmente, gli occhi? Qualcuno che sa e che può lo denunci per aggiotaggio e per turbativa dei mercati. Oggi qualsiasi persona dotata di "tracce" di moralità, impegnerebbe tutto il suo patrimonio personale per tirare fuori dai guai decine di migliaia di persone che ha buttato nel buco nero della disoccupazione per qualche voto in più. Non lui. L'articolo di Giannini su Repubblica di oggi dovremmo ricopiarlo e mandarlo ad amici e nemici. così come le perle d'archivio che ho ripescato sui giornali delle settimane passate. Dovremmo fare un lavoro più sistematico, e raccogliere in un dossier, prima che spariscano dai giornali, tutti gli articoli che riguardano gli attentati sistematici che questo stronzo ha portato alla vita del paese e di decine di migliaia d persone.
Alitalia, i nomi dei colpevoli
(di MASSIMO GIANNINI - Repubblica)
ORA saranno soddisfatti. I "difensori della nazione" e i "paladini dell'occupazione". Il Pdl che ha appena vinto le elezioni e il sindacato che ha appena perso la faccia. Il ritiro di Air France significa la fine dell'Alitalia e certifica la sconfitta dell'Italia. Si compie il destino di un'azienda depauperata e depredata da decenni di cattiva gestione finanziaria e di pervasiva "usucapione" politica. Si chiude nel peggiore dei modi un "buco nero" costato alla collettività 15 miliardi in 15 anni, 270 euro per ogni cittadino, neonati compresi.
Solo le false anime belle, adesso, possono far finta di meravigliarsi per la rottura decisa dai francesi. Cosa si aspettavano, dopo che una partita strategica come Alitalia è stata giocata strumentalmente in un'ottusa campagna elettorale, come un derby pecoreccio tra Malpensa e Fiumicino? Cosa speravano, dopo che il futuro industriale del nostro vettore aereo è stato consumato inopinatamente in un assurdo negoziato "peronista", come una banale vertenza sui taxi? In questo sciagurato Paese, purtroppo, funziona così. Ma nel resto d'Europa, evidentemente, il mercato ha ancora le sue regole, i suoi tempi, i suoi effetti.
Ci sono nomi e cognomi, nell'elenco dei colpevoli di questo bruciante fallimento del Sistema-Paese. Sul fronte politico, Berlusconi ha brillato per l'insostenibile leggerezza con la quale ha maneggiato l'affare Ali-France, e per l'insopportabile cinismo con il quale ha sventolato il pretestuoso vessillo dell'"italianità" a fini di marketing elettorale. La sua crociata anti-francese non ha conosciuto confini diplomatici né limiti etici. In un vortice di annunci auto-smentiti, ha posto veti impropri. Ha inventato cordate improbabili, a metà tra il pubblicistico e il familistico. Ha messo in pista concorrenti immaginari, come l'Aeroflot dell'amico Putin, che gentilmente si è prestato al gioco nella ridente cornice sarda di Villa Certosa, dove il luogo della vacanza personale si traveste da sede della rappresentanza istituzionale. Jean-Cyrill Spinetta ha sopportato anche troppo le intemperanze del premier in pectore. Piuttosto che perdere altro tempo e farsi dire no dal nuovo governo, ha preferito giocare d'anticipo.
Sul fronte sindacale le colpe sono anche più gravi. Epifani, Bonanni e Angeletti, e con loro la colorita galassia degli "autonomi", hanno brillato per l'inaccettabile miopia con la quale hanno affrontato la drammatica crisi dell'Alitalia, alla quale hanno dato da sempre il loro fattivo contributo. Per troppi anni, dai tempi di Aquila Selvaggia, le confederazioni e i mille cobas sparsi nei nostri cieli hanno usato la compagnia come una zona franca, nella quale i livelli retributivi e le quote occupazionali erano le sole "variabili indipendenti" da tutti gli altri parametri aziendali: dall'efficienza del servizio alla produttività del lavoro. Cgil, Cisl e Uil si sono distinte per l'intollerabile demagogia con la quale hanno cercato fino all'ultimo di intralciare il piano industriale dell'unico partner di livello mondiale che aveva accettato di sporcarsi le mani nel disastro dell'Alitalia. All'insegna della più insensata difesa corporativa. Dal cargo, da salvare nonostante abbia 5 aerei con un organico di 135 piloti e fatturi 260 milioni con una perdita di 74 milioni. Ad Alitalia Servizi, da salvare grazie a Fintecna in un'operazione impensabile perfino al tempo dell'Efim e degli altri carrozzoni pubblici delle PpSs. Anche in questo caso, Spinetta non poteva continuare con questo indecoroso tira e molla. Ha preferito anticipare i tempi, con tanti saluti alla gloriosa Triplice.
