La storia romana dice che quando Ottaviano rientrò a Roma dopo aver sconfitto Antonio ad Anzio, tutti i potentati dell'urbe (ovviamente quelli non discretamente invitati a ritirarsi in campagna, oppure a raggiungere I Campi Elisi nel modo più rapido ed indolore) si affrettarono a complimentarsi col vincitore offrendo il loro inconcusso (si fa per dire) appoggio ed incondizionata disponibilità a collaborare per l'instaurazione della nuova era.
Oggi come ho già detto altrove la persecuzione e
l'ostracismo fisico non si usano più, ricorrendo alla discriminazione sociale
ed economica (I dotti usano il neologismo mobbing) ed al “confino” mediatico,
nel senso di sottrarre all'oppositore pericoloso ogni visibilità, facendolo
passare per scontento cronico o alienato.
I primi atti del Nuovo Cesare sono in perfetta sintonia
con le premesse. L'esecutivo ilarmente definito “governo del premier” é una
congerie di personaggi che un bonario Sartori definisce “incompetenti” ma che
in compenso trasuda da tutti I pori una pronta e supina obbedienza ai superiori
voleri ed abusi senza minimamente curarsi degli eventuali interessi e necessità
del Paese, che temo sia visto solo come un gregge di pecoroni appecoronati da
tosare e macellare. L'indipendenza istituzionale, l'alto valore morale, il
cursus honorum della seconda e della terza carica dello stato si commentano da
sole. I primi provvedimenti operativi, almeno nelle intenzioni, sembrano
improntati alla pedissequa realizzazione del pensiero del capo.
Difatti diverte il Tremonti – novello Colbert – il quale
si propone di realizzare la VERA giustizia tributaria detassando gli
straordinari (così I padroni assumeranno ancor meno) ed abolendo l'ICI (sulla
prima casa) reperendo le risorse mediante l'imposizione a carico di petrolieri,
assicuratori e banchieri, che il popolo bue vede come I fornai di manzoniana
memoria Sicuramente la plebe osannante proromperà in spontanee manifestazioni
di giubilo, debitamente coperte dai media ossequienti. Però si dimentica il
piccolo dettaglio che banchieri e petrolieri (e molti altri da Cesare ai
tassisti) fanno I propri affari in regime di monopolio di fatto. Dunque vigendo
nella realtà un cartello, il consumatore non ha pressoché nessuna capacità
contrattuale, né può rinunciare alla benzina, al conto corrente, al telefono,
al riscaldamento, all'autostrada ed a tante altre amenità ammannite dai
predetti monopoli privati che sono rigorosamente riservati agli amici ed amici
degli amici.
Dunque se il nuovo Ferrer, pardon Colbert-Tremonti
aumenta il carico fiscale ai monopolisti essi, lungi dal reclamare, salvo che a
parole, lungi dal decurtare I sempre più lauti profitti, semplicemente
trasleranno le nuove imposte e tasse sul Cipputi consumatore finale che dunque
sarà sempre lui a pagare. Però devo riconoscere che dopo le cosiddette
“cartolarizzazioni” che hanno trasformato lo Stato (= noi contribuenti paganti)
da padrone di casa a sfruttatissimo inquilino, questa nuova trovata della VERA
giustizia tributaria che sembra colpire I ricchi mentre spreme brutalmente I
più poveri é veramente segno di rinnovato virtuosismo cleptocratico-tributario.
Per proseguire il popolo bue anela alla “sicurezza”. Ora
l'ignorante pensa che I criminali siano I mafiosi, I politici collusi con la
mafia, I manager pubblici nominati per gestire il malaffare ed arricchirsi, I
pubblici funzionari spudoratamente concussori, I gestori del traffico di
uomini, gli sfruttatori della merce fornita dal predetto traffico, I
responsabili incompetenti, I medici laureati per mafia e baronato che ammazzano
la gente eccetera eccetera. Ed invece no. Noi non riusciamo a capire che tutti
I nostri mali derivano dagli zingari. Un po' come quella bella teoria che
invece parlava di ebrei.. Dunque ecco il pacchetto sicurezza quasi che
eliminando I nomadi (cosa che dubito poi anche volendo si riuscirà a fare in
concreto) si risolvessero di colpo tutti I nostri problemi. Ma anche il Maroni
ha sogni cesaristi. Difatti se il suo capo vuole “un posto nella storia” non
meno del Re Sole, lui – il Maroni – vuole fare come il suo ministro Le Tellier,
che poi passò le consegne al figlio Louvois, il quale a sua volta le passò al
di lui figlio Barbezieux. (cambiava il cognome a causa di un nuovo titolo e
relativi denari aggiunti dalla graziosa maestà)
E questo é solo un piccolo aperitivo che introduce un favoloso banchetto (di cui noi senza mangiare una briciola pagheremo il conto). Difatti la più grande industria italiana – il turismo – affidato alla Brambilla, la giustizia all'Alfano, le riforme al povero cane Bossi, promettono altre trovate che sarebbero esilaranti se non ci costassero il sangue. Senza poi sapere che farà il Semplificatore Calderoli. Mi auguro nulla, ma non ci credo.
E davanti a simili prodromi, alla sciagura incombente,
all'eutanasia prezzolata della democrazia pagata dal sangue dei nostri padri e
nonni, alla presentazione sulla scena politica mondiale di un governo che
all'estero suscita al minimo le risa e gli apprezzamenti da caserma alla
ministra Carfagna, l'opposizione, non paga di una spaventosa e colposa recente
disfatta, pronuncia nella persona del Fassino un discorso bonario,
acquiescente, fino direi adulatorio verso l'ormai irreversibile vincitore degno
di quegli ex potentati romani che al posto dei più dignitosi Campi Elisi o ritiro
in provincia scelsero l'adulazione cortigiana in senato per mantener emolumenti
e prebende..
E come in quel caso l'opposizione é riuscita a farsi
umiliare dall'applauso del nuovo padrone seduto saldamente sui banchi del
governo. Spero tanto di essere duramente smentito, ma non vorrei che la mia
idea di nuovo regime con un'opposizione acquiescente e di maniera, formata da
gente ben più attenta a poltrona e privilegi che al proprio compito
istituzionale, espressa in tempi non sospetti, stia diventando la triste
realtà. Omaggi
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