Anche se noi siamo persone semplici e comuni che, come
miliardi di nostri simili, non lasceremo la minima traccia nella storia, possiamo
però accorgerci di fatti così evidenti e macroscopici che se a maggior ragione
fossero opportunamente considerati dai nostri capi, eviterebbero proprio a noi
persone senza potere – che poi costituiamo la maggioranza del creato - infinite
ed annose sofferenze e problemi.
Molti anni or sono quando ero un giovane dottorello, il
mio datore di lavoro mi mandava circa ogni 15 giorni a Roma a visitare un
cliente che aveva gli uffici vicino alla sede della FAO, che, per chi non lo
sapesse, era nel passato regime il nostro pomposo, ma effimero, ministero delle
colonie. Da quelle parti si trovava –
ed allora svettava – l’obelisco di Axum, solido bottino della nostra fortunata
guerra, che noi abbiamo ben pensato di rendere ai gaudenti Etiopi, che però -
non essendo l’obelisco commestibile ed avendo anche gli eredi del Negus
impellenti necessità belliche – pare sia abbandonato smontato alla pipi dei
cani locali in attesa che il contribuente italiano che già ha pagato
doverosamente per il viaggio ed il
rimontaggio, si rechi sul posto per
attuarlo di persona, essendo come ho detto gli Etiopi troppo occupati ad accopparsi
tra di loro e – perché no - anche a morire di fame.
Forte di tanta gloria usavo percorrere con la mia
cartella via delle Terme di Caracalla, avendo però l’accortezza di restare sul
marciapiede opposto per evitare di essere bloccato dall’attentissimo (già
allora) servizio d’ordine formato oltre che da copiosi poliziotti nostrani,
anche da vigilantes privati ed altri non meglio identificati signori. Io
passavo verso le 10 del mattino e
pareva che quello fosse l’orario di entrata al lavoro dell’altrettanto copioso
personale addetto al lussuosissimo palazzone il cui fine istituzionale avrebbe
dovuto essere il debellare la fame che dalla creazione affligge I mortali.
E a ben vedere pareva proprio una guerra non vinta ma
stravinta. Non di rado mi fermavo di proposito a guardare - da debita distanza
– I personaggi che entravano. Altro che razzismo, altro che terzo mondo, tutte
balle inventate dalle multinazionali per vendere I loro prodotti, (allora la
lega non c’era) oppure bufale
proprinate da pseudo organizzazioni umanitarie per estorcere elemosine ai
gonzi. Questi signori apparivano in auto di lusso – condotte da autista bianco
invertendo così I facili luoghi comuni – accompagnati da altrettanto lustri e
pasciuti dipendenti di ogni razza a colore, ma accomunati dall`ostentazione di
un evidente e goduto benessere. Spiccavano sciamma, cafettani, gothra cuciti in
lini finissimi e sete preziose, non di rado trapuntate in filo doro. Insomma mi
pareva di essere alla prima del Nabucco senza dover fare la fila per il
loggione.
Ma erano le signore a colpire la mia fantasia. Altro che
faccetta nera, alcune avevano il fisico da modelle del defunto Yves St. Laurent
(anche se non il portamento), oppure le più mature sfoggiavano un curioso look
fatto di capi di abbigliamento del loro guardaroba nazionale, però accompagnati
da accessori come borse, scarpe, gioielli di certo acquistati da Bulgari o
Gucci in via del Corso. Credetemi le parole rendono poco, ma l’effetto scenico
andava dall’invidiosa ammirazione per l’imprendibile fata esotica, alle risate
per la tardona abbigliata come un idolo ricolmo di ex voto.
Però – mi dicevo io a cui toccava il privilegio del
vagone letto in T2 ed il divieto del costoso taxi – se questi sono I panni da
lavoro chissà come si vestono nei giorni di festa?
Dunque applicando la matematica di Bertoldo se tale era
il lusso dei funzionari e loro dipendenti preposti a nutrire l’umanità, doveva
risultare lapalissiano che la fame era sconfitta, morta e putrefatta esistendo
simile e palese scialo. Ed invece le petulanti richieste di aiuto da parte del
terzo mondo non solo non cessavano, ma anzi erano ahimè corroborate da immagini
sempre più agghiaccianti, in stridente contrasto con il mattutino spettacolo
della levée dei nutritori.
Ma – direte voi – il mondo é sempre andato così ed anche
I dittatori ed aspiranti tali dei paesi emergenti o stagnanti nella loro nera
indigenza, devono pur mantenere un decoro. Come pure anche I nostri capi e loro
lobbistici sostenitori devono pure trovare un sistema che permetta rapidi,
cospicui, veloci e non tassati profitti, sempre per mantenere quel benedetto
decoro. Così é evidente il connubio tra le due consorterie con l’ostentazione
di lusso, gli imbrogli inconfessabili, le dichiarazioni di ingenui, disattesi
alti principi, ed il barometro dei poveracci che segna sempre e soltanto
miseria e fame stabili.
Tutto giusto, ma oggi anche la matematica di Bertoldo si
é inceppata. Che l’ONU e le organizzazioni affiliate, nonostante i loro nomi
altisonanti e le prebende lautissime che elargiscono a pochi fortunati, siano
anche diventati impotenti veicoli di copertura per ulteriori abusi e ruberie,
tali da far sbiadire anche biechi colonialisti come Rhodes, Stanley e l’imprendibile
Smuts, che pure avevano una loro etica, di tutto ciò il cittadino pagante e
senza potere può anche farsi una ragione. Ma che dette organizzazioni – quale
il caso della FAO di oggi – diventi anche il veicolo di approvata propaganda
per le divertenti trovate di criminali e furfanti che nulla hanno a che vedere
con I problemi alimentari del mondo questo non ci dovrebbe star bene.
Per la salvaguardia del nostro futuro interesse alla
sopravvivenza fisica, propedeutica a quella nutrizionale, qualcuno dovrebbe far
tacere ed allontanare quei soggetti.
Ma forse é giusta la matematica di Bertoldo e mi sbaglio
io. Difatti i nostri capi astutamente snobbano o ricevono di notte per la porta
di servizio un pezzente come il Dalai Lama, mentre onorano in pompa magna i
capi cinesi, il simpatico Mugabe, l`eclettico Ahmadinejad sapendo che questi
preparati soggetti con le loro fini arti sapranno non solo procurare sempre più
lauti profitti ad amici ed amici degli amici, ma con le loro studiate guerre in
opera ed in pectore risolveranno anche il problema della fame nel mondo,
riducendo drasticamente la platea degli assistibili. Mi inchino a tanto sottile
genio politico.
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