Ogni volta che il megafonato ed isterico Grillo confonde il sacro (8 Settembre, 25 Aprile) col profano, il Tafanus si incazza, scrive, approfondisce, scava nella vita di Grillo, e si attira addosso la "disapprovazione" di un certo numero di lettori del blog, che finisce col perdere. Pazienza, anche questa volta correrò il rischio.
GLI ESORDI
Alla fine degli anni Settanta Giuseppe Piero Grillo prende moglie: a Rimini conosce la proprietaria di una pensioncina, Sonia Toni, e in breve la sposa. Avranno una figlia, Valentina, e Davide, nato purtroppo con dei problemi motori. Il girovagare di Grillo tra i residence di Roma e Milano, tuttavia, renderà le cose difficili molto presto. Su un importante quotidiano nazionale, pochi anni dopo, la moglie rilascerà un’intervista in cui accuserà il marito di non andarla a trovare praticamente mai e soprattutto di lasciarle sempre pochissimi soldi. (...sempre generoso, fin da quando non era ancora Savonarola...)
L'OMICIDIO COLPOSO PLURIMO (La storia di questo omicidio dimenticato è stata tirata fuori dal Tafanus nel settembre 2007, quando il media-system italiano impazzava per il predicatore).
Il 7 dicembre 1982, da Limone Piemonte, decide di partire con alcuni amici alla volta di Col di Tenda, sulla antica via romana tra la Francia e la Costa ligure. In pratica, Una strada sterrata militare in alta quota che porta a delle antiche fortificazioni belliche.
(Parlo, ovviamente, della parte alternativa al tunnel). Con lui ci sono i coniugi Renzo Giberti e Rossana Guastapelle, 45 e 33 anni, col figlio Francesco di 8, oltre a un altro amico che si chiama Alberto Mambretti. Un quinto amico, Carlo Stanisci, forse si avvede del pericolo e decide di scendere assieme alla fidanzata e al cane. Una scelta di buon senso, che salverà la vita al gruppetto dei "rinunciatari". Quel viaggio, d’inverno, è una follia. Un altro gruppo di amici, nonché un’opportuna segnaletica, sconsigliano vivamente; a esser precisi, la strada è tecnicamente chiusa. Fa niente: Grillo ha uno Chevrolet Blazer, un costoso ed enorme fuoristrada, inquinantissimo (non so se a quell'epoca le "prediche verdi" fossero già iniziate). Finisce
malissimo: all’altezza di Bec Rouge, alpi francesi, l’auto sbanda su un
ruscelletto ghiacciato e scivola verso una scarpata. Grillo riesce a
scaraventarsi fuori dall’abitacolo, ma gli altri no, e l’auto rotola
nella scarpata per un’ottantina di metri. Mambretti sopravvive non si
sa come. I due coniugi muoiono, e ciò che resta del figlio viene
trovato sotto la fiancata dell’auto.
Sconvolto, Grillo si rifugia nella casa di Savignone che divide col fratello. Ma aspettando il processo, non si ferma: ha appena ultimato «Te la do io l’America», nel 1982 è protagonista di «Cercasi Gesù» diretto da Luigi Comencini e nel 1984 l’attende «Te lo do io il Brasile».Nell’84 c’è il processo per l’omicidio colposo. Emblematico l’interrogatorio in aula: «Quando si è accorto di essere finito su un lastrone di ghiaccio con la macchina?»;
«Ho avuto la sensazione di esserci finito sopra prima ancora di vederlo»; «Allora non guardava la strada». Il 21 marzo, dopo una lunga camera di consiglio, Grillo venne assolto dal tribunale di Cuneo con formula dubitativa, la vecchia insufficienza di prove: questo dopo aver pagato 600 milioni alla piccola Cristina di 9 anni, unica superstite della famiglia Giberti. La metà dei soldi furono pagati dall’assicurazione. «La stampa locale, favorevolissima al comico, gestì con particolare attenzione la fase del risarcimento» racconta il Vittorio Sirianni. Il Secolo XIX, quotidiano di Genova, s’infiammò con un lungo editoriale a favore dei giudici, ma l’entusiasmo fu di breve durata: l’accusa propose appello e venne fuori la verità, ossia le prove: il pericolo era stato prospettato, oltretutto, da una segnaletica che nessun giornalista frattanto era andato a verificare. La strada era CHIUSA AL TRAFFICO, fine. La Corte d’appello di Torino, il 13 marzo 1985, lo condannò a un anno e quattro mesi col beneficio della condizionale, ma col ritiro della patente.
