Questo post è dedicato ai giovani, che spesso del 1° Maggio sanno solo che non si va a scuola e che c'è un concerto gratuito; è dedicato a chi, negli anni, ne ha dimenticato i significati profondi. Infine, è dedicato ai nuovi governanti, affinchè ricordino che nulla è conquistato per sempre. Per nessuno. Per i lavoratori, ma anche per le varie caste. I lavoratori sono stati capaci di lottare uniti in tutto il mondo a metà del 1800, quando non esistevano mezzi unificanti di organizzazione e di comunicazione. Possono farlo ancora. Con maggior durezza, con maggior partecipazione, con migliore coordinazione. Quindi i fascisti della PDL e della Lega non tirino troppo la corda. Potrebbe spezzarsi. A quel punto, gli "autodichiarati" trecentomila fuciletti di latta delle valli bergamasche potrebbero non bastare a fermare la rabbia della gente.
.
ATTENTO, NANO! VACCI PIANO!
.
Il 1° Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche e sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi elementari, per migliorare la propria condizione di vita. "Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire": fu la parola d'ordine, nata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Si aprì così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza.
.
Le origini
.
Dal congresso dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori - la Prima Internazionale - riunito a Ginevra nel settembre 1866, scaturì una proposta concreta: "otto ore come limite legale dell'attività lavorativa". A sviluppare un grande movimento di lotta sulla questione delle otto ore furono soprattutto le organizzazioni dei lavoratori statunitensi. Lo Stato dell'Illinois, nel 1866, approvò una legge che introduceva la giornata lavorativa di otto ore, ma con limitazioni tali da impedirne l'estesa ed effettiva applicazione. L'entrata in vigore della legge era stata fissata per il 1° Maggio 1867 e per quel giorno venne organizzata a Chicago una grande manifestazione. Diecimila lavoratori diedero vita al più grande corteo mai visto per le strade della città americana. Nell'ottobre del 1884 la Federation of Organized Trades and Labour Unions indicò nel 1° Maggio 1886 la data limite, a partire dalla quale gli operai americani si sarebbero rifiutati di lavorare più di otto ore al giorno.
.
La decisione
.
Il 1° maggio nasce il 20 luglio 1889, a Parigi. A lanciare l'idea è il congresso della Seconda Internazionale, riunito in quei giorni nella capitale francese: "Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi".
.
Poi, quando si passa a decidere sulla data, la scelta cade sul 1 maggio. Una scelta simbolica: tre anni prima infatti, il 1 maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel sangue. Il 1 Maggio 1886 cadeva di sabato, allora giornata lavorativa, ma in dodicimila fabbriche degli Stati Uniti 400 mila lavoratori incrociarono le braccia. Nella sola Chicago scioperarono e parteciparono al grande corteo in 80 mila. Tutto si svolse pacificamente, ma nei giorni successivi scioperi e manifestazioni proseguirono e nelle principali città industriali americane la tensione si fece sempre più acuta. Il lunedì la polizia fece fuoco contro i dimostranti radunati davanti ad una fabbrica per protestare contro i licenziamenti, provocando quattro morti. Per protesta fu indetta una manifestazione per il giorno dopo, durante la quale, mentre la polizia si avvicinava al palco degli oratori per interrompere il comizio, fu lanciata una bomba. I poliziotti aprirono il fuoco sulla folla. Alla fine si contarono otto morti e numerosi feriti. Il giorno dopo a Milwaukee la polizia sparò contro i manifestanti (operai polacchi) provocando nove vittime. Una feroce ondata repressiva si abbatté contro le organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori, le cui sedi furono devastate e chiuse e i cui dirigenti vennero arrestati. Per i fatti di Chicago furono condannati a morte otto noti esponenti anarchici malgrado non ci fossero prove della loro partecipazione all'attentato. Il ricordo dei "martiri di Chicago" era diventato simbolo di lotta per le otto ore e riviveva nella giornata ad essa dedicata: il 1° Maggio.
.
Man mano che ci si avvicina al 1° maggio 1890 le organizzazioni dei lavoratori intensificano l'opera di sensibilizzazione sul significato di quell'appuntamento. "Lavoratori - si legge in un volantino diffuso a Napoli il 20 aprile 1890 - ricordatevi il 1° maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l'Internazionale!".
.
Monta intanto un clima di tensione, alimentato da voci allarmistiche: la stampa conservatrice interpreta le paure della borghesia, consiglia a tutti di starsene tappati in casa, di fare provviste, perchè non si sa quali gravi sconvolgimenti potranno accadere. In Italia il governo di Francesco Crispi usa la mano pesante, attuando drastiche misure di prevenzione e vietando qualsiasi manifestazione pubblica sia per la giornata del 1° maggio che per la domenica successiva, 4 maggio. In diverse località, per incoraggiare la partecipazione del maggior numero di lavoratori, si è infatti deciso di far slittare la manifestazione alla giornata festiva.