Il governo Prodi non ha gestito al meglio questa privatizzazione. Ma Tommaso Padoa-Schioppa ha avuto almeno il merito di aprire la "pratica", dopo un'intera legislatura nella quale il vecchio governo della Cdl si era ben guardato dal farlo. E di avvisare tutti una settimana prima del voto: "Serve un segnale immediato - aveva detto all'Ecofin in Slovenia - perché se la decisione sull'offerta Air France viene rimandata a dopo le elezioni il commissario sarà inevitabile". Così è stato. Così sarà. Ora l'Alitalia svola verso il baratro. In cassa ci sono soldi per un altro mese, non di più. Il Consiglio dei ministri che si riunirà oggi può fare solo due cose: approvare il prestito-ponte da 100 milioni, e decidere il commissariamento della compagnia. In ogni caso, è una lezione amarissima per tutti. Per il leader del centrodestra che ora dovrà evitare almeno il fallimento, dopo aver dimostrato tutta la sua improvvisazione politica e il suo ritardo di fronte alle sfide del libero mercato. E per i leader confederali, che non sono stati capaci di cogliere "l'ultima chiamata" e hanno mostrato tutto il loro incolmabile deficit culturale rispetto alle logiche della globalizzazione.
In questa fiera delle irresponsabilità, ancora una volta, le due "caste" hanno dato il peggio di sé. Sulle spalle dell'Italia, che vorrebbero "rialzare". E sulla pelle dei lavoratori, che dovrebbero tutelare.
(22 aprile 2008)
PER NON DIMENTICARE
Corsera, 7 aprile: Domani si riunirà il consiglio di amministrazione di Alitalia che dovrà valutare quanta "benzina" finanziaria è rimasta nelle casse della compagnia per trovare una soluzione diversa dal commissariamento. Poca, con tutta probabilità, se ha un senso l' allarme-ultimatum lanciato dal ministro dell' Economia Tommaso Padoa-Schioppa quando l' altro giorno paventava «conseguenze irreparabili». Ma la settimana che si apre oggi, nonostante i due appuntamenti cruciali di Parigi e Roma, non sarà probabilmente decisiva. Si dovrà aspettare quella successiva, dopo l' apertura delle urne. Lo stesso Spinetta, nei giorni precedenti la rinuncia al negoziato, aveva ammesso che in ogni caso mancavano due paletti vincolanti: la rinuncia da parte della Sea della richiesta di danni e il via libera dal futuro governo. Sullo sfondo le ultime sciabolate politiche con Silvio Berlusconi che continua a difendere l' italianità di Alitalia. «Se finisse nelle mani di una compagnia concorrente - ha detto - sarebbe un colpo al nostro orgoglio e ai nostri interessi nazionali».
Corsera, 26 marzo: Per giorni, la lente del centrodestra ha ingrandito la vicenda Alitalia come l' ennesimo fallimento annunciato del governo di Romano Prodi. Voleva mostrare un Walter Veltroni nell' angolo, esaltando il suo imbarazzo e le sue distanze dal premier. Ma l' esito dell' offensiva adesso non è così scontato. Il fatto che ieri il segretario del Pd abbia mostrato di «scegliere» Air France lascia capire che un accordo, seppure difficile, alla fine potrebbe spuntare. E il silenzio improvviso di Silvio Berlusconi, teorico di una fantomatica «cordata italiana», si abbina all' esaltazione che il centrodestra fa delle proprie pressioni, decisive per riaprire la trattativa. Sulla vendita dell' Alitalia, Silvio Berlusconi e la Sinistra Arcobaleno, Fausto Bertinotti in testa, hanno interessi comuni. Non economici, naturalmente: ad avvicinarli sono obiettivi puramente elettorali. Per motivi diversi, il candidato a Palazzo Chigi del centrodestra e l' ex presidente della Camera spargono scetticismo sulla soluzione Air France. Additano le responsabilità di Romano Prodi. Ed evocano quotidianamente il premier dimissionario. Farlo, significa insieme «oscurare» il segretario del Pd, e costringerlo sulla difensiva. Veltroni si sgola contro «l' uso elettorale» della vicenda Alitalia. Tutto inutile: quella trattativa in bilico è una manna per un Pdl deciso a risucchiarlo nell' orbita prodiana; a cancellare la discontinuità che l' ex sindaco di Roma ha cercato di sottolineare fin dall' inizio; e a mettergli contro il nord. Quanto a Bertinotti ed al suo partito, ricordare che «nei Paesi europei i governi aiutano le compagnie di bandiera», serve a schiacciare il Pd su un profilo liberista; a presentarsi come unica sinistra senza aggettivi; ed a creare una tenaglia con la Cgil contro Prodi e, di rimbalzo, Veltroni.
