Oggi un cappa di rumorosissimo silenzio da dimenticanza si è abbattuto, sui giornali italiani, su uno dei più grandi eroi del nostro tempo. Un titoletto, un "richiamo" in prima pagina, su qualche giornale come Repubblica, non avrebbe guastato. Mentre si sprecano dibattiti, libri, filmati sul '68 italiano, oggi 4 Aprile 2008, quarantesimo anniversario dell'assassinio di Martin Luther King, una cappa di silenzio avvolge la stampa.
Esattamente quarant'anni fa, stava facendo un comizio da una scala esterna del "Lorraine Motel" di Memphis (riservato ai "soli negri"). Stava parlando con accanto sua moglie, Coretta Scott King. Il famoso discorso "...I have a dream..." era stato pronunciato cinque anni prima. Il Premio Nobel per la pace gli era stato assegnato quattro anni prima, nel 64, a soli 35 anni. Stava facendo un discorso bellissimo, realistico ed amaro. Stava dicendo che nella notte aveva sognato "la meta". Aveva sognato che forse lui non ce l'avrebbe fatta, ma il suo popolo si, lo aveva visto in sogno alla meta. Non ha finito la frase. Un colpo di fucile in mezzo alla fronte, sparato da un sicario della mafia, ne avrebbe stroncato a metà la frase, la vita, i sogni.
I disordini scoppiarono violentissimi, immediatamente, in tutti gli USA. In quel clima un altro giovane, Robert Kennedy, 42 anni, scese nei quartieri dove maggiormente si stava esercitando la violenza, senza scorta, per promettere ai neri in rivolta che, se avesse vinto le elezioni, avrebbe posto fine alla guerra in Vietnam ed alle discriminazioni razziali.
Bob Kennedy, un altro "morto che cammina", muore ammazzato a 42 anni, esattamente 61 giorni dopo la morte di Martin Luther King, per mano di un altro sicario di mafia. E' a Los Angeles, all'Ambassador Hotel, per festeggiare la vittoria alle primarie. Il suo assassinio spegne un altro pezzetto di "sogno". Oggi il silenzio dei media ci dice che si, abbiamo un sogno, ma che forse questo sogno è ancora lontano dal diventare realtà.
Nel quarantennale della morte violenta di Martin Luther King e di Bob Kennedy, in Italia i giornali sono pieni delle prodezze di Bonanni, Angeletti, Caronia e della "Giuseppe Pizza Connection".
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