Ponte sullo Stretto, Finocchiaro: per farlo tolti fondi alla Sicilia
Il Ponte sullo Stretto e il taglio dell´Ici saranno realizzati grazie al governo Prodi. Tremonti, tra i tanti proclami che ha fatto in questi giorni, ha dimenticato di dire che queste operazioni saranno possibili usando fondi stanziati già da due anni dal precedente governo. Ma il motivo di questa "dimenticanza" è chiaro: il taglio dell'Ici sarà finanziato utilizzando i fondi ex Fintecna, destinati a opere infrastrutturali già messe in cantiere in Sicilia e in Calabria. Le risorse finanziarie della Fintecna, dovrebbero trovarsi iscritte in due capitoli particolari di bilancio denominati "Interventi per la realizzazione di opere infrastrutturali in Sicilia o in Calabria" e "Interventi per la tutela ambientale e la difesa del suolo in Sicilia e in Calabria". Queste stesse somme - secondo quanto concordato dalle Regioni con il governo Prodi - dovevano essere impiegate nelle aree metropolitane di Palermo, Messina e Catania, sulla Agrigento-Caltanisetta e, per quanto riguarda la Calabria, dovevano servire per decongestionare dal traffico l´area di Villa San Giovanni e per la statale106 prevedendo il completamento del megalotto Roseto-Sibari, la progettazione del megalotto Cariati-Crotone e la progettazione del megalotto della tangenziale di Reggio Calabria. Insomma, circa un miliardo e mezzo di euro per lo sviluppo delle due regioni. Ma lo scippo è avallato dall´uomo forte locale, il presidente della Regione Sicilia, Lombardo, che minimizza.
«Quello che sta succedendo è davvero grave – avverte Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato e già candidata alla presidenza della Sicilia -. Ed è paradossale che mentre si sbandiera ai quattro venti la costruzione del Ponte come se si trattasse della panacea di tutti i mali del Sud il primo atto concreto di questo governo sia quello di destinare ad altri usi risorse cospicue che il governo Prodi aveva già da due anni destinato ad opere infrastrutturali per la Sicilia». «Alla Sicilia serve soprattutto una rete infrastrutturale che le permetta di raggiungere gli standard delle altre regioni italiane - spiega Finocchiaro -. La scelta che avevamo fatto come centrosinistra era proprio quella di liberare alcune risorse a questo fine. I fondi ex-Fintecna servivano per più della metà, proprio a questo: metropolitane leggere per alcune città siciliane, rete stradale e altre importanti opere».
«Quello che proviene dal governo Berlusconi è davvero un pessimo segnale - prosegue l'esponente del Pd - si tratta di un colpo pesante inferto all'economia della Sicilia. Io mi auguro che si levi anche da altre parti la protesta contro queste scelte: gli imprenditori siciliani, le classi dirigenti dell'isola che in campagna elettorale hanno condiviso la necessità di un piano infrastrutturale serio e utile dicano che cosa pensano di questa scelta». «L'annuncio del Ponte non può coprire la verità: il governo Berlusconi ancora una volta compie una scelta contro la Sicilia ed il Mezzogiorno del nostro paese».
Il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, cerca di minimizzare. «Mi è stato assicurato da Tremonti: quel capitolo di spesa sarà reintegrato», giura il presidente. Ma sono moltissimi gli esponenti del Pd a scoprire le carte a lui e al Cavaliere. «Lo scippo dei fondi destinati alla Sicilia che si appresta a operare il governo Berlusconi è clamoroso e senza precedenti - dice il candidato alla presidenza della Provincia di Palermo, Franco Piro -. Il presidente della Regione Lombardo abbozza, minimizza, tranquillizza, lui che per un ritardo nell'assegnazione dei fondi per le strade provinciali un anno fa organizzò una marcia di Roma». Con il primo decreto Bersani, i deputati siciliani dell'Ulivo avevano costruito un meccanismo per destinare alle infrastrutture siciliane, tra cui la metropolitana di Palermo. «Si tratta di fondi vincolati per circa un miliardo che ora Tremonti vuole utilizzare per coprire lo sgravio dell'Ici. Incredibile ma vero - accusa - con le risorse destinate alla Sicilia il governo di centrodestra finanzia il resto d'Italia».
«Siamo di fronte all´ennesima crudele ingiustizia nei confronti dei cittadini di Calabria e Sicilia da parte del governo nazional-padano di Berlusconi, Tremonti e Bossi», dice il senatore del Pd Franco Bruno. «A nulla valgono - prosegue - le dichiarazioni sospette e propagandistiche del Ministro Matteoli sulla ripresa delle procedure per realizzazione del Ponte sullo Stretto, utili solo a non far perdere completamente la faccia ai siciliani di Lombardo alleati della Lega Nord». «Invece - conclude - il Governo nazional-padano sembrerebbe apprestarsi a sottrarre queste somme alle due regioni meridionali non per destinarle alla realizzazione del ponte sullo Stretto, a loro dire indispensabile per il completamento del corridoio Berlino-Palermo, ma utilizzandole per finanziare provvedimenti bandiera che lasceranno solo briciole alla Calabria e alla Sicilia».