Corsera, 21 Marzo: Alitalia è a un punto di non ritorno» ha detto Matteo Colaninno, primogenito del numero uno della Piaggio, ex leader dei giovani confindustriali e oggi capolista del Pd in Lombardia. Ma l' appello di Berlusconi sta pur sempre lì a interrogare il mondo produttivo: «Se lo chiedessero ai miei figli, se fosse necessario - ha detto il Cavaliere - non si tirerebbero indietro. Penso che gli imprenditori più importanti dovrebbero sentirsi in dovere di dare una partecipazione». Se lo chiedessero a me - è stata la conclusione - io non ho nessun interesse se invece lo chiedessero ai miei figli loro farebbero il loro dovere». Insomma, «chi può faccia subito qualcosa, potendo lo farei io» è la traduzione che ne viene data, mentre la citazione dei figli viene letta come una suggestione. La pensa così anche Gianfranco Fini osservando, in videochat con Corriere.it, che «i figli di Berlusconi sono l' ultimo dei problemi, e probabilmente non sono neanche interessati». Lo stesso candidato premier ha dovuto infatti chiarire di non essere personalmente coinvolto e smentire l' ingresso nella partita della Fininvest.
Corsera, 20 Marzo: L' offerta di Air France-Klm per Alitalia è «irricevibile», ha detto Silvio Berlusconi, che si augura si facciano avanti «imprenditori con un minimo di orgoglio» per rilevare la compagnia. Prodi: trovi lui un' altra soluzione.
Air France sbatte la porta Vertice a Palazzo Chigi - Il titolo Alitalia sospeso a Piazza Affari
L'ultimo sbatte la porta. Per ora a sbattere la porta di Alitalia è Air France. A forza di annunciare fantomatiche cordate, insistere su nuovi piani, nuovi partner che poi non si materializzano, infastidita dai rilanci dei sindacati, il colosso franco-olandese dei cieli si ritira stufo dalla corsa in cui era unico in pista a parte gli ectoplasmi evocati da Silvio Berlusconi. Martedì il titolo con tutti i suoi corollari viene sospeso in Borsa a Milano per l'intera seduta in attesa di comunicazioni sul suo destino [...]
Serve subito un'iniezione di liquidità anche per affrontare il traffico estivo. In attesa di nuovi contatti e qualcosa di più dei vaghi annunci di interesse fatti da Intesa San Paolo, Mediolanum, Air One, Lufthansa o Aeroflot.
Ma Bruxelles ha ricordato sempre che anche se lo Stato desse un prestito-ponte per non incorrere in una salata sanzione, non si deve arrivare ad alcuna violazione della norma che prevede il divieto ad concedere ad Alitalia alcun aiuto di Stato sino al 2011. «Non potranno essere violate le norme europee sugli aiuti di Stato», chiarisce infatti il ministro uscente delle Politiche comunitarie, Emma Bonino.
Il margine di gioco del governo è stretto. Perché senza precise garanzie per il futuro l'Enac si vedrà costretta a ritirare la licenza ad Alitalia. «Le norme europee in materia sono molto chiare - dice il presidente dell'Enac, Vito Riggio, in un'intervista ad un quotidiano romano - e non siano certo noi a volere un'eventuale chiusura di Alitalia. Ma in assenza di liquidità di almeno 12 mesi, o di uno stato finanziario non compatibile con gli impegni presi dal vettore, Alitalia non potrà certo continuare la propria attività come se nulla fosse» [...]
La Lega Nord, da sempre contraria alla cordata franco-olandese, esulta. Roberto Castelli nel corso della trasmissione Porta a Porta si esalta, sicuro che così i destini di Malpensa saranno più fulgidi. E annuncia nell'immediato futuro un commissariamento di Alitalia, ormai praticamente certo e senza alternative, per Castelli «la soluzione più limpida che consentirà a medio termine il rilancio della compagnia di bandiera Alitalia».
Di tutt'altro avviso è il Partito democratrico che all'annuncio del ritiro di Air France, emette un comunicato: «Come avevamo previsto, dichiarazioni avventate e comportamenti non responsabili hanno fatto naufragare la trattativa con Air France, mettendo a repentaglio il destino di Alitalia e di decine di migliaia di lavoratori». «A forza di dichiarare ostilità nei confronti della società franco-olandese, di annunciare cordate al momento inesistenti, di ventilare una non meglio precisata convergenza con la compagnia Aeroflot (con buona pace della difesa della nazionalità), si è finito col creare una situazione che ora pesa sull'occupazione di decine di migliaia di persone che lavorano nella compagnia italiana, a Fiumicino, a Malpensa e nell'indotto. Una situazione drammatica - prosegue la nota del Pd - che pesa anche sull'immagine dell'Italia, che subisce un colpo consistente. Il governo attuale e quello che verrà devono cercare di operare per garantire la continuazione dell'attività di Alitalia per aprire nuove e reali trattative».
Secondo il ministro Paolo Gentiloni si tratta di «una debacle. Purtroppo è arrivato il primo risultato del bicolore Berlusconi-Bossi». «Ora a farne le spese sarà l'Alitalia, il nostro trasporto aereo e i nostri aeroporti», sottolinea Gentiloni. «Temo - aggiunge - che non sarà l'ultima vista la miscela esplosiva tra rifiuto delle leggi liberali del mercato e colbertismo in salsa padana» [...]
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