La lettrice Isabella Montermini mi inoltra questa lettera di un altro "Don" di quelli che ci piacciono: don Daniele Simonazzi. E' una lettera aperta a Magdi Allam. Tutta da meditare.
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Reggio Emilia, 11 aprile 2008 - "Con una lettera indirizzata il 23 marzo scorso al direttore del Corriere della Sera, uno dei maggiori quotidiani italiani, Magdi Allam, noto giornalista, annunciava la sua adesione al cristianesimo e l'assunzione, con il battesimo, del nuovo nome di 'Cristiano', aggiunto al precedente 'Magdi'.
Desideriamo qui esprimere alcune considerazioni suscitate in noi da quella lettera. Facendolo non vogliamo – non lo potremmo – in alcun modo sindacare le ragioni più profonde della coscienza dell'autore, che rispettiamo, sapendo che attingono alla relazione intima e inviolabile di ogni uomo con il suo Dio. Ci limitiamo dunque solo a riflettere sul testo reso pubblico dai mass media.
In quello scritto ci ha sorpreso anzitutto l'assenza di un vero ed esplicito aggancio all'insegnamento di Gesù e all'esempio da lui lasciatoci nel Vangelo. Dov'è l'amore universale di Cristo? Dove la sua preghiera per tutti gli uomini, anche per quelli che non hanno creduto in lui, anche per quelli che lo hanno perseguitato? Queste cose non sono marginali ma centrali nella missione di Cristo e nella novità perenne del suo messaggio, come ben risulta dalla vita e dalla morte dei grandi testimoni passati e presenti del Vangelo, da Francesco d'Assisi a Teresa di Lisieux, da Madre Teresa di Calcutta ai monaci trappisti di Tibhirine, in Algeria. E' di questa novità che si vorrebbe sentire parlare in un annuncio pubblico di adesione al cristianesimo. Altrimenti l'alto rischio che si corre è quello di diffondere un'immagine alterata della fede cristiana.
Ci ha sorpreso, in secondo luogo, l'assenza totale di riferimenti al magistero della Chiesa cattolica, là dove la lettera parla diffusamente di un'altra religione. La Chiesa cattolica ha compiuto, attraverso il Concilio Vaticano II, progressi decisivi nella comprensione dell'Altro, a qualunque religione o cultura appartenga. Con particolare riguardo all'islam, i vescovi uniti al Papa hanno solennemente affermato che la Chiesa cattolica «guarda con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente»; hanno riconosciuto «che essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come si è sottomesso Abramo», e che benché «non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria»; hanno sottolineato che essi «hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno» ('Nostra Aetate' 3). La piena validità e attualità di questo indirizzo è stata ribadita in modo formale dal Santo Padre Benedetto XVI, in occasione dell'incontro (Castel Gandolfo, 25 settembre 2006) con 22 rappresentanti di paesi a maggioranza islamica, facendo riferimento esplicito al testo conciliare qui richiamato.
Ciascuno è libero di pensare come crede, ma da un annuncio pubblico di adesione alla Chiesa cattolica ci si sarebbe aspettato un rispetto maggiore del suo insegnamento magisteriale. Il rischio altrimenti è che, anche grazie all'accesso privilegiato alla tribuna mediatica di cui l'autore della lettera gode in virtù della sua professione, venga diffusa un'immagine deformata della dottrina cattolica. Non è un caso, ci sembra, che la stessa S. Sede, tramite il portavoce p. F. Lombardi, in un suo intervento alla Radio Vaticana il 27 marzo scorso, abbia preso le distanze da alcune affermazioni di Allam.
Quella lettera è però anche una sfida per tutti noi che vogliamo vantarci del nome "cristiano". Quanto vi leggiamo ci obbliga a un severo esame di coscienza: quanto abbiamo contraddetto, nel corso dei secoli, e continuiamo a contraddire l'insegnamento e l'esempio di Cristo in pensieri, parole, opere e omissioni! Quanti cristiani negli eserciti che hanno invaso e continuano a invadere le terre altrui senza diritto alcuno! Quanti cristiani tra gli aguzzini delle prigioni segrete! Quanti cristiani nei centri di direzione dell'economia, dove si programma l'esproprio forzato delle risorse dei paesi più poveri, dove si pianificano le nuove forme di schiavitù! Davvero sentiamo che spesso andrebbe applicata a noi, alla nostra generazione di cristiani, la parola rivolta altrove da Gesù agli ipocriti: «Voi filtrate il moscerino ma ingoiate il cammello!» (Mt 23,24).
Guidando la Chiesa al giubileo dell'anno 2000, Papa Giovanni Paolo II espresse, a più riprese e nei confronti di numerosi interlocutori, i sentimenti del più accorato pentimento per tutti gli scandali e le ferite causati dai cristiani nel corso della storia, intralciando così la corsa del Vangelo e soffocando nelle antiche passioni la forza diffusiva del buon seme di Cristo. Ci pare che quelle richieste di perdono vadano oggi custodite come un frutto prezioso del suo pontificato, da continuare a donare ai fratelli carissimi di altre fedi, religioni, culture.
di don Daniele Simonazzi
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