L'ERRORE DI STAMPA DI BERLUSCONI
Annunciato un decreto per venerdì: decisione contestata dal Quirinale. E Berlusconi precisa: "Errore di stampa, sarà un disegno di legge" Il governo frena dopo lo stop di Napolitano. Dl o ddl? Scoppia il giallo del refuso e dura due ore.
ROMA - Intercettazioni, il governo accelera e annuncia un decreto legge che sarà all'esame del Consiglio dei ministri di venerdì 13 giugno. Ma poi è costretto a una rocambolesca smentita per bocca dello stesso Berlusconi dopo che era stato sfiorato un clamoroso scontro istituzionale con il Napolitano. Non è un decreto legge, ma un disegno di legge che andrà all'esame del Parlamento.
I contenuti. Intervenendo a Matrix il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, entra in merito al testo e precisa: "Secondo me la corruzione deve rientrare nel disegno di legge" sulle intercettazioni. "E' possibile che venga ridiscusso" aggiunge, "perché il testo non è ancora stato licenziato e mancano due giorni al consiglio dei ministri, ma stiamo lavorando perché reati di corruzione e concussione camminano insieme e il tetto dei dieci anni ne esclude uno".
La giornata. All'annuncio del possibile varo di un decreto, il Quirinale ha puntigliosamente sottolineato con un comunicato che le dichiarazioni rilasciate ieri dal capo dello Stato indicavano chiaramente la necessità di far confluire il confronto in un disegno di legge. E a quel punto è arrivata la smentita dello stesso Berlusconi: è stato un errore, un refuso nel comunicato del Consiglio dei ministri. Il premier precisa: "Il sottosegretario Letta mi ha avvertito che nell'ordine del giorno del Cdm c'è stato un errore materiale. Ci sarà un disegno di legge e non un decreto legge sulle intercettazioni" dichiara Silvio Berlusconi. La questione si chiude con una nota di Palazzo Chigi che rimanda il testo dell'ordine del giorno corretto con ddl e non dl.
Due ore infuocate tra polemiche e scontro istituzionale scoppiati a metà pomeriggio subito dopo l'annuncio di Palazzo Chigi sull'ordine del giorno del cdm in cui spicca il "decreto legge" sulle intercettazioni. Notizia che coglie di sorpresa la sala stampa di Montecitorio ma anche molti deputati della maggioranza.
Sandro Bondi si trincera dietro un "parlo solo di cultura". Franco Frattini cade dalle nuvole: "Bella domanda, vorrei saperlo anch'io". Ignazio La Russa allarga le braccia: "Non so niente". Anche il ministro leghista Roberto Calderoli sente i giornalisti e replica: "Mi date una notizia, non ne so nulla", così come il sottosegretario alle Infrastrutture Roberto Castelli che aggiunge: "A questo punto vediamo cosa c'è scritto, anch'io sono curioso di vederlo". E quanto al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, pare all'oscuro di tutto [...]
Feroce il commento di Antonio Di Pietro che parte a testa bassa: "'Se hanno deciso di fare un decreto legge anziché un disegno di legge per riformare il sistema delle intercettazioni una ragione ci sarà. Mi piacerebbe sapere qual è il processo che deve essere bloccato". Il Pd rilascia una nota ufficiale: il decreto "è una idea inaccettabile", che "si muove nella direzione opposta" rispetto al monito di Napolitano.
La polemica infuria, il Quirinale scende in campo e il decreto sparisce dall'ordine del giorno. "Un mero errore materiale" semplifica il premier da Napoli correndo ai ripari. Entrando in merito ai contenuti: "E' un disegno di legge" dice Silvio Berlusconi, "atteso da quasi tutti i cittadini in cui verrà prevista la possibilità di effettuare le intercettazioni soltanto per le indagini che riguardino reati con pene dai 10 anni in su". "Avrei semplificato dicendo mafia, camorra, terrorismo internazionale e basta" prosegue il premier. "In questo modo rientrano tutta una serie di reati che mi sembrano giusti: pedofilia, omicidio. La gravità dei reati è misurata dalla pena".
Parlando sempre dei contenuti del disegno di legge Berlusconi annuncia che "queste intercettazioni possono essere effettuate nell'ambito di tre mesi e il permesso deve essere dato da un collegio di tre giudici. Questo è il minimo che i cittadini possono attendersi da uno stato che voglia tutelare il loro diritto alla privacy e quindi la libertà".
Non è finita. Tutto sembra chiarito, ma l'opposizione rimane comunque polemica. Antonio Di Pietro attacca: "Ci hanno provato, ma sono stati colti con le mani nella marmellata. Questo dimostra che bisogna stare attenti e sempre con gli occhi aperti". "Ma quale marmellata? - ribatte il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti - questo Di Pietro è proprio in malafede. Tramuta un errore materiale in un delitto, in ciò che fa comodo a lui e alle sue tesi sempre di parte, sempre volutamente esagerate, sempre e totalmente inaccettabili" [..](11 giugno 2008 - Repubblica.it) - La bella foto di Frà Inteso è dovuta a Gattaccio/Giancarlo
Insomma, l'ennesima figura da perecottaro...
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