Non andrà meglio in Cassazione, l’8 aprile 1988: pena confermata nonostante gli sforzi dell’avvocato Alfredo Biondi, che nel settembre scorso è stato peraltro inserito da Grillo nella lista dei parlamentari condannati e dunque da epurare: il reato fiscale di Biondi in realtà è stato depenalizzato e sostituito da un’ammenda, tanto che non figura nemmeno del casellario giudiziario, diversamente dal reato di Grillo che perciò, secondo la sua proposta di non candidatura dei condannati, non potrebbe candidare se medesimo.
LA CLASSE OPERAIA NON VA IN PARADISO
Nel 1984, un altro episodio raggelante, raccontato in parte dall’Unità del 21 settembre scorso, ripreso dal Tafanus e da altri blogs, ed accolto dal generale scetticismo dei grillini: Grillo accetta di partecipare alla Festa dell’Unità di Dicomano (nel fiorentino) per un cachet di 35 milioni. La sera dello spettacolo però diluvia, gente pochina e di milioni se ne incassano 15. Flop. I compagni di provincia cercano di ricontrattare il compenso, niente da fare: neppure una lira di sconto. Della segreteria comunista, tutta giovanile, l’unico che ha una busta paga si chiama Franco Innocenti, un 26enne: deve stipulare un mutuo ventennale, nonostante abbia la madre invalida al cento per cento. Franco Innocenti ha lavorato dai 26 anni di età fino ai 46 anni, per un certo numero di ore al giorno, per pagare a Beppe Grillo una cifra che, apprendiamo, Grillo guadagna, facendo il guru, in circa 21 ore.
I BEN PAGATI SPOTS TV DELL'ANTI-CONSUMISTA
Ma la vita continua. Nel 1986, poco in linea con certe sue intransigenze future, fu protagonista di alcuni spot per gli yogurt Yomo: «Ci hanno messo 40 anni per farlo così buono», diceva indossando una felpa con scritto «University of Catanzaro». «Lo yogurt è un prodotto buono», si difese lui. Per quella pubblicità vinse un Telegatto. È il periodo in cui andò a vivere a Sant’Ilario, la Hollywood di Genova: una bellissima villa rosa salmone, affacciata sul Monte di Portofino, con ulivi e palme e frutti e ortaggi di plastica. Non fece scavare una piscina, ma due: cosa che piacque poco ai vicini e soprattutto al dirimpettaio Adriano Sansa, già poco entusiasta del terrazzo di 100 metri quadri che Grillo fece interamente ricoprire, inciampando in un clamoroso abuso edilizio cui pose rimedio con uno di quei condoni contro cui è solito scagliarsi. Qualche modesto provincialismo anche all’interno, tipo la foto di lui avvinghiato a Bill Clinton appoggiata sopra il pianoforte.
IL GRANDE ECOLOGISTA
Poi c’è la telenovela dei pannelli solari, pardon fotovoltaici. L’ex amministratore delegato dell’Enel, Chicco Testa, si è espresso più volte: «Grillo diceva che a casa sua, con il solare, produceva tanta energia da vendere poi quella in eccesso. Ma feci fare una verifica e venne fuori che da solo consumava come un paesino». In effetti si fece mettere 20 kilowatt complessivi contro i 3 kilowatt medi delle case italiane, sicché consumava e consuma come 7 famiglie. L’Enel, dopo varie lagnanze di Grillo, nel 2001 decise di permettere l’allacciamento alla rete degli impianti fotovoltaici (come il suo) e addirittura di rivendere l’elettricità in eccesso all’Enel stessa: quello che lui voleva. Il suo contratto di fornitura, con apposito contatore, fu il primo d’Italia. E da lì parte la leggenda dell’indipendenza energetica di Grillo: in realtà l'impianto di Grillo è composto da 25 metri quadrati di pannelli e produce al massimo 2 kilowatt, buoni per alimentare il frullatore e poco altro. A ogni modo le polemiche ambientaliste di Grillo ebbero a salire proprio in quel periodo: «Anche Chicco Testa dovrebbe
essere ecologista, e tutto quello che sa dire è che ci vuole più energia quando il 90 per cento di energia di una lampadina va sprecata. Non si tratta di produrre più energia, ma di risparmiarla». Giusto. Lui però intanto consumava, e consuma, come una discoteca di Riccione.
Nella "vita da ecologista" di Grillo rientra anche il possesso di un grosso motoryacht, con una motorizzazione complessiva da 1500 HP, ed una Ferrari. Vi interessano i consumi presunti? Per la Ferrari, non andiamo oltre i 4 chilometri al litro (da 2,5 a 4 volte le macchine che ho avuto io, e che abbiamo tutti); per la barca il discorso è allucinante. I motori diesel delle barche hanno in media un consumo specifico di gasolio di 0,2 litri/ora PER HP. Il giocattolo dell'ecologista, al massimo regime, brucia 300 litri di gasolio ALL'ORA; a velocità di crociera, SOLO 225.
IL GRANDE FUSTIGATORE SEDOTTO DAI CONDONI TOMBALI
Il quotidiano romano Il Tempo retrocede Beppe Grillo da comico no global a imprenditore, per di più berlusconiano, e il diretto interessato evita di entrare nel merito e incassa. Ma a modo suo. «Non rispondo ai travestiti - dice ridacchiando al telefono - lo scriva, lo scriva pure». Ecco le accuse. Secondo il giornale (che era diretto da Franco Bechis) lo showman genovese, attraverso la società che gestisce insieme con il fratello Andrea, ma della quale possiede il 99 per cento delle quote, si sarebbe avvalso per ben due volte del cosiddetto condono tombale varato dal governo. In un articolo firmato da Fosca Bincher (pseudonimo dello stesso Bechis) Il Tempo rivela che la Gestimar srl, l'immobiliare della famiglia Grillo proprietaria di una decina di immobili in Liguria e in Sardegna (tre unità a Golfo Aranci, una casa a Porto Cervo e altri immobili civili e commerciali), si è avvalsa del condono tombale, per gli esercizi degli anni 2002 e 2003. Del bilancio 2002 è citato anche il passaggio che riporta il ricorso alla sanatoria fiscale. «In considerazione della possibilità concessa dalla Legge finanziaria 2003 di definire la propria posizione fiscale con riferimento ai periodi di imposta dal 1997 al 2001 - scrive Il Tempo citando il documento della Gestimar -, fermo restando il convincimento circa la correttezza e la liceità dell'operato sinora seguito, si è ritenuto opportuno di avvalersi della fattispecie definitoria di cui all'articolo 9 della predetta legge».
Fantastico!!! "fermo restando il convincimento" di aver dichiarato il vero", il grillo condona, condona... dal 1997 al 2003: sette anni di possibile evasione fiscale. NdR
Il Tempo ricorda anche che nel giugno del 2004 il comico genovese scrisse a Repubblica una lettera nella quale accusava i parlamentari del centrodestra di avere approvato misure a suo avviso, diciamo, molto discutibili. «Mettiamo per ipotesi - scriveva Grillo - che costoro non abbiano mai rubato, evaso le tasse, corrotto un finanziere o un giudice, maneggiato fondi neri, società offshore, P2, tangenti e condoni...». Insomma, secondo Il Tempo Grillo predica bene ma razzola male. È un comico famoso per i suoi attacchi contro i monopoli economici e i «poteri forti» che da un lato colpisce con i suoi strali moralistici chi adotta i condoni e dall'altro si avvale delle sanatorie.
L'ULTIMO GRILLO: QUELLO CHE "LA STAMPA E' SACRA"
Ed ecco come risponde l'attore genovese interpellato al telefono da un giornalista del Giornale: «Ah, è del Giornale... Ma voi siete un'associazione a delinquere...». Perché? «Io non parlo col Giornale». E il motivo? «Avete adottato - riferendosi ad una sua intervista che dava ampio risalto a un suo inaspettato peana alla censura - una linea che non condivido». Non si voleva, però, un discorso sui massimi sistemi, ma solo chiedere se intendeva replicare all'articolo che lo riguarda pubblicato ieri dal Tempo. «Non rispondo ai travestiti». Ma io non sono un travestito. «Intendevo - risponde sogghignando il comico - l'autore dell'articolo pubblicato dal Tempo. Se e quando quei travestiti si decideranno a firmare con i loro nomi valuterò se replicare. Intanto ai travestiti non rispondo, lo scriva pure».
LA STRATEGIA DEL MONOLOGO
Chiudiamo questo omaggio al grillo, nel giorno della Festa dedicata ai Lavoratori, con questo bell'articolo di Sabina Minardi.
Dice di essere ignorato dai media ma in realtà è lui che scappa. Dopo il rifiuto di rilasciare un'intervista a L'espresso sono emersi altri quattro episodi in cui il comico genovese si sarebbe negato al confronto A sentire lui, i giornali lo ignorano perché ne hanno paura. Paura delle sue battaglie, delle verità che snocciola ogni giorno sul suo blog. Paura che sarebbe cresciuta di molto dopo l'annuncio del prossimo V-Day (il 25 aprile) contro «la vera casta italiana», stampa e tivù appunto. Quando però L'espresso gli ha proposto quattro pagine di intervista proprio sul tema dell'informazione, lui, Beppe Grillo, è scappato. Prima imponendo domande scritte via mail, poi rifiutandosi di rispondere anche a quelle e definendole «offensive». Il giornalista che gliele aveva inviate, Alessandro Gilioli, nel suo blog ha raccontato il tutto, riportando anche le domande in questione e sollevando una valanga di reazioni di ogni tipo nella Rete italiana. (Fra i primi a riprendere l'articolo di Gilioli, quando l'Espresso non era ancora in edicola, c'è stato il Tafanus - NdR)
Ma nella marea di commenti suscitati dalla mancata intervista sono emersi anche storie ed episodi che consentono di gettare una luce nuova sul rapporto tra il comico-guru genovese e i media. Come quanto capitato a Emilio Targia, Edoardo Fleischner e Federica De Maria: tre studiosi che hanno seguito Grillo per due anni, tra spettacoli e appuntamenti col suo staff, per scrivere un libro. Primo saggio "crossmediale" sul fenomeno Grillo, dal titolo profetico: "Chi ha paura di Beppe Grillo?". Editore: Longanesi, data di uscita prevista: maggio 2007. Contratto stipulato, copie prenotate in libreria. Poi lo stop: Beppe Grillo diffida dal pubblicare il libro. Dopo il V-Day seguono ulteriori mesi di lavoro: il libro viene riaggiornato per Longanesi. Che decide, per la seconda volta, di non pubblicarlo. A tutt'oggi il volume non ha trovato un editore disponibile a pubblicarlo. Una storia che richiama quella di "Grillo da ridere (per non piangere)", che Kaos Edizioni mandò in libreria nel 2003. «Il libro riportava suoi brani, imprescindibili per raccontarlo. Nonostante fosse una biografia tutt'altro che critica verso Grillo, lui ne chiese e ottenne il sequestro», racconta il curatore Lorenzo Ruggiero.
«Questa è censura», denuncia Fleischner, docente di Nuovi Media alla Statale di Milano. «Quello che ci è successo è incredibile», aggiunge Targia, caporedattore di Radio Radicale: «Bloccare i libri è una cosa odiosa». Del soliloquio, del resto, Grillo ha fatto una scelta stilistica. «Sono un monologhista», ha detto a Gilioli per spiegare il suo rifiuto. Citava l'amico di sempre Antonio Ricci, che alla presentazione dell'edizione numero venti di "Striscia la notizia" aveva usato lo stesso termine: «Grillo in politica? No, assolutamente. Lui è un monologhista, un attaccante, un centravanti di sfondamento, mentre la politica è un mondo fatto di sfumature, di grigi. Dirò di più: se Grillo comincia ad abbandonare i monologhi per iniziare ad argomentare
perde» (di questo siamo più che convinti. NdR). Meglio allora una parola sola: vaffanculo.
Risuona ancora nel Web il monomaniacale invito rivolto al giuslavorista Pietro Ichino, reo di averlo sfidato a un contraddittorio sulla legge Biagi. «Nell'agosto scorso Grillo sostanzialmente rifiutò il mio invito a un confronto pubblico: disse che era disponibile a confrontarsi con me se io fossi andato a Bologna l'8 settembre per il "Vaffa-day"; ma quella non poteva essere, evidentemente, un'occasione di confronto pacato, sereno e paritario», racconta Ichino: «So che Bruno Vespa invitò lui e me a incontrarci a "Porta a Porta", ma Grillo rifiutò anche quello».
La strategia monologhista è anche monomediale, cioè viaggia solo su Internet. Dove si sfogano - sul suo sito e altrove - anche i suoi seguaci. Non sempre in modo pacato: «Avevo pubblicato un commento al Vaffa-day: ragionavo, più che su Grillo, sulla politica debole, incapace di fornire risposte», racconta Andrea Romano, editorialista della "Stampa", che ha sperimentato «la sensazione di affacciarsi su un pentolone che ribolle soprattutto di intolleranza»: «I commenti che arrivarono sul mio blog furono tantissimi, pieni diallusioni sessuali, offensivi anche in modo bizzarro. Decisi di pubblicarli tutti, anche i più osceni, perché raccontavano un fenomeno interessante: un mondo permeato dal culto della personalità. E da irresponsabilità nei toni». (in altra sede, ho pubblicato la serie di insulti e minacce fisiche pervenutemi dai grillini di Carate Brianza dopo l'8 settembre. La mia colpa? aver ospitato la testimonianza di persone di Carate che all'ora e nel luogo annunciato, dove sarebbero state raccolte oltre 2000 firme su 8000 abitanti, non hanno trovato alcun banchetto. NdR)
LE FONTI
www.macchianera.net
www.tafanus.it
L'Unità
Il Tempo di Roma
http://lecensuredelbeppe.blogspot.com
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Beppe-Grillo-e-la-strategia-del-monologo/1972448&ref=hpsp
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