Dopo aver vinto, in novembre, la Transat Jacques Favre (per equipaggi di due persone), in coppia con Pietro D'Alì, Giovanni Soldini si ripete e vince la "Artemis Transat", transoceanica in solitario partita da Plymouth l'11 maggio scorso. E i francesi un po s'incazzano...
MILANO - Alle 13 e 11 italiane (le 11 e 11 Universal Time Coordinated) Giovanni Soldini sulla barca "Telecom Italia" ha tagliato il traguardo a Marblehead, vicino a Boston negli Usa, vincendo l'Artemis Transat, leggendaria regata in solitario partita da Plymouth nel Regno Unito l'11 maggio. Per completare il percorso di poco meno di 3.000 miglia il velista ha impiegato 16 giorni, 22 ore, 11 minuti e 27 secondi. Nell'ultima telefonata al comitato di regata, mercoledì mattina, ha raccontato: «È stata una notte impegnativa, con molto traffico di navi sulla rotta. Sono molto felice, è stata una bella gara. Ho navigato bene facendo qualche errore, ma va bene così. Vi avevo detto - ha concluso - che quel tipo su "Beluga" sarebbe stato un osso duro!». Un riferimento al tedesco Boris Herrmann, su "Beluga" appunto, che è stato il più strenuo inseguitore dell'italiano ma è finito secondo.
LA REGATA - È stata una regata condotta in modo esemplare: partito ultimo dalla lattiginosa bonaccia di Plymouth nel Regno Unito, Soldini ha scelto la rotta più a Nord di tutti, andando a cercare il vento migliore. Che, alla fine, lo ha trasportato per primo fino agli Stati Uniti mentre gli altri sono stati tutta la regata, per la precisione da Lizard Point in poi, ad inseguire senza mai arrivare a meno di 40 miglia dall'italiano. La navigazione non è stata semplice, più per il vento debole e ballerino che per le tempeste. Lo skipper si è destreggiato magistralmente tra "bolle d’alta pressione", forti correnti contrarie, accelerazioni improvvise della furia del mare. Il che ha significato lunghe notti insonni a bordeggiare e cambiare vele, o lunghe sedute al tavolo da carteggio, ormai una consolle computerizzata, mentre "Telecom Italia" saltava sulle onde dell'oceano e in cabina c'era un frastuono indescrivibile, come stare nella cassa di una gigantesca chitarra sballottata.
STATO DI GRAZIA - Non sono mancate le piccole avarie, con gli strumenti del vento saltati che hanno costretto Soldini a navigare "a naso" e qualche altra rottura minore. In questa competizione è peraltro vietato il "routage", cioè, le indicazioni di rotta che arrivano via satellitare dal team a terra. Questa transat ha confermato lo stato di grazia del più noto e amato dei velisti italiani, già reduce dalla vittoria della Le Havre-Bahia con Pietro d'Alì. Ormai Soldini ha scalzato la leadership dei francesi proprio nella loro specialità, la "course au large", compiendo una bella impresa italiana. (Corriere.it)
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