In aula la gaffe di Fini con Di Pietro. L'ex pm, interrotto, si appella al presidente. E la risposta scatena la polemica: "Interruzioni? Dipende cosa si dice"
ROMA - "Presidente, mi interrompono". "E' naturale, e poi dipende da cosa si dice...". Botta e risposta, in aula, tra Antonio Di Pietro e Gianfranco Fini. E prima polemica per il neopresidente della Camera. A Montecitorio Silvio Berlusconi ha appena finito la sua replica dopo il dibattito sulla fiducia. Cominciano le dichiarazioni di voto. Tocca a Di Pietro. Il suo intervento è molto duro nei confronti del premier. Più di una volta l'ex pm viene interrotto da deputati della maggioranza. ''Lasciatelo parlare'', dice Fini rivolto ai suoi ex compagni di schieramento. Ma il leader dell'Idv, nuovamente interrotto, si rivolge direttamente a Fini chiedendo un suo intervento.
E' a questo punto che il presidente pronuncia le parole che scatenano la polemica: "Onorevole Di Pietro lei sa che e' abbastanza naturale che ci siano interruzioni''. Anche se, aggiunge, ''dipende da quello che si dice''.
Immediata la replica: ''Ha ragione signor presidente, dipende da quello che si dice perché non bisogna disturbare il manovratore...''.
Botta e risposta rapido e dai toni secchi, ma non è finita qui. Subito dopo Di Pietro, infatti, interviene per la sua dichiarazione di voto l'ex presidente della Camera e leader dell'Udc, Pierferdinando Casini. Che inizia proprio rivolgendosi a Fini: "Dissento da ciò che ha detto Di Pietro, ma le ricordo che i parlamentari non possono essere sindacati nelle loro opinioni. Anche perché sarebbe un precedente pericoloso''.
"Una scivolata provocata dal fatto che è la prima volta per lui, non voglio pensare che è un istinto per il partito cui è appartenuto", commenterà alla fine l'ex pm. "Non voglio criminalizzare un comportamento che è stato un errore di conduzione. Una seconda chanche non si nega a nessuno".
L'interessato, in Transatlantico, cerca di chiudere la questione. E si trincera dietro un no comment. E ai cronisti che gli chiedono una opinione sulle affermazioni di Casini replica: "Lei da quanto tempo sta qua? Perchè fa domande fuori luogo...le pare che io esco fuori per commentare?" (da Repubblica.it - Ceccarelli)
Forse Fini, con qualche anno di Presidenza della Camera, e con qualche decina di lavaggi nella Iacuzzi riempita con acqua di Fiuggi, riuscirà a farsi entrare in quel cranio, non rasato solo per puro caso, un principio semplice semplice: in Parlamento lui ha SOLO il compito di far osservare i regolamenti, e di creare le condizioni affinchè tutti i parlamentari, persino quelli d'opposizione, possano esprimere compiutamente il proprio punto di vista, senza essere coperti da effetti sonori da curva sud laziale. TUTTI, persino Di Pietro. E NON DIPENDE DA CIO' CHE SI DICE: dipende dal fatto se il Presidente della Camera ha capito come deve funzionare la faccenda, e se è in grado di farla funzionare in quel modo. Altrimenti lasci perdere, e torni a fare il suo mestiere, che non sembra essere quello di custode e garante delle Istituzioni (maiuscolo).
Insomma, non basta che qualcuno gli metta una cravatta al collo ed un campanello in mano per trasformare un fascista in un Presidente della Camera. La strada è ancora lunga, molto lunga.
BUON SANGUE NON MENTE: L'importanza del DNA.
Gianfranco Fini è figlio di Argenio, volontario della Repubblica Sociale, e di Erminia Marani, figlia di Antonio Marani, fascista della prima ora, presente assieme a Italo Balbo alla marcia su Roma.
Gianfranco ha frequentato l' istituto magistrale. Meno male che non ha mai "esercitato" come maestro. Ci sarebbe da tremare al pensiero del tipo di educazione che avrebbe impartito ai suoi figli della lupa. A sedici anni, si trovò coinvolto in scontri davanti ad un cinema dove un gruppo di militanti di sinistra contestava la proiezione del controverso film sul Vietnam Berretti verdi, che lo spinsero all'iscrizione alla Giovane Italia.
Iniziò così la sua carriera politica nel Fronte della Gioventù. Nel 1977 divenne segretario nazionale del Fronte della Gioventù, per volontà di Giorgio Almirante. Al congresso giovanile era arrivato quinto su sette eletti nella segreteria; fu Almirante, di autorità, a sceglierlo, come prevedeva lo statuto, segretario. Insomma, un vero talento, scelto "all'unanimità" da Almirante. Forse è anche alla scuola di questi metodi democratici che si forma il suo pensiero politico, che adesso lo guida così bene nell'esercizio della presidenza d'assemblea.