.
Del resto si tratta di una scommessa dall'esito quanto mai incerto: la mancanza di un unico centro coordinatore a livello nazionale - il Partito Socialista e la Confederazione Generale del Lavoro sono di là da venire - rappresenta un grave handicap dal punto di vista organizzativo. Non si sa poi in che misura i lavoratori saranno disposti a scendere in piazza per rivendicare un obiettivo, quello delle otto ore, considerato prematuro da gran parte dei dirigenti del movimento operaio italiano, o per testimoniare semplicemente una solidarietà internazionale di classe.
.
Proprio per questo la riuscita del 1° maggio 1890 costituisce una felice sorpresa, un salto di qualità del movimento dei lavoratori,che per la prima volta dà vita ad una mobilitazione su scala nazionale, per di più collegata ad un'iniziativa di carattere internazionale. In numerosi centri, grandi e piccoli, si svolgono manifestazioni, che fanno registrare quasi ovunque una vasta partecipazione di lavoratori. Un episodio significativo accade a Voghera, dove gli operai, costretti a recarsi al lavoro, ci vanno vestiti a festa. "La manifestazione del 1° maggio - commenta a caldo Antonio Labriola - ha in ogni caso superato di molto tutte le speranze riposte in essa da socialisti e da operai progrediti. Ancora pochi giorni innanzi, la opinione di molti socialisti, che operano con la parola e con lo scritto, era alquanto pessimista".
.
Anche negli altri paesi il 1° maggio ha un'ottima riuscita: "Il proletariato d'Europa e d'America - afferma compiaciuto Fiedrich Engels - passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito. E lo spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti". Visto il successo di quella che avrebbe dovuto essere una rappresentazione unica, viene deciso di replicarla per l'anno successivo. Il 1° maggio 1891 conferma la straordinaria presa di quell'appuntamento e induce la Seconda Internazionale a rendere permanente quella che, da lì in avanti, dovrà essere la "festa dei lavoratori di tutti i paesi".
.
Tra Ottocento e Novecento
.
Inizia così la tradizione del 1° maggio, un appuntamento al quale il movimento dei lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione e maggiore consapevolezza. L'obiettivo originario delle otto ore viene messo da parte e lascia il posto ad altre rivendicazioni politiche e sociali considerate più impellenti. La protesta per le condizioni di miseria delle masse lavoratrici anima le manifestazioni di fine Ottocento.
Il 1° maggio 1898 coincide con la fase più acuta dei "moti per il pane", che investono tutta Italia e hanno il loro tragico epilogo a Milano. Nei primi anni del Novecento il 1° maggio si caratterizza anche per la rivendicazione del suffraggio universale e poi per la protesta contro l'impresa libica e contro la partecipazione dell'Italia alla guerra mondiale. Si discute intanto sul significato di questa ricorrenza: giorno di festa, di svago e di divertimento oppure di mobilitazione e di lotta ? Un binomio, questo di festa e lotta, che accompagna la celebrazione del 1° maggio nella sua evoluzione più che secolare, dividendo i fautori dell'una e dell'altra caratterizzazione. Il 1° maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di lavoratori possono festeggiare il conseguimento dell'obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore.
.
Il ventennio fascista
.
Nel volgere di due anni però la situazione muta radicalmente: Mussolini arriva al potere e proibisce la celebrazione del 1° maggio. Durante il fascismo la festa del lavoro viene spostata al 21 aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma; così snaturata, essa non dice più niente ai lavoratori, mentre il 1° maggio assume una connotazione quanto mai "sovversiva", divenendo occasione per esprimere in forme diverse - dal garofano rosso all'occhiello alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria - l'opposizione al regime.
.
Dal dopoguerra a oggi
.
All'indomani della Liberazione, il 1° maggio 1945, partigiani e lavoratori, anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro, si ritrovano insieme nelle piazze d'Italia in un clima di entusiasmo. Appena due anni dopo il 1° maggio è segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro i lavoratori che assistono al comizio. Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.
.
La Strage di Portella delle Ginestre
.
Nella storia del Primo Maggio la pagina più sanguinosa venne scritta nel 1947 a Portella della Ginestra. Dopo anni di sottomissione a un potere feudale, la Sicilia stava vivendo una fase di rapida crescita sociale e politica. Un grande movimento organizzato aveva conquistato il diritto di occupare e avere in concessione le terre incolte. L'offensiva del movimento contadino, insieme alla vittoria elettorale del Blocco del Popolo alle elezioni per l'assemblea regionale, suscitarono però l'allarme delle forze reazionarie. Intimidazioni contro sindacalisti e esponenti dei partiti della sinistra erano frequenti e affidate al banditismo separatista.
.
Il Primo Maggio del 1947, secondo una usanza che risaliva all'epoca dei Fasci Siciliani, circa 2000 contadini, uomini, donne, bambini e anziani, si erano dati appuntamento nella Piana di Portella della Ginestra. Appostati sulle colline vicine , c'erano ad attenderli, armati di mitragliatrici, gli uomini della banda di Salvatore Giuliano. Aveva appena iniziato a parlare il primo oratore, quando si sentirono i primi colpi. Per la folla non ci poteva essere scampo: alla fine si contarono 11 morti e più di 50 feriti. La notizia della strage si diffuse in tutta Italia e la CGIL proclamò per il 3 maggio uno sciopero generale.
.
Purtroppo le indagini furono compromesse dalla volontà di una parte delle forze di governo ed in particolare del ministro dell'interno dell'epoca, Mario Scelba, di escludere in partenza la pista della strage politica. Tutte le colpe furono addossate al bandito Giuliano, malgrado il rapporto dei Carabinieri indicasse come possibili mandanti, "elementi reazionari in combutta con i mafiosi locali". Lo stesso Giuliano fu eliminato, 3 anni dopo, dal suo luogotenente Gaspare Pisciotta che a sua volta fu avvelenato in carcere nel 1954 dopo aver preannunciato clamorose rivelazioni sui mandanti della strage di Portella. Una strage che sembra quindi inaugurare la lunga catena di misteri e di eccidi che insanguineranno l'Italia negli anni a venire.
.
Ma ecco come viene raccontata la strage di Portella della Ginestra da un fantastico sito, fatto e gestito da giovanissimi studenti, sul sito
.
http://www.istitutocomprensivodisangiuseppejato.it/territorio.html
.
un sito di cui raccomando la visita, per la freschezza dei giovani autori, e per l'impegno civico. Non tutta la Sicilia è di Cuffaro.
.
La Liberazione e la strage di Portella della Ginestra
.
Anche se i Fasci dei contadini furono sciolti nel giro di pochi mesi le istanze di cui si erano fatti promotori continuarono ad animare molti villani e così dopo la fine della seconda guerra mondiale che in Italia decretò anche la fine regime fascista (che niente, a parte il nome, aveva a che fare con i gloriosi fasci di fine ‘800) tornarono a chiedere con ancora più forza e convinzione il loro diritto alla terra e al grido di “La terra a chi la coltiva!” cominciarono ad occupare le terre immense che da anni coltivavano sotto il sole cocente in cambio di misere paghe. Tuttavia a contrastare i contadini, armati solo delle loro zappe e delle bandiere rosse del Partito Comunista, stavolta si opposero le armi e la violenza sanguinaria della Mafia.
.
Così, mentre il 1° maggio, in una giornata dedicata a tutti i lavoratori del mondo, i contadini di San Giuseppe Jato, insieme a quelli di San Cipirello e Piana degli Albanesi, stavano partecipando ad una allegra festa nel piano di Portella della Ginestra, mentre stava parlando il calzolaio socialista jatino Giacomo Schirò, i banditi guidati da Salvatore Giuliano e i mafiosi spararono sulla folla, uccidendo 11 persone e ferendone 27: tra questi c’erano donne e bambini.
.
Era la prima strage della appena nata Repubblica Italiana, ed ogni anno quei morti e tutti i lavoratori morti per far valere i propri diritti vengono commemorati in una cerimonia celebrata proprio come quel tragico Primo maggio del 1947: bandiere al vento e comizio degli oratori e poi tutti insieme a mangiare distesi sul verde prato della montagna. Nel luogo della tragedia, negli anni ’70 venne costruito un Memoriale dall’architetto Ettore De Conciliis per ricordare i morti ed i feriti del I maggio per mano mafiosa ma che vuole essere pure un monito per mostrare a tutti, adulti e bambini, che la lotta contro la mafia, i soprusi e le ingiustizie sopravvive sempre alla violenza e sa risorgere e resistere. Lì dove sono stati recisi dei fragili fiori, su quello stesso campo ora sorgono grandi fiori di pietra.
Fonti principali: Giuseppe Sircana, Cgil di Roma e del Lazio; Archivio Storico Manuela Mezzelani
SOCIAL
Follow @Tafanus