Gli effetti ottici del cavaliere decisionista
di EUGENIO SCALFARI
[...] Emma Marcegaglia e la sua Confindustria rappresentano le imprese, ne sono un ufficio di relazioni pubbliche, ma l'innovazione sono le imprese che debbono produrla. Se c'è stato un crollo di produttività e un crollo ancora maggiore di competitività, le responsabilità ricadono almeno per il 40 per cento sulle imprese, per il 50 per cento sulle carenze infrastrutturali e di illegalità pubblica, cioè sullo Stato. Il costo del lavoro non pesa più del 10 per cento. Non è irrilevante ma non è da lì che si risolve il problema. Tremonti lo sa benissimo. Anche Draghi lo sa e anche la Marcegaglia dovrebbe. Purtroppo per loro e per tutti noi, saperlo non basta.
La ricontrattazione dei mutui immobiliari è un buffetto sulla guancia dei mutuatari, un'operazione di pura immagine. Se stai affondando ti converrà accettare il tasso fisso del 2006 invece di quello attuale, assoggettandoti al prolungamento delle rate più gli interessi aggiuntivi. Otterrai un uovo oggi e dovrai ripagarlo con una gallina domani. L'operazione non è a costo zero, le banche ci guadagneranno, lo fanno per questo.
L'abolizione dell'Ici non serve assolutamente a nulla. Tremonti vi è costretto per onorare l'impegno elettorale assunto da Berlusconi. Anche qui pura immagine fornita ad una platea credulona. Il ministro dell'Economia ne valuta il costo ad un miliardo e lo motiva come un modo per rilanciare la domanda interna. Questa è un'enormità che una persona responsabile non dovrebbe propinare senza arrossire per quel che vuole far credere. Un miliardo per rilanciare la domanda? Un miliardo ottenuto detassando un'imposta di natura patrimoniale? Onorevole ministro dell'Economia, ma si rende conto? Ritiene gli italiani gonzi al punto da credere ad una panzana di queste dimensioni?
Poi c'è la detassazione degli straordinari e delle parti flessibili delle retribuzioni. Emma Marcegaglia si è fatta male alle mani per gli applausi tributati a questo provvedimento. Costa - secondo il ministro - 2,6 miliardi. Personalmente credo che costerà di meno. Il fatturato delle imprese rallenta, i premi di produzione si assottigliano. Se c'è meno fatturato ci saranno meno straordinari, non è così? Oppure ci sarà un blocco nelle assunzioni o addirittura chiusura di aziende e trasferimenti di produzione ad altre aziende collegate. Aumento di straordinari contro diminuzione dell'occupazione. Non è così che funziona, gentile Marcegaglia? Non è questa la logica del capitalismo, onorevole Tremonti?
Accrescere la produttività con queste misure è un marchiano errore. Accrescere la domanda, nemmeno parlarne. Quelle che certamente cresceranno saranno le disuguaglianze di trattamento. Il pubblico impiego è escluso dal provvedimento. Le donne che lavorano non fanno straordinari. Le piccole imprese e il lavoro precario sono un mondo nell'ombra con vita e logiche proprie difficilmente visibili. Quanto al lavoro degli immigrati è inutile parlarne. Ma soprattutto, lo ripeto: detassare la parte flessibile del salario ha un senso in un'economia che tira; se è ferma o addirittura regredisce si tratta di pura immagine per avere titoli sui giornali e in tivù e qualche commento favorevole. Mi stupisce il Bonanni della Cisl. Angeletti almeno è più prudente.
Due parole sul ritorno del nucleare. Sono d'accordo con Umberto Veronesi: il tabù contro non ha più ragion d'essere ammesso che l'abbia avuta venticinque anni fa. Oggi una battaglia ideologica è priva di senso. Infatti non mi pare che ci sia qualcuno che voglia farla. Ci vorranno nove anni a dir poco per avere quattro centrali e un 10 per cento di nuova energia: questo è il piano preparato dall'Enel, altri studi specifici non ci sono e quindi diamolo per buono.
Saranno centrali di terza generazione. Detto in breve: nascono vecchie. Producono scorie. L'ammortamento è molto elevato, l'energia prodotta, per conseguenza, molto costosa. I francesi, tanto per parlare d'una economia della quale il nucleare rappresenta l'elemento-base, producono ormai con centrali quasi tutte ammortizzate. Ciò significa che l'energia prodotta oggi è vicina al costo zero. Le nostre, secondo l'Enel, avranno un costo di 30 miliardi.
L'ammortamento comincerà a pesare sul primo chilowattore prodotto. Dunque fuori mercato. Marcegaglia batte le mani. È un tic? Forse bisognerà imboccarla comunque, questa strada, ma c'è poco da applaudire. Non sarebbe meglio usare quella montagna di soldi per nuove ricerche di gas o nuove iniziative nelle energie alternative?
Agli esperti l'ardua sentenza. La sola cosa certa, lo ripeto, è che le future centrali di Scajola-Marcegaglia nascono vecchie. Per degli innovatori ad oltranza non è un grande obiettivo.
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