Nel 1983 viene eletto per la prima volta alla Camera dei deputati. Nel settembre 1987, alla festa del partito a Mirabello, Almirante lo indicò pubblicamente come suo successore alla segreteria del partito. Insomma, una consolidata tradizione di democrazia: da 31 anni (dal 1977) è ai vertici del partito per volontà di Almirante. Da 31 anni. Il nuovo che avanza. Alle prime elezioni VERE (Rimini, 1990) viene battuto da Pino Rauti, suocero di Alenano, che però resisterà poco. Dal '91 al '95 torna alla segreteria del MSI, fino al suo scioglimento in AN, nata dal lavacro di Fiuggi. La nascita di AN produrrà una dolorosa scissione nel partito: andrà via il solo Pino Rauti, repubblichino non pentito.
Nell'autunno del 1993 Gianfranco Fini corre per la poltrona di sindaco di Roma, arriva al ballottaggio contro Francesco Rutelli. Nonostante la sponsorizzazione del nano di Arcore, perde alla grande.
A lui si deve tra l'altro la Legge Bossi-Fini sulla regolamentazione degli extracomunitari. Nel febbraio 2006 fa approvare una modifica alla cosiddetta Legge Fini-Giovanardi. Questa abolisce la distinzione tra droghe leggere, quali la cannabis, e droghe pesanti, quali eroina o cocaina. (...a quando il vino, o le sigarette, che uccidono molto più della cannabis?...)
In una visita in Israele, ha denunciato gli errori del fascismo e la tragedia dell'Olocausto, definendo le leggi razziali promosse dal fascismo come «male assoluto del XX secolo». Tuttavia in precedenza (soprattutto prima del 1994, anno in cui entra nel Governo Berlusconi 1°) erano state numerose le dichiarazioni apologetiche nei confronti dello stesso fascismo: «Credo ancora nel fascismo, sì, ci credo»: 19 agosto 1989; «Nessuno può chiederci abiure della nostra matrice fascista», Il Giornale, 5 gennaio 1990; «Mussolini è stato il più grande statista nel secolo. E se vivesse oggi, garantirebbe la libertà degli italiani», 30 settembre 1992; «...chi è vinto dalle armi ma non dalla storia è destinato a gustare il dolce sapore della rivincita... Dopo quasi mezzo secolo, il fascismo è idealmente vivo...», maggio 1992; «Mussolini è stato il più grande statista del secolo/2... Ci sono fasi in cui la libertà non è tra i valori preminenti», giugno 1994). QUANDO SI DICE LA COERENZA/1
A fine gennaio 2007 Silvio Berlusconi dichiarò Fini come suo successore, in caso di creazione di un partito unico, incontrando i dissensi della Lega e dell'UDC. Dopo la nascita del nuovo soggetto politico Popolo della libertà ad opera di Silvio Berlusconi, il quale ha dichiarato di auspicare una nuova legge elettorale alla tedesca (cioè proporzionale con sbarramento), Fini in un primo tempo riferì che An non vi avrebbe fatto parte, giudicando confuso e superficiale il modo in cui il PdL era nato, e manifestando così un aperto dissenso verso l' alleato della ormai "ex coalizione" ("Siamo alle comiche finali": poi si scioglierà, senza lasciare traccia nel partito del predellino). QUANDO SI DICE LA COERENZA/2
Pochi giorni dopo la sua elezione, a proposito del pestaggio a opera di alcuni naziskin a Verona che ha portato alla morte del giovane Nicola Tommasoli e delle bandiere di Israele bruciate da giovani dei centri sociali durante la manifestazione del 1 maggio 2008 a Torino, Fini, pur premettendo che si tratta di “fenomeni non paragonabili”, ha sostenuto che “l’episodio di Torino è molto più grave... QUANDO SI DICE IL RELATIVISMO CULTURALE...
Le critiche più usuali alla condotta politica di Fini sono correlate con l'accettazione di posizioni molto distanti da quelle del tradizionali suo partito. Tra queste quelle della Lega Nord riguardo il federalismo e quelle relative alla giustizia garantista di Forza Italia. Fini è stato anche accusato di incoerenza per le sue posizioni a favore della famiglia, essendo separato dalla moglie ed avendo avuto una figlia fuori dal matrimonio proprio a pochi mesi dalla sua adesione al Family Day. QUANDO SI DICE LA COERENZA/3
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