Roberto Brunelli - l'Unità
Cose strane accadono durante il regno di Silvio IV. Per esempio, capita che il nostro scopra d'improvviso il «servizio pubblico»: due paroline che, in bocca sua, suonano surreali e al tempo stesso minacciose. Qualche giorno fa, parlando di tutto e del contrario di tutto a Radio Vaticana, ha offerto la sua personalissima ricetta - ovviamente del tutto disinteressata - per dare slancio alla Rai-tv. Osserva, il grande statista, che «oggi la televisione di Stato, pur usufruendo del canone, è diventata una televisione commerciale», quando invece il suo compito istituzionale sarebbe quello di «formare» il senso civico dei cittadini. Pertanto? Pertanto «è chiaro che dovremo introdurre un cambiamento, e fare in modo che i programmi formativi non vadano in onda dopo la mezzanotta o in orari impossibili ma in orari centrali della giornata».
Approfondisce il concetto, Re Silvio, sottolineando che «quella privata dovrebbe informare e semmai in un secondo momento formare, viceversa quella pubblica formare il senso civico dei cittadini e solo in un secondo momento semmai far ridere». C'è un che di sinistro a sentirsi dire proprio da lui, dal Gran Mogul di tutte le televisioni, da colui che a capo di un impero di tv commerciali ha conquistato il governo dell'Italia, da colui che della pubblicità ha fatto il motore e il senso della vita del Paese, che la Rai debba «formare il senso civico dei cittadini», ove, peraltro, non è chiaro quale sia l'accezione berlusconiana di «senso civico».
Come d'abitudine, l'affermazione di Re Silvio è costruita in maniera diabolica. Nella prima parte avrebbe pure ragione, nel senso che è drammaticamente vero che la tv pubblica in questi anni ha rincorso Mediaset (e ne sanno qualcosa i signori della Endemol, proprietà Mediaset, che producono buona parte dei programmi d'intrattenimento Rai), ma è addirittura grottesco che sia lui a ricordarcelo. Dopodiché, l'idea è devastante: dalla fervida mente del Grande Capo esce un servizio pubblico di stampo essenzialmente «sovietico», che inserisce nelle «ore centrali» programmi per l'elevazione del cittadino medio, magari corsi di lingua e trasmissioni di bon ton civico. Oibò: equivale ad ammazzare la Rai, con i pubblicitari in fuga, mentre Mediaset resta a fare programmi di grande ascolto. Geniale, no?
Ma forse non è questo quel che ha in mente chi pensa ad una grande riforma della tv pubblica. D'altronde, che l'uomo abbia il senso dello spettacolo è cosa nota. Di grande impatto la sua performance presso il pontefice tedesco, quando si è lanciato in un plastico inchino con baciamano, ripreso con fremente entusiasmo da tutti i tg Rai: un baciamano, bisogna dirlo, talmente impetuoso da aver preso alla sprovvista lo stesso Ratzinger, che pure nella sua vita ne ha visti di ferventi fedeli. Il fatto va però capito bene. Gli esperti di cose berlusconiane ne sono sicuri: è assai plausibile che quel baciamano fosse pensato ed eseguito ad uso preminente, se non esclusivo, delle telecamere. Se questo è vero, Re Silvio il quarto (il quarto di se stesso) è riuscito in un vero e proprio capolavoro: quello di fare del Papa un comprimario e di rubarsi la scena. Certo, la parte poteva sembrare un po' penosa: quella del politico di uno Stato laico che si prostra non è un bel vedersi. Ma è comunque spettacolare assai: uno spot meraviglioso. Ed il messaggio da recapitare in tutte le case è arrivato bello e forte: l'Italia è una Repubblica monocratica fondata sulla promozione pubblicitaria di una sola persona. Il suo nome è Re Silvio IV.
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...semplice, vero? alla RAI, che prende di canone esattamente quanto prende in meno, di pubblicità (grazie alla politica di tetti differenziati) rispetto a Mediaset, il compito di fare formazione, poi informazione, e se resta ancora mezz'ora o un euro, persino entertainment. In altri termini, la RAI potrebbe fare trasmissioni redditizie come "A come Agricoltura", "Nettuno", "Ebraismo", i costosissimi TG Regionali, e gli schieratissimi TG nazionali.
Al nano l'ingrato compito di fare il calcio, le belinate per 8 milioni di cretini, che incassano così bene in pubblicità, poi qualche programma d'informazione tipo Tg4, e se proprio avanza qualche fascia notturna su Italia Uno (diciamo dalle 4 alle 5 del mattino) potrebbero mandare, anzichè il monoscopio, un bel film bulgaro con sottotitoli in polacco